giovedì 30 giugno 2016

Il lenzuolo liso e gli strappi annunciati

Non ho personali problemi con la globalizzazione. In questa città è esplosa da parecchi decenni sotto asfittica e, per certi aspetti, miserevole veste turistica e, noi veneziani, conviviamo imprecando con gli sciami, le greggi e la Babele delle lingue rassegnati alle cifre del numeratore che – nella farmacia di campo san Bortolo – mostra il quotidiano esodo di chi scappa dalla città e chissà dove si rifugia, – dato che Mestre ha l’aspetto di un’altra Babele, ma più cupa e simile alla Sarajevo di prima della deflagrazione del conflitto etnico e tribale della ex Jugoslavia.
Ho (‘avevo’ e vi spiegherò più avanti perché il verbo è, di recente, andato al passato) dei problemi, invece, ad accettare che tutti gli appartenenti alla schiera dei ‘buonisti’ – di ogni genere e tipo: dai pii e mistici seguaci di Francesco ai tragici seguaci di Renzi e dell’imbelle Juncker per finire cogli sventati e incurabili ‘no borders’ – tutti i ‘buonisti’, dicevo, ci facessero la morale e si impancassero a Soloni del solo ed unico verbo coniugabile ed accettabile (a loro modestissimo avviso) in questi tristi anni di tempesta terroristica globale, di quartieri islamici delle grandi metropoli europee che sono grembo e sicuro rifugio di ‘radicalizzati sul web’ e ‘foreign fighters’ – e sono le ‘Londonstan’ e le ‘Belgistan’ e le ‘Parigistan’ (ma anche Chies d’Alpago – Bl) che hanno, infine, causato il terremoto della ‘Brexit’ e, forse, chissà, l’inizio del tracollo di quest’Europa malissimo governata e che non sa più a che santo votarsi per ‘tirare a campare’.
E tocca a noi cattivisti/realisti, oggi che la Brexit li scompiglia, li terrorizza, li affanna ed angoscia (e hanno torto ancora una volta sul merito), chiedere ai ‘buonisti’ di ogni categoria ed appartenenza di ‘cambiare registro’ e rivedere i meccanismi neuronici dei loro pensieri sbagliati e così gravidi delle tragedie europee legate ai troppi migranti che abbiamo accolto – senza troppo preoccuparci di sapere se potevamo integrarli, se c’era lavoro per tutti (le famigerate ‘banlieues’ sono sacche di disoccupazione e ‘disagio sociale’ da decenni) – e la sola litania stolida che ascoltavamo erano i dati disaggregati, e perciò menzogneri, sui migranti che riempiono i buchi demografici della vecchia Europa e quelli dell’Inps, perché, tanto, recita le leggenda metropolitana buonista, poi se ne ritornano al paese e ci lasciano il gruzzoletto. Non sarebbe male se qualche serio ricercatore universitario facesse una puntuale ricerca sul merito di quest’ultima cosa e riaggregasse i dati e rivedesse le proiezioni che, sono facile profeta, porterebbero a conclusioni diversissime.
Ecco, vi ho spiegato il perché di quel verbo al passato, oggi che uno squarcio drammatico sul liso lenzuolo di un’Europa – che, da decenni, traccheggiava e boccheggiava in cronaca, mostrandoci le visioni oscene della ‘giungla di Calais’ e quelle di Ventimiglia, e le stazioni europee e i treni presi d’assalto dai nuovi barbari, e tutti quei morti sulle strade di Parigi e Bruxelles e la libertà di stampa e di pensiero assassinata nella redazione di ‘Charlie Hebdo – quel lenzuolo liso, e che continuerà a strapparsi, ha rivelato che nessun governo della questione immigratoria c’è stato e ci sarà a breve e sarà un compito immane di coloro che sostituiranno i presenti s-governanti riuscire a dare un senso ai numeri degli ingressi futuri e alla loro compatibilità sociale ed economica e ai conflitti annunciati.
Ma il futuro ricomincia sempre e ‘ne vedremo delle belle’ e di tragiche, ahinoi, perché i guasti e i nefasti futuri mostrano la loro maledetta nemesi proprio su quegli strappi al lenzuolo liso di cui sopra.
E c’è ancora chi si sorprende del cambiamento di sponda politica di gente che ‘votava a sinistra da una vita’ e che ha pazientato per decenni come Giobbe e le sue piaghe immedicabili, sperando in un ravvedimento operoso di quegli inutili deputati europei che oggi si provano a riempire i vuoti lasciati dagli inglesi negli scranni dell’europarlamento. Sipario.
foto di Enaz Ocnarf.

