venerdì 30 novembre 2012

Chi non porcona con me peste lo incolga

Non avevo alcun interesse per il dibattito Renzi-Bersani, chissà perché. Nè sono andato a votare o voterò al ballottaggio. Forse perchè il mio voto non sposta di un pelo il risultato finale e mi conferma l'estrema solitudine dell'elettore ridotto a un numero di nessun peso preso per sé – e le cose della politica vanno per loro conto e solo chi progetta la grandi imprese della finta democrazia e percorre la penisola coi bus elettorali e fa i comizi ha qualche chance di mettere a frutto un risultato.
Democrazia finta perché non basta un 'election day' a fare di noi un 'popolo sovrano' e 'passata la festa, gabbato lu santu' e, il giorno dopo, torniamo a porconare sugli aumenti delle bollette e sulla perdita di altri posti di lavoro, chiunque sia al governo.

Così, il Renzi, circondato da uno staff di valenti collaboratori e sostenuto economicamente da uno stuolo di finanziatori, compreso quello che ama le isole Cayman, male che gli vada si è guadagnato un posto da ministro nel prossimo governo e ha un futuro sulla scena nazionale del prossimo quinquennio, ma io continuo a vederla nera per lavoratori e pensionati - e domani pagherò l'Imu maledetta e continuo a risparmiare le poche lire che mi consente la mia pensione dimezzata dall'inflazione e dalle tasse x il fatidico 'mal di notte' - che se taglieranno anche la Sanità poco mi curerò lo stesso e tanto vale lasciarsi morire come fanno i contadini indiani affetti da povertà cronica e che credono che gli dei impongono il loro misterioso volere sugli umani di passaggio.

Così vanno le cose sul pianeta Terra, maledizione! E chi non porcona con me peste lo incolga.

mercoledì 28 novembre 2012

I quieti animali dell'Arca

E' invalso, nei media di stampa e in televisione e su internet, l'uso di terminologie fantasiose e guerresche e che rimandano alla mitologia, ricca di figure forti e spaventevoli e terrorizzanti.

Oggi è il turno di 'Medusa', la testa piena di serpenti, per dire di un 'ciclone invernale' che è in verità una normale pioggia autunnale con correlati fenomeni alluvionali che 'mettono in ginocchio' il paese. La cosa si ripete da gran tempo, ormai, e ci siamo abituati agli sgretolamenti degli edifici storici e alle frane e alla rituale proclamazione dello stato di calamità naturale che, in tempi di crisi, trova sempre meno udienza in alto loco.

Ma la sacca mitologica piena di figure forti e orrorifiche non è così capiente da consentirne un uso smodato e quotidiano e, dopo la rievocazione della sacca di Eolo coi venti di ogni direzione in contemporanea, catastrofica uscita, davvero non riusciamo a immaginare quale altro mito potranno proporci i meteorologi, pur valenti nell'indicarci gli strato-cumuli e i cumulo-nembi incombenti da qui alla prossima settimana.

E, quando tornerà la bonaccia primaverile, mi chiedo se tornerà Medusa a parti invertite: di coloro che, avendola mirata in viso, vennero pietrificati. O, col solleone d'agosto, l'evocazione del fuoco che distrusse Sodoma e Gomorra. Oppure l'Arca di Noè che galleggia sul diluvio universale piena di quieti animali sfamati chissà come per giorni e giorni.

Ma, forse, quest'ultima figurazione se la tengono in serbo per il 21/12/2012, data fatale delle profezie dei Maya.

San Vittore, luogo di martirio

Può essere che 14 mesi di domiciliari nella casa della sua compagna, l'inenarrabile Santanchè , saranno peggio che a san Vittore e forse è per questo che l'ineffabile Sallusti, - notoria penna sciacallesca e diffamatoria di questo paese di berlusconiani incalliti e diabolici nel loro perseverare, ad onta di tutte le nefandezze,- sbraita che lui non farà alcun passo indietro, non smetterà di dirigere il suo sedicente 'Giornale' e sfiderà i suoi giudici dal dorato esilio dei 'domiciliari'.

E non dovremmo mai dimenticare che cosa è stata, in questi anni di infamia nazionale massima, l'azione di canagliesco dileggio e cattiva informazione e avvilente 'servizio al padrone', la pretesa 'libertà di opinione' di quel tal Sallusti - finalmente incappato nella perversa rete di una legge fortemente voluta dal centrodestra per zittire gli oppositori di quell'altra stampa, quella veramente libera, e che è scampata per un puro caso al massacro della contro-legge, una toppa peggiore del buco, che è stata denominata la 'salva-sallusti'.