In questo mondo di pazzi

Dovete immaginare una grande sala di riunione dove stanno tutti insieme, i sofferenti delle più varie patologie psichiche, così come ce l’hanno rappresentata i migliori film sulla sofferenza psichica – dall’amatissimo: ‘Qualcuno volo sul nido del cuculo’ per arrivare al Virzi de: ‘Pazze di gioia’.
Immaginate tutti quei pazzi/e (diversamente normali, se il sostantivo vi disturba) che, in preda a una frenesia nuova e a un picco di isteria collettiva si corrono incontro e pronunciano frasi smozzicate con piglio affannoso e drammatico di cui appena intuiamo il senso:
‘Non ce lo dovevano fare!’ ‘No, no non dovevano!!’ ‘Non potevano farlo, non ne avevano il diritto!’ Eppure l’hanno fatto e siamo noi a pagare!!’
Ecco, adesso, con lenta ripresa dall’alto, allargate il grandangolo sui grattacieli di Londra a volo d’uccello, ma poi entrate a razzo dentro le singole case e gli uffici dove l’isteria collettiva prende forma di attività sui ‘social’ – come si dice oggi – e si raccolgono in poche ore migliaia di firme per indire un nuovo referendum che, secondo la limpida visione che hanno della democrazia quei sofferenti da batosta elettorale (gravissima sindrome isterica, praticamente incurabile), dovrebbe blindare una nuova maggioranza al 60 per cento di si e un minimo del 75 per cento di affluenti alle urne e votanti. Che è quanto dire aboliamo l’istituto del referendum perché ‘siamo incazzati duri e questo risultato non lo vogliamo accettare’ (il tormentone gridato alle finestre de: ‘Quinto potere’).
‘Democrazia vo’ cercando ch’è si cara al mio core’.
E,se avessero vinto loro, i ‘remainisti’, naturalmente l’istituto referendario sarebbe stato un luminoso esempio di democrazia popolare e i rognosi ‘populisti’ che avessero protestato i brogli li avrebbero additati quali maledetti fascisti incapaci di accettare i limpidi verdetti della democrazia diretta.
E, con il parlamento di Westminster a maggioranza filo-Europa, c’è da aspettarsi che tutto questo frenetico agitarsi di quei sofferenti e isterici trovi sponda di proposte di legge che ne accolgano la sostanza malata e limiti l’espressione del dissenso popolare solo ai pesticidi che uccidono le api e alla caccia alla volpe con l’uso dei cani – che normalmente vanno diserti sotto al 25 per cento di affluenti.
Benvenuti in questo mondo di pazzi e ladri di democrazia che si spacciano per nuovi legislatori e ci rappresentano una democrazia blindata futura dove si voterà solo a favore di quel che vuole il governo in carica (vedi ottobre e Renzi) e, forse, chissà, riapriranno i manicomi – con gli elettrochoc e le camicie di forza per i maledetti dissidenti del ‘leave’: quei pensionati dell’Inghilterra profonda che ‘rubano il futuro ai giovani’ (sic) – come si è letto, ahinoi, sui ‘social’ degli isterici che non sanno darsi pace e accettare la volontà del popolo espressa a larga maggioranza – e battono forte le teste contro i muri e non vogliono prendere le pillole del ‘tavor’ che gli infermieri dovrebbero cacciar loro in gola a forza perché non si facciano altro male, poverini.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.

mercoledì 29 giugno 2016

Non si poteva dir meglio

Vittorio Zucconi scrive su ‘la Repubblica’ del 25 di giugno:
(…) il netto successo del ‘Brexit’ (52 a 48 in un referendum non è affatto un risultato risicato) è un segno che oltrepassa le personalità dei politici vincitori (..) è piuttosto il rifiuto dell’esistente. E’ la sentenza di condanna politica contro chiunque sia in questo momento al governo (lo ‘s-governo’ delle mie ripetute denunce – n.d.r.) di nazioni, città, o partiti tradizionali. (…) Su questo divorante bisogno di ritrovare un’identità nasce il desiderio umanissimo – e impropriamente chiamato irrazionale – di tornare ‘al default’: al passato della propria condizione vista come ‘i bei tempi antichi’. (…) Chiunque – anche un Farage, un Boris Johnson, una Le Pen, un Hofer, un Putin sembra a molti migliore di chi governa al momento. Una metà della cittadinanza vota non ‘per’ qualcuno, ma per ‘dare una lezione’, per testimoniare la propria disperazione…..
«ENON finirà qui» gongola Donald Trump dalle dune della Scozia dove ha aspettato giocando a golf l’esito del referendum britannico, assaporando l’euro harakiri britannico come l’auspicio del proprio possibile trionfo in America fra sei mesi. E ha ragione. In quella nazione che gli americani …
RICERCA.REPUBBLICA.IT

sabato 25 giugno 2016

Non abbiate paura

Va bene, va bene. In finale di post vi pubblicherò ‘Ci vorrebbe un amico’ del bravo Venditti, così che possiate elaborare la pena e lenire l’estesa bruciatura (mi avanza ancora un po’ di unguento a base di sale, però). O preferite il Celentano de ‘Su, confessa, amore mio / io non sono più il solo e l’unico…’ che bene esprime lo stato d’animo dell’Unione verso la fedifraga Albione?
Oppure cercherò negli annali la foto di Francesco che esorta il mondo intero e gli dice ieraticamente e paternamente: ‘Non abbiate paura!’ Paura di che, scusa?
Non abbiate paura e non strappatevi i capelli, cari i miei addolorati vedovi e orfani, la vita continua e – ad onta dell’isteria riprovevole di quasi tutti i giornalisti e dei politici europei che sentono traballare il cadreghino dell’europarlamento sotto al culo – non succederà nulla di catastrofico da qui a breve perché il divorzio dall’amata Albione avverrà con la patteggiata lentezza e tutti i tasselli di una economia nuova e senza la Gran Bretagna andranno presto a posto e, (scommettiamo?) da qui a due mesi parleremo d’altro e staranno meglio loro e noi perché così va il mondo delle economie globali – un mondo caotico nel cui scomporsi e ricomporsi nessun economista di vaglia ha saputo predire con esattezza alcunché e, forse, dovremmo tagliare qualche cattedra di economia nelle università, dati gli avvilenti risultati di quegli inutili professoroni.
E gioiamo, invece, per il fatto che Soros non l’ha imbroccata la predizione del ‘remain’ – e speriamo che ci abbia scommesso dei bei miliardi sopra e li abbia persi tutti; tanto gliene restano ancora troppi per le sue prossime predizioni farlocche.
Insomma, miei cari, il mondo va e gira, come da sempre e ancora per qualche milione d’anni nel futuro perciò ‘In alto i cuori! E munitevi di asciugamani e racchettoni da spiaggia e gioite dell’estate afosa. Ne vedremo ancora delle belle ed interessanti. Il futuro è appena incominciato.
Music video by Antonello Venditti performing Ci Vorrebbe Un Amico. (C) 1984 Heinz Music Srl
YOUTUBE.COM

venerdì 24 giugno 2016

Dello spalmare il sale sulla ferita

Dello spalmare sale sulla ferita.
…e verrebbe voglia di sedersi accanto a tutti coloro che gli brucia forte, la scottatura della Brexit, – in ispecie ai giornalisti faziosi e ai politici europeisti arroganti – e, improvvisandoci infermieri, intingere il cotone idrofilo su una medicazione a base di sale e applicarglielo sulla pelle e chiedergli con soave dolcezza se brucia, per sovrappiù, dopo che, per giorni e giorni, hanno gridato insensatamente ‘Al lupo, al lupo!’ e spaventato gli elettori con scenari da incubo e lucrato sulle emozioni per la morte del deputato Cox – e i mercati e le borse andavano in grandissimo spolvero e solluchero e i cinici operatori si fregavano le mani per i rialzi storici, e i sondaggi truccati dell’ultimo giorno gli dicevano quello che volevano gli si dicesse: che il popolo bove avrebbe votato per restare e si sarebbe appecorato sui diktat e le minacce dei poteri forti eurocratici che avevano bisogno della stampella inglese per non affondare e non si desse il via all’effetto domino che ci sarà, invece, e ne vedremo delle belle.
E, tra ieri e oggi, dall’Africa sono approdati sulle nostre coste novemila ‘richiedenti asilo’ e tutta l’estate entrante avrà questi numeri altissimi e toccherà tenerceli perché le frontiere e i confini di un’Europa s-governata e in preda al marasma del ‘ciascuno per sé e Dio con tutti’ saranno sempre più chiusi, di là delle Alpi, e la cattiva politica immigratoria e le sue conseguenze nefaste saranno il castigo che ci meritiamo e il futuro gramo che ci aspetta, intanto che ascoltiamo l’ineffabile Alfano che, da Vienna, continua a dirci che è l’accoglienza il tratto distintivo di quest’Europa sfasciata – aggiungendo, en passant, Brexit obblige, che si faranno più veloci i rimpatri, si vabbé, trullalà.
Leave, Angelino, leave Renzi. Avete già dato ad abundantiam allo sfascio presente dell’Europa e a quello futuro.