Sallusti a San Vittore! Giusto per dirlo 'santo subito' e martire ridicolo del cattivo servizio che ha reso al suo padrone di denari in disarmo.

domenica 25 novembre 2012

Fermare la legge-bavaglio degli infami

« Da tutti i siti potranno essere cancellati, a semplice richiesta del presunto diffamato, senza cioè sentenza, articoli e dati personali.
Non ditemi che esagero: è come Fahrenheit. Anziché bruciare i libri cancellano le parole, è una forma sofisticata di rogo di scrittura, e anche di memoria, di storia, sono buchi negli archivi. Immaginate che anziché in un archivio di Internet entrassero in un'emeroteca per bruciare i microfilm. »
(Francesco MerloFermiamo la legge bavaglioLa Repubblica, 24 ottobre 2012.)

sabato 24 novembre 2012

plaisir et chagrin d'amour

'Bisogna che facciamo passare il tempo!' dice una voce rabbiosa che le mie orecchie registrano, nel corso della mia 'ora d'aria' quotidiana. Non mi sono voltato a guardare chi l'aveva pronunciata, bensì ho immaginato chi fosse quella tale, che intendeva distendere il suo impero personale sul Tempo, nientemeno. Forse una 'badante', stanca di dar 'bada' alla vecchia signora che le era data in sorte e le 'prendeva la vita'; forse una madre stizzita delle assidue cure che esigeva suo figlio capriccioso.

Ma il Tempo non si lascia intimidire dai nostri vani propositi di imporci su di lui.
'Tempus fugite', già segnalavano i Latini, – e lo specchio, ogni mattina ce ne rimanda la dolorosa conferma.

E diciamo 'tempo al tempo' per rassicurarci sul fatto che qualcosa di buono e di auspicato avverrà che ci consoli di un misfatto, che realizzi un sogno e un progetto - o che il cadavere del nemico nostro mortale finalmente scorrerà gonfio e livido sulla superficie del fiume, sulle cui rive ci accovacciamo pazienti.

E non possiamo opporre nulla all'evidenza che 'mala tempora currunt', se i cari concittadini ci eleggono un Barabba notorio allo s-governo della repubblica e tutto finisce a puttane e a 'feste eleganti' - e la reputazione patria pure, collo spread sparato a razzo verso l'alto e un governo 'dei tecnici' chiamati al capezzale a incidere il bubbone mortale.

E c'è quel tale, che ci canta con tono triste: 'bisogna pur passare il tempo' e, in predicato, è l'amore che mai ci basta e poco ci racconsola perché anche l'amore di noi mortali sempre si ossida e muta aspetto - e sempre ci sentiamo inadeguati a quel canto alto che ci illude per un breve attimo e ci lascia, poi, svuotati per un tempo infinito.

'Plaisir d'amour ne dure qu'un moment. Chagrin d'amour dure toute la vie.' Hèlas!

I vampiri della Storia

Grande dibattito alla radio su 'fascismo e antifascismo' - girone infernale italico in cui bruciano le anime dei morti ammazzati e si incistano le miserabili nostalgie di una ideologia infelicissima che ha segnato la prima metà del secolo scorso e si è conclusa con una guerra mondiale e milioni di morti.

E basterebbe il dato storico delle guerre (la ferocissima guerra civile di Spagna in primis) a seppellire per sempre in una fossa profondissima -e la bara blindata come per i vampiri- quegli eventi lontani e l'ideologia che li ha acclamati e voluti e vi è perita con infamia massima - al punto che, se viaggiate in Germania e fate tanto di rievocare anche marginalmente gli anni del nazionalsocialismo, i presenti e vivi eredi di quegli avi combattenti – S.S e camicie brune e soldati del Reich 'usi obbedir tacendo' - non vi guarderanno in faccia e cambieranno discorso perché è ferrea norma di buon galateo civico dimenticare e non sollevare nemmeno il lembo della pesantissima coltre di oblio stesa su quei decenni di infamia.

E da noi, invece, è tutto un fiorire di dibattiti e di nostalgie pubbliche e saluti romani e gite  a Predappio e disquisizioni se 'quelli di casa Pound' sono o non sono fascisti di riporto, nostalgici o che altro - e se le loro 'iniziative culturali' siano lecite e condivisibili o se si debba, invece, impedir loro di parlare.