La democrazia come la intendono gli eurocratici.http://www.ilgiornale.it/…/brexit-tink-tank-inglese-cos…

Sipario


I Padri Fondatori (i più avveduti tra loro) avrebbero votato come la maggioranza dei britannici, se avessero potuto prevedere la qualità politica avvilente della presente classe politica europea di s-governo – in maggioranza di sinistra.
Avrebbero votato come i britannici – i più avveduti tra loro – se avessero conosciuto il marasma sociale indotto dalle spaventose politiche immigratorie della presente classe politica europea di s-governo; e se avessero veduto e letto in cronaca il dramma e l’oscenità delle ‘giungle’ e baraccopoli di Calais e di Ventimiglia fitte di clandestini sciamati fuori dai confini italiani e sostenute dalle volonterose e sconsiderate pattuglie dei buonisti affiliati al movimento dei ‘No borders’.
I Padri fondatori (i più avveduti tra loro) avrebbero tolto il patrocinio e la rappresentanza politica ai vergognosi responsabili del decadimento dell’idea di Europa Unita che siedono nel parlamento di Bruxelles e all’arrogante Renzi e all’inutile Juncker, suo padrino, e a tutti gli altri sventurati politici che stamattina, ansanti e in gravi ambasce, indicono l’ennesimo e inutile vertice per fare il punto sulla rotta di Caporetto della dis-Unione europea.
I Padri Fondatori si sarebbero messi le dita nei capelli, e le espressioni dei visi stravolte, se avessero veduto crescere a milioni i disoccupati dei quartieri di Moellenbeck, a maggioranza islamica, e le orrende ‘banlieues’ parigine dove la polizia evitava di mettere piede prima degli attentati del 2015/16 che hanno disseminato di morti e feriti le strade e i caffè e i teatri della splendida ‘Ville Lumière’.
‘Leave’ avrebbero imposto, i Padri Fondatori, con espressioni di ira e visi tirati, a questi cialtroni di s-governo che hanno fatto di tutto e di più perché montasse la protesta politica e i voti rabbiosi alle formazioni che gli idioti chiamano con disprezzo ‘populiste’ (che caxxo vuol dire) – e oggi piangono le rovine dell’Europa che passa dall’Inno alla Gioia di Schiller al Miserere nobis.
E ricostruire dalle rovine di una Europa sfigurata e spaccata in due sarà davvero difficile e l’identità europea è come quell’araba fenice del distico beffardo: ‘Che vi sia ciascun lo dice / quale sia nessun lo sa.’ Sipario.
foto di Enaz Ocnarf.

martedì 21 giugno 2016

Memorie


E, ogni volta che ci passo davanti e osservo quello spazio vuoto che oggi è sede di mostre e brilla di luci aliene e di una storia nuova – vecchi magazzini e muri scrostati quali luoghi deputati a contenere un futuro di idee e progetti e faticano a crederti se gli dici che, per venticinque anni è stata la bottega di frutta e verdura di tuo padre. Una bottega per veri abitanti residenti storici, popolo e radici di avi nostri, e invano gli descrivi come ti appariva da ragazzo quel mondo di aromi e di colori e gente ben descritto dai versi di Neruda: '...metri, litri, essenza / acuta della vita /pesci affastellati, / Trama di tetti dove si smarrivano / freddi raggi di sole, / delirante e fino avorio delle patate, / pomodori ripetuti fino al mare.'
'E una mattina tutto prese fuoco...' continua Neruda, ma per me furono le molte mattine di un precoce 'congedo dai genitori' e l'inizio salvifico di un'altra vita tutta e solo mia perché quella precedente era nata morta e andava seppellito quel tristo dopoguerra della mia nascita fitto di miserie e abbandoni. E tuttavia quegli sprazzi di memoria e visi e colori sono in qualche modo i miei e quella bottega dove il mio avo visse per anni è parte di una delle storie possibili degli universi multi-mondi che ha lasciato traccia nel passato ed è giocoforza recuperarla.
Perché non siamo solo ciò che vogliamo e possiamo ma anche uno strano prodotto alchemico di quello che ci hanno scolpito dentro gli avi, nel bene e nel male, e lo chiamiamo 'memoria'.

venerdì 17 giugno 2016

Dio salvi il popolo sovrano


E ci vorrebbe uno scatto di reni e di orgoglio regale di quel 'popolo sovrano' che è, invece, massa di manovra appecorata e succube degli spudorati poteri forti europei e del fondo monetario internazionale che si spingono fino ai brogli del 'voto per posta', come è avvenuto in Austria - e ancora aspettiamo di sapere se sono stati presentati i ricorsi e se si rifaranno i riconteggi di quel voto inquinato dall'allarme sfrontato e bugiardo delle grida de 'Al lupo, al lupo!'.
E nessun lupo è alle viste, in Austria e nella Gran Bretagna che era avviata ad una ponderata, sofferta decisione di sovrano distacco da un'Europa in preda al marasma della globalizzazione e ai mille conflitti che ha importato coll'onda lunga dell'immigrazione quotidiana a quattro o cinque cifre. Incrociamo le dita. A volte i miracoli accadono. God save Britain e la sovranità del suo popolo dalle vigliacche intromissioni dei globalisti di ogni risma.