E davvero non so dire che cosa sia meglio fare relativamente alla memoria storica di quelle catastrofi degli avi che infestano le idee di buona convivenza futura: se 'non dimenticare' e organizzare dibattiti forti sull'Olocausto nelle scuole o chiudere bene la bara con grossi dadi e rinforzi di ferro all'esterno per tema che quegli infelicissimi 'morti viventi' ci azzannino alla giugulare, la notte, coi lunghi denti da vampiro.

venerdì 23 novembre 2012

Se facebook istiga al suicidio

E' una 'normale' notizia di omofobia con tragedia correlata quella del ragazzo romano 'dai pantaloni rosa' che si è tolto la vita perché non sopportava più il dileggio che gli veniva dai compagni su una pagina di facebook.
E ce ne viene la polemica giornalistica de 'è vietato vietare' - notissimo slogan che ha aperto, or sono decenni fa, la stagione di 'una grande confusione sotto al cielo' e si proietta nei tempi futuri di pericolose libertà assolute e di 'facciamo un po' il caxxo che ci pare' affermato con arroganza e per ogni dove dell'Occidente in disarmo, ma non nei paesi islamici o nelle famiglie islamiche immigrate che tagliano l'orecchio al ragazzino che non si reca in moschea per l'omaggio dovuto ad Allah.

E ci tocca considerare che cosa sia meglio e cosa si possa ragionevolmente fare per evitare che altri ragazzi si impicchino a causa del mobbing via facebook - e come i genitori e gli educatori a scuola siano disarmati di fronte al dilagare delle moderne tecnologie che ci mostrano tutto il bello e il brutto dell'universo mondo fin dentro le nostre case e le stanze degli adolescenti difficili.

E a me, che da lungo tempo partecipo a un forum di discussioni sull'attualità e la politica e la società, vengono in mente i primi tempi di un 'confronto' tra 'forumers' che si svolgeva senza la rete di protezione di un'efficace e puntuale moderazione capace di frenare gli impulsi combattenti di certi strani figuri che insultavano e beffeggiavano e si prendevano gioco degli oppositori politici in pubblico forum - e i loro scritti si meritavano l'uguale attenzione che mostrava il popolo romano nel Colosseo quando combattevano i più noti gladiatori e si infliggevano orribili ferite e si davano morte pubblica dopo il pollice verso dell'imperatore.

Chissà che fine ha fatto una tale che si firmava Aldebaran -stella gelida di un firmamento virtuale che scriveva intingendo la penna nel vetriolo ed esibiva arcaismi a profusione e passava per essere coltissima e i suoi supporters si spellavano le mani e la acclamavano per puro spirito partigiano e le fazioni scommettevano su chi avrebbe vinto nel feroce combattimento tra galli dai lunghi speroni assassini.
E mi sovviene di quell'altro -quel tale che adorava Indro Montanelli e ne aveva adottato l'acronimo e la cosa più gentile quando mi nominava era 'Chiarafede delle mie beole' e sembrava Clint Eastwood nel finale dei films tipo 'Mezzogiorno di fuoco' - e anche lì il popolo dei forum 'stava a guardare' come le stelle di un noto libro e tanto più s'appassionava quanti più fantasiosi insulti quel tale partoriva nel chiuso delle sue asfittiche stanze - e finalmente mi decisi di munirmi di artiglio e presi a 'rispondere per le rime', a tal punto che oggi passo per essere un temibile gladiatore virtuale – io che porgo cento e più guance perché tutti possano esprimere liberamente le loro opinioni.

Opinioni, non sbeffeggiamenti e insulti gratuiti e impuniti. E qui torniamo al caso pietoso del ragazzino romano 'dai pantaloni rosa' e al suo rifiuto della vita per l'atroce sbeffeggiamento a cui era sottoposto da tempo.
Che tempi del caxxo sono questi che viviamo, se una pagina ribalda di facebook e il bullismo dei compagni di scuola può infierire impunito e dare morte a degli adolescenti fragili e insicuri.

giovedì 22 novembre 2012

L'invincibile armata torna a casa


La politica 'prende', afferma il presente lettore di quotidiani di 'Primapagina' su radiotre.
Ma cosa 'prende' esattamente, la politica?
'Mi prendi l'anima.', dice mia sorella a sua madre e, ben conoscendo la comune genitrice, la cosa mi è chiara.
Ma, davvero, fatico a pensare che la presente politica italica 'prenda' qualcosa di alto e sublime come l'anima delle persone o anche solo un breve tratto dei loro pensieri quotidiani prima di andare al lavoro o al bar a fare colazione.