 Il mondo rotto e i conflitti annunciati del marasma globale.http://blog.ilgiornale.it/.../se-il-mediterraneo-esplode.../

Orizzonti di futuro gramo

Peserà di più, nelle urne elettorali della ‘Brexit’, l’omicidio della deputata Cox o quello dei due appartenenti al corpo di polizia di Parigi, – marito e moglie, vittime inermi, e miracolosamente risparmiato il figlioletto di tre anni da parte di un maledetto terrorista immigrato ‘di seconda generazione’ e serpe in seno di una cittadinanza concessa a cuor leggero da parte di un’Europa vocata a un suicidio identitario e a spaventosi conflitti futuri annunciati?
Già perché è l’orrore e la ‘reazione di pancia’ il discrimine di questa fragile cosa che chiamiamo ‘democrazia’ ed è, invece, la dimostrazione avvilente di come si possa facilmente manipolare il voto degli elettori tramite campagne di stampa aggressive e menzognere, – che prospettano improbabili sfracelli se l’Inghilterra uscirà dell’Unione europea -, e lo spregiudicato uso mediatico che fanno ‘i poteri forti’ europei dei misfatti di pazzi assassini che niente hanno da spartire con i temi concreti della campagna elettorale e tuttavia la condizionano pesantissimamente e, forse, chissà, speriamo di no, ne ribalteranno gli esiti che già erano scritti, secondo i sondaggi che conoscevamo.
E quand’anche fossero ribaltati quei sondaggi e l’Europa, già a pezzi e rottami, fosse salvata in extremis dalla morte della deputata assassinata, l’onda del risentimento e dell’odio conoscerà una provvisoria risacca ma un rilancio in battigia di lì a poco perché le cause dello scontento e le evidenze dei conflitti innescati dall’immensa ondata di tsunami immigratorio fuori controllo e fuori governo sociale restano irrisolte e il mondo rotto continuerà a mostrarci i rottami del suo naufragio sulle nostre coste ad ogni nuovo giorno che illuminerà l’orizzonte del futuro gramo che ci aspetta.

mercoledì 15 giugno 2016

Disastri epocali

E' difficile immaginare un quadro di disastro sociale e politico più grandioso di quello che ci offre in questi giorni la Francia alle prese con la sua seconda 'presa dell'Eliseo/Bastille' e le cronache di una rivoluzione quotidiana che dura feroce contro il miserabile provvedimento legislativo 'loi-travail' - che da noi è passato indenne (il famigerato 'job act') grazie alla vaselina della insignificante 'sinistra interna' al pd, finendo con l'abominio e lo schifo dei 'vouchers' quale universale mezzo di pagamento del lavoro nero e sottopagato. Toglietecela al più presto dagli zebedei, elettori/trici, questa sinistra miserabile che fa macelleria sociale meglio della destra, prima che l'intera Francia e l'Europa esploda nella sua tragedia più piena.
E la rotta della sinistra francese, quel suo essere schiacciata e denigrata in pubblica piazza e scontri da prossime barricate da quelli stessi, i lavoratori, che l'avevano premiata e sostenuta fin qui è aggravata dalla guerra intestina che ci è stata dichiarata dalle 'serpi in seno' delle famigerate 'banlieues' parigine e belghe dove sono stati stipati a milioni gli immigrati della disoccupazione che genera 'disagio sociale' - e il parallelo nostro scontento e l'ira pei lutti che abbiamo patito fin qua, - i padri e le madri e le sorelle di quei terroristi di 'seconda generazione' che si radicalizzano sul web e uccidono impunemente nelle redazioni dei giornali e perfino dentro le case – e ci commuove che abbia risparmiato il figlioletto di anni tre, il granduomo dalla orribile barbetta araba che si mostra nel video in cui magnifica le azioni 'belliche' e lo sgozzamento di una donna inerme della sua personale jihad in franchising.
Una guerra che non sappiamo/vogliamo combattere, l'Europa tutta e, oggi, l'America degli imbelli democratici, con la necessaria determinazione e gli efficaci strumenti di repressione/prevenzione che ci mettano al riparo da futuri attentati e dagli sgozzamenti annunciati. Quo usque tandem.

Ieri accadeva - un anno fa

Gli dei che accecano chi vuol perdere (Vox populi vox Dei)
Ci aveva provato, il buon (buono, buonissimo) Casson, in finale di partita a dare il segnale di un'attenzione al problema con quella frase di finta afflizione e il 'non possumus' contro i prefetti che lo allineava ai sindaci disperati per il mortale afflusso di 'migranti' nelle caserme, negli alberghi, nelle case, e in ogni edificio dismesso e nei prossimi campi-profughi del Malpaese.
Un afflusso infinito, quotidiano: un'afflizione e un affanno incomprensibile e intollerabile per un paese che si vuole ordinato e capace di tenere i conti in ordine e gestire una idea di futuro sviluppo economico e che giustamente spaventava i concittadini.
Ma quello di Casson era stato percepito dal popolo elettore, da subito, come un fiato strozzato, una nota stonata e una campana rotta perché il pd e tutta la schiera dei suoi elettori buonisti al seguito hanno fatto corpo e anima colla folle idea di una accoglienza senza limiti e leggi e capacità di governare e arginare il fenomeno 'epocale' e restituire rapidamente al mittente tutti coloro - e sono la maggioranza – che non hanno titoli per essere riconosciuti quali 'rifugiati' richiedenti asilo.
E il colpo di grazia è venuto dalla visione delle stazioni di Milano e Ventimiglia ridotte ad accampamenti e lazzaretti di gente in fuga dalla loro storia e che ha dell'Europa la falsa idea di un Bengodi capace di assorbire per intero le tragedie dell'Africa e del Medio Oriente in fiamme.
E quei tali migranti hanno già così bene introiettato il verbo dei mitici diritti europei al punto da levare alti i loro stolidi cartelli di protesta con su scritto: 'No borders!'
E, invece, le frontiere francesi e austriache si sono chiuse a riccio e 'no pasaran' – monito all'Italia per le sue incapacità di identificare e schedare gli affluenti dei barconi e avviare rapidamente i rimpatri e solo dopo, a rubinetti chiusi e diminuito l'afflusso spaventoso, poter avviare una discussione sulle 'quote'.
Ma la guerra delle migrazioni e la babele delle lingue buoniste è destinata a durare a lungo, ahinoi, e Renzi e il suo pd in rotta elettorale somigliano a quei senatori romani incollati ai loro scranni nella scena finale in cui nella sala fanno irruzione i barbari e li finiscono a fil di spada.

lunedì 13 giugno 2016

Quo usque tandem

Durante la seconda guerra mondiale, con l’Ordine esecutivo 9066 del presidente Franklin Delano Roosevelt, furono internati 110.000 giapponesi-americani in speciali ‘campi di reinsediamento del periodo di guerra’. E’ questo che ha in mente il candidato repubblicano Donald Trump quando parla della sua guerra contro la minacciosa comunità islamo-americana che ha partorito la ‘seconda generazione di radicalizzati sul web’: centinaia di islamo-americani con un lavoro e una casa e nient’affatto in condizione di ‘disagio sociale’ e tuttavia suggestionati dai messaggi radicali dei guru dell’Isis e di altre sigle terroristiche dell’islam radicale?
Era l’epoca di Pearl Harbour, la grande disfatta militare perpetrata a freddo dai comandi militari nipponici, – poca cosa rispetto ai cinquanta morti e altrettanti feriti della strage attuata, ieri, in un locale gay da parte di un combattente ‘in sonno’ e scarsamente vigilato fino al giorno prima.
Ma se sommiamo la ‘strage di san Bernardino’ e quella delle due torri gemelle del settembre 2001 e le altre minori che la memoria corta non ci rimanda, la conta dei morti in tempo di pace è pari a quella di una vera e propria battaglia condotta vigliaccamente dai maledetti terroristi islamici contro vittime civili inermi.
E le cifre sono davvero impressionanti e scatenano l’odio e il furore contro gli assassini dichiarati e i potenziali, se le rapportiamo al verbo di accoglienza universale che ci ostiniamo a predicare e a praticare in barba a quei morti e quei feriti che abbiamo lasciato sul campo. Quo usque tandem.
E la crescita dei cosiddetti ‘populismi’ (parola-chiave di ogni pervicace ‘buonista’ che si ostina a sventolare la bandiera macchiata di sangue delle accoglienze senza freni e governo del presente fenomeno immigratorio) è destinata ad aumentare. E, se Donald Trump, sull’onda di questi risentimenti e rabbie e timori, diventasse presidente degli Stati Uniti d’America, forse avremo un secondo ‘Ordine esecutivo numero…..’ e nuovi ‘campi di reinsediamento’ per i prigionieri di questa strana guerra a bassa intensità che ci ostiniamo a non combattere – e i soli ‘combattenti’ che uccidono civili inermi a centinaia sono le ‘serpi in seno’ che abbiamo amorevolmente accolto e a cui abbiamo offerto cittadinanza.

L’Internamento dei giapponesi negli Stati Uniti è un fenomeno avvenuto nel corso della Seconda guerra mondiale, in particolare tra il 1941 e il 1944, che ha riguardato un gran numero di giapponesi, con e senza…
IT.WIKIPEDIA.ORG

https://it.wikipedia.org/wiki/Terrorismo_islamista

domenica 12 giugno 2016

Verità vo' cercando...