Ve ne potrebbe importare 'de meno' della notizia che gli ex 'Responsabili' -quel gruppo di infami (che non lasciano fama, n.d.r.) transfughi di diversi partiti che consentirono allo s-governo di berlusconi di 'tirare a campare', prima di 'tirare le cuoia' a causa dello spread impazzito e Roma e Atene 'una faccia, una razza'- gli ex 'responsabili', dicevo, si siano costituiti in un nuovo gruppo fuori dell'area pdl e meditino di 'fare politica' anche nel prossimo futuro?

Ecco, è proprio questo che mi scombussola. Che cosa può 'prendere' nelle persone garbate e assennate un tal genere di 'notizie'? E/o queste altre: che decine di candidati alle primarie del pdl ('che non 's'han da fare', berlusconi dixit) crescano come funghi in autunno e si disputino quel residuo 12 per cento che i sondaggi attribuiscono a quella che fu la 'invincibile armata' dei sedicenti 'moderati' della strampalata politica italica di solo un anno fa?

martedì 20 novembre 2012

Il barbone che ha bruciato due volte

C'è del metodo in quella sua follia. Marino gira con una 72 ore poggiata su un carrelletto - in tutto e per simile a un turista di passaggio e ha l'aria svagata di chi cerca il nome della calle giusta che lo porta al suo b&b.
Di curioso c'è che si ferma ad ogni cestino dei rifiuti e lo ispeziona meticolosamente con una sua eleganza e metodo e rispettoso della pulizia, perché ripone ciò che gli serve nella valigetta e lascia tutto in ordine e si avvia verso casa, - la sua casa all'aperto nel portico che occupa da decenni e nessuno dei residenti nel campiello fa più caso alla sua presenza o, forse si sono stancati di protestare e scrivere gli esposti alla polizia municipale, tanto chi mai ha ricevuto risposta e quali controlli mai sono seguiti a quegli inutili atti amministrativi?
Marino è un barbone-modello, un amore di barbone. Hanno cercato di bruciarlo vivo, ma ha deciso di non muoversi da quel suo luogo di pena ed è parte del paesaggio veneziano - che oggi pullula di mendicanti di ogni risma e varia provenienza, i 'barbanera' balcanici che sostano ai piedi del ponte di Calatrava e i neri, buoni ultimi, esclusi dal commercio delle borse taroccate dalla conventicola che ne guida le sorti e assegna i ruoli e i luoghi dove esercitarlo. E l'amministrazione cittadina, buonista, tollera e tira a campare perché Venezia è una città di tolleranze estreme dove il massimo di concentrazione umana e canina si sposa col massimo della libertà di 'fare i c.... propri' e solo quando la protesta va al diapason entrano in azione le pattuglie e si gioca a 'guardie e ladri' lungo le rive e i neri in fuga mandano in ospedale i malcapitati che non riescono a spostarsi per tempo.

Ed è encomiabile il comportamento della gente che abita nel campiello dove 'abita' Marino perché tollerano i suoi scoppi di voce e le invettive rabbiose quando, in preda ai suoi demoni e fantasmi, dà vita a una sacra rappresentazione della sua follia e improvvisa i duetti e i duelli colle due anime che in lui si contendono il possesso della mente e dei pensieri.

E, la mattina, pacificato dal sonno, piega i suoi cartoni e i vestiti e li organizza nelle borse e nelle valigie e va a lavarsi alla fontana che sta dietro all'edicola in campo san Tomà e ricomincia le sue ispezioni ordinate e metodiche, allargando il suo campo d'azione secondo la generosità di chi riempie i cestini dei rifiuti. E conosce gli orari degli svuotamenti e li anticipa senza mai lasciar cadere una cartaccia o una lattina.

E se provate a incrociare il suo sguardo non vi riuscirà. Lui è altrove, si guarda attorno, cerca sempre qualcosa, forse ha in mente qualcuno, quel qualcuno che ha piagato la sua anima, si dice, barbone per amore, un amore di barbone che ha bruciato due volte.

il copione e i denari di Sancho Panza

Intendiamoci: il copione era scritto da tempo e conosciuto dagli attori e dai futuri spettatori e tuttavia suscita una certa sorpresa rileggerlo a sipario calato con un nuovo colpo di scena.