'La verità su Giulio Regeni', quel soprassalto retorico che ha infiammato il nostro paese – immemore di tutte le altre verità taciute o mal o mai indagate (le molte stragi italiche, ad esempio) – si arena, come era prevedibile, sulla spiaggia di Cambridge, luogo di silenzi colpevoli e di verità che mai verranno a galla, se son veri i sospetti che avanzavo fin dall'inizio di questa storia che non di una asettica ricerca universitaria da topo d'archivio si trattasse, bensì di un metter le mani e gli occhi e perfino dei soldi in un vespaio assassino, (tale è l'Egitto della satrapia militare di Al sisi), per conto di qualche servizio segreto occidentale interessato o incaricato di destabilizzare quell'area di immani conflitti post moderni e vera bocca d'inferno delle tragedie islamiche che affliggono/eranno l'Europa.
Qualcosa di simile a quello che si mostra nei primi venti minuti del film 'I tre giorni del Condor', per intenderci, e l'unico dubbio che ho è sul ruolo di Regeni: se di un ingenuo ricercatore male informato dei rischi legati alla sua ricerca o, invece, persona ben 'informata sui fatti' e sulle potenzialità venefiche delle vespe assassine che sarebbe andato a disturbare – un dubbio che non sarà mai sciolto; e il resto della storia è scritto sul suo corpo orrendamente straziato dalle torture.
E quella dolente figura di madre che va peregrinando di lido in lido e di video in video chiedendo e impetrando una impossibile verità sul figlio morto è figura tragica di un mito antico destinato a riproporsi nel tempo presente e futuro. Madre di verità taciute o negate, madre di dolori al cui passaggio alcuni si inchinano retoricamente e altri, platealmente, si girano di spalle e si attengono rigidamente ai consigli dei loro legali. L'onta di Cambridge.

mercoledì 8 giugno 2016

Ieri accadeva

Metafore e altre metafore
E' nella natura del conflitto il deflagrare, di quando in quando, lo scoppiare e fare i danni che conosciamo, ma, più spesso, il conflitto resta latente e 'scava sotto' -perfino di generazione in generazione, com'è avvenuto nella ex Jugoslavia- e, a volte, trova pacificazione provvisoria, si seda, miracolosamente - o viene sedato perché gli interessi economici e politici dello status quo sono maggiori delle attese di guadagno di coloro 'che contano' e sono ai vertici della società.
Così è per la quiete prima della tempesta che annuncia l'uragano giudiziario che causerà la morte del governo delle larghe discordie, così è per l'esercito dei 'grillini' che dà segni di volersi scomporre e diversamente disporre del suo potere di interdizione e/o di eventuali accordi futuri di s-governo. Triste notizia, ma già metabolizzata.
Già, perché niente di buono ci aspettavamo da quella brigata di lindi e ordinati signori nessuno scelti chissà come dai leader del Movimento -e sapevamo in anticipo, disincantati di tutto come siamo, che sarebbero emersi degli Efialte e la diga armata delle Termopili anti casta e anti sprechi e anti corruzioni avrebbe ceduto sotto l'urto dei marrani e mercenari e reduci di tutte le scaramucce parlamentari e rotti a tutte le miserie e lo schifo dell'avvilente mercato dei giuda pd-pdl e idv.
E se i due tarantini ex M5s confluiranno nel gruppo misto che fu dei razzi e degli scilipuoti e degli altri 'venduti e comprati' da lex luthor-berlusconi la domanda è: 'Come si sentiranno quei due dopo lo strappo? Ci dormiranno la notte? E che conti faranno con la loro coscienza di novelli infami, che si terranno la diaria e i rimborsi-spese e i 'troppi maledetti e subito' trenta denari di Giuda della loro miserabile avventura parlamentare?'
Forse ha ragione Grillo a dire che 'la scatoletta di tonno' è stata aperta ed era vuota. Ed è stato buono e gliene ha dette poche. Io pensavo, invece, ad altra metafora: alle note scatolette del Manzoni - esposte con vivo scandalo a una lontana esposizione d'arte e l'ultima battuta a Sotheby per 124000 euro. Però, dirla 'd'artista' è parola grossa.

martedì 7 giugno 2016

Stai sereno

Forse si fa torto al nostro Imbonitore Fiorentino quando lo si paragona a Dorian Gray. Di certo perché la bellezza fisica non è attributo universalmente riconosciutogli (ci sta, piuttosto un ‘diversamente bello’) e, forse, neanche ne ambisce, sia detto a sua laude imperitura.
Lui, invece, è stregato dal potere, quello che logora chi non lo ha – e avrebbe volentieri stroncato a modo suo l’opposizione interna che lo contrasta se non fosse per il fatto che i bersaniani e gli speranziani gli coprono le spalle verso quelle fasce di elettori del pidi che, sembra, dalle prime analisi post elettorali nei quartieri operai e proletari, lo hanno abbandonato.
E le stesse analisi lo dicono, invece, il principe della borghesia media e grande, ereditata dalla frana di forza italia e dai verdiniani di Ala.
Però di Dorian Gray, Renzi ha mediato il suo voler ‘tirare dritto’ alla guida di un bulldozer alla meta fatale del referendum di ottobre e, forse, speriamo, i suoi fidi/e lo troveranno supino davanti al suo ritratto fatale col pugnale infitto nel cuore e il ritratto ce lo mostrerà diversamente bello e giovane come narra la storia e lui rinsecchito nella sua vecchiaia consumata nei due anni intensissimi del suo consolato. Renzi, stai sereno.renzi-berlusconi-face-to-face-L-ONJ36y

giovedì 2 giugno 2016

Gli hotspots galleggianti e il ratto delle Sabine.



Un monsignore, dicono alla radio, si ribella ai propositi dell’ineffabile Alfano di voler costruire hotpots galleggianti in mare aperto – novella frontiera dei ghetti per i migranti che a sciami, a nugoli, a folate incessanti tentano l’arrembaggio nel solo paese europeo che ha liquida frontiera aperta e nessun accordo o intesa alle viste con Libia ed Egitto, da dove partono i maledetti barconi della morte e dell’affanno immigratorio che ci perseguita.
E il monsignore invoca un ‘liberi tutti’ e tutti accolti, – litania e geremiade caratteristica dell’abito e della predicazione che fa il monaco, ma che fa a pugni coi sindaci che respingono quotidianamente gli appelli dei prefetti perché prima erano venti da sistemare, oggi settanta, domani novanta o centoventi.
L’infinito affanno tra noi leggero e il mendicismo ad ogni angolo di giovani neri robusti e atletici che hanno sostituito le zingare prone, perché lavoro non ne trovano e non ne troveranno e sono destinati a ingrossare le fila dei disoccupati a vita che già abbondano tra gli indigeni – e le ‘banlieues’ delle metropoli europee partoriscono e partoriranno i terroristi assassini di cui ci danno avviso i servizi segreti americani perché il ‘disagio sociale’ degli immigrati non diminuisce bensì si incrementa delle cifre dei nuovi arrivi di ‘sans papiers’ e ‘sans espoir’.
E stamattina lo speaker di ‘radiotremondo’ dava conto di un nuovo assalto sessuale in una città tedesca dove si teneva un festival musicale e, tra gli assalitori, sono stati identificati e arrestati, tra gli altri, tre profughi che avevano da poco ottenuto asilo politico. Torna, dopo il maledetto Capodanno di Colonia e di altre metropoli europee, il ‘ratto delle Sabine’ di disperati affamati di sesso facile? Fenomeni catastrofici che costituiscono l’evidenza delle cattive cronache dell’orda immigratoria s-governata da decenni di infamia politica e foriera di prossime catastrofi anche maggiori – malgrado gli incessanti appelli all’accoglienza e all’integrazione da parte dei sinistri vertici politici europei e della fitta schiera di ‘buonisti’ che riempiono i giornali di ponderose e inutili perorazioni e illusioni pie.
Chi vivrà vedrà e, forse, voterà quei partiti che provano a mettere argine e freno e progetto per governare, finalmente, l’epocale fenomeno.
foto di Enaz Ocnarf.

mercoledì 1 giugno 2016

L'architettura delle origini

Andare per mostre (2)
...ed è come un excursus storico di grande respiro e 'preso alla lontana'. Come se, per dare un senso alle architetture post moderne dovessimo sempre rapportarci alle origini. Da dove veniamo per capire dove andiamo, - se davvero andiamo da qualche parte e un qualche 'progresso' connota il nostro andare a tentoni nella Storia.
E c'è chi ci rappresenta l'informe concretezza del caos come una nuvola rappresa che l'uomo domina da par suo ed esplora le sue caverne e interne concrezioni e gruviera speleologici e chi ci ricorda l'opera e l'ingegno di ricercatrice di Maria Reiche – la cui suggestiva foto di schiena in piedi su una scala di alluminio e di fronte l'arido deserto delle 'linee di Nazca' campeggia nel manifesto della Mostra.
Foto emblematica che ci dice che ogni opera geniale e meritevole di attenzione nasce dalle piccole cose: la sua scala di alluminio di ricercatrice così come i paletti e le corde degli architetti della civiltà Nazca che servirono a disegnare quelle enormi figure che dovevano essere viste dal Cielo, secondo alcuni ricercatori, e segna(la)re una comune 'via delle stelle' (da dove veniamo e dove andiamo), ma, secondo altri, servivano piuttosto a un progetto di irrigazione, - buffa ipotesi per un deserto così arido e privo di vento che ci ha conservato i meravigliosi disegni aero-terrestri per secoli.