Non è una commedia brillante – ben poco brilla e mette allegria in questo spettacolo di cotillons e serate eleganti e olgettine pagate regolarmente (e profumatamente) come le 'quindicine' che si davano il cambio nei 'casini' qualche decennio fa.

A sipario calato, rileggere quel copione mette tristezza e avvilimento e anche gli attori sono pescati nelle retrovie del ridicolo quotidiano come quel tale che si è fatto beccare perché indossava le scarpe del Milan al momento del ricatto - che ancora non sappiamo se è andato a buon fine e come sia facile estorcere denaro a un personaggio avvilente detto 'il Satrapo' o 'il Satiro', che il denaro accumulato non intende portarselo nella tomba, bensì riempirne i solchi vitali che ha arato con gioia gaglioffa, questo bisogna riconoscerglielo.

E tentare il colpaccio con un documento che ripesca il vecchio 'lodo Mondadori' sembra impresa da avvocati rotti ad ogni laboriosa ricerca d'archivio e invece, a leggere le cronache, avremmo potuto farlo anche noi, lettori distratti e finalmente annoiati dalle vicende boccacesche di questo postmoderno Don Quijote da Arcore - che ha sfidato l'intero paese e ne ha convinto una buona metà che fosse una buona idea andare lancia in resta contro tutto e tutte le istituzioni della Repubblica, la magistratura in primis, e adesso gira, gambe all'aria, alto levato sulle pale dei suoi tragici mulini a vento -e, da sotto, il fido Ghedini-Sancho Panza conta i denari che si porterà a casa a fine servizio.

domenica 18 novembre 2012

la ratio impossibile del pianeta Terra


Il tono del narratore è sul limite di una commozione. Legge i reportages da Gaza, Palestina, e chi ascolta si raffigura una bolgia di gente impazzita che corre, urla, piange, si spinge, e gli ospedali pieni di feriti e il filo da sutura che manca e sangue di uomini e donne e bambini morti e feriti.
I bambini, già. Gli innocenti, li dicono. Gli incolpevoli. Che succhiano il latte delle madri che odiano gli israeliani. E i padri tornano a casa, la sera, e i dialoghi serali sono intessuti di quell'odio che fa partire i razzi di Hamas verso le città israeliane e ne conseguono le reazioni: gli omicidi mirati, le bombe, forse l'occupazione militare.
Non se ne esce da questa bolgia se non con l'odio delle generazioni nuove, una dopo l'altra, verso l'altro: l'oppressore, il nemico israeliano. Che ha molti torti e cattive ragioni e la principale è di esserci, di aver creato una nazione ricca e un esercito di invincibili in terra di Palestina, la terra dei Padri.
E i bambini di Gaza di oggi si faranno presto ragazzi e lanceranno a loro volta le pietre e si nutriranno di altro odio che li infutura - e i loro bambini saranno, a loro volta, innocenti feriti portati al pronto soccorso e che moriranno per altre bombe.
E Gaza è una bomba demografica che inquieta i sonni degli israeliani e li riempie di incubi.C_2_fotogallery_1014898__ImageGallery__imageGalleryItem_2_image.jpg

E figuratevi Calcutta e immaginate che vita vi si faccia, se siete poveri e cercate lavoro e cibo - e che senso hanno le vite degli uomini e delle donne in quelle contrade, in quei paesaggi umani degradati e perché si ostinino i profughi ad intasare vieppiù strade e case che già scoppiano e rigurgitano - e ne consegue che il disagio di viverci, la povertà che vi alligna come un virus resistente a tutti gli antibiotici, genera altro odio e maggiore - e mi sorprendo che non ci raccontino le cronache e i reportages di migliaia di quei poveri che emigrano verso altre terre a 'fare fortuna', come hanno fatto i nostri emigrati storici, come fanno tutti gli emigranti dei luoghi dove il lavoro non c'è e la vita è un inferno di povertà e fame e odio come panacea.

E il narratore alla radio prosegue imperterrito la sua narrazione di un inferno in terra, di una vera e propria bolgia infernale e pretende di trasmetterci la sua commozione per quei bambini che sanguinano e muoiono incolpevoli, innocenti, ma io penso, invece, a come si possano chiudere tutti gli inferni in terra, le Gaze e le Calcutte e tutti i maledetti slums del mondo; penso a un piano Marshall di aiuti internazionali che ipotizzi una rinascita civile di quei luoghi di infamia finalmente in pace e densi di popolazioni miste arabe e israeliane insieme.
Penso a incentivi ai paesi dell'area medio-orientale, L'Egitto, la Siria (una volta pacificata), la Giordania, che si diranno pronte a ricevere le popolazioni palestinesi eccedenti che crescono a ritmi impazziti da conigli - e non si capisce come madre natura sia così folle di suo da dare fecondità massima alle donne di popoli famelici e che si accalcano dentro una città orribile a vedersi ed abitarsi come a voler farla scoppiare.
Non c'è una ratio possibile sul pianeta Terra, maledizione! che si sostituisca alla vana commozione dei reportages che narrano di bambini morti e feriti e gli ospedali senza più filo da sutura?

sabato 17 novembre 2012

le cose tonte e gli assegni familiari

Internet ha battuto di gran lunga la mitica 'biblioteca di Alessandria' in cui era conservato tutto lo scibile dell'epoca che il fuoco si portò – e dobbiamo ringraziare i valenti cultori della memoria e i monaci delle abbazie benedettine se qualcosa di quei tempi lontanissimi e di quello scibile si è tramandato ai posteri.

E in Internet si trova davvero di tutto: dai libri di ogni genere e di diversa bellezza e valore privi del loro supporto cartaceo e perciò capaci di sfidare ogni incendio e distruzioni di guerra, alle enciclopedie in progress - per finire colle biografie dei presenti e vivi e con quel cicaleccio delle chat e dei forum che una albergatrice di Lima-Perù definiva, seccata, ' las cosas tontas', perchè le intasavano le linee allora lentissime e non poteva lavorare colle prenotazioni e le disdette.

Però anche 'las cosas tontas' hanno una loro giustificazione - dal momento che tante diverse persone vi partecipano e si dilettano e trescano e si insultano sanguinosamente perché, come si diceva ai tempi miei, 'il mondo è bello perché è vario' e quel che non piace basta distogliere gli occhi e girarsi dall'altra parte, tanto, prima o poi, una guerra scoppierà e/o una catastrofe ambientale accadrà e ci accorgeremo che è vero quel che scriveva Camus ne 'La Peste' : 'ecco (….) quel che si apprende nel corso dei flagelli: che ci sono più cose da ammirare, nelle persone, di cose da disprezzare.'

E abbondano, in Rete, nei blogs e nei profili facebook, le citazioni dai libri di autori più o meno famosi e/o giornalisti: frasette brevi brevi che ricordano tanto le cartine interne dei baci Perugina: apostrofi rosa messi tra le parole 'ti amo' che, estrapolati dal loro contesto, ci fanno la figura di Comandamenti dell'Antico Testamento e/o oracoli delle sacerdotesse di Delfi e mi fanno una rabbia, ma una rabbia! Perché io, di citazioni così perfette e di apparente valore universale, non ne so pensare e scrivere neanche una, mannaggia, mannaggia! e solo mi sovvengono quegli adagi sui diavoli e i coperchi delle pentole e sulle gatte che tanto vanno al lardo fino a perdersi lo zampino che nessuno cura più – ma si dimostrano vere e cogenti al lume della cose della politica e delle satrapie italiche al loro tramonto: vedi il caso di quel berlusconi che sembra la maschera di Lex Luthor da vecchio, che tanto è andato al lardo delle sue 'feste eleganti' e dovrà spendere un capitale in avvocati e assegni familiari alle olgettine e alla consorte incazzata come una biscia a cui hanno calpestato la coda.

mercoledì 14 novembre 2012

Vendette di bassissima Lega


Devo averci la penna d'oro, io, o forse è solo un caso: che se maledico una legge e una persona (legge ad personam) quella si arena in parlamento e finisce su un binario morto.

Così sarà, pare, anche x la legge salva-Sallusti meglio nota come legge-bavaglio, - tornata in commissione x dissidi inconciliabili tra i partiti e che non valicherà lo scoglio delle elezioni alle porte, per nostra fortuna di bloggers e liberi cittadini che esigono una stampa libera e responsabile e la libertà di opinione in palma di mano.

E la cosa più divertente è che il senato della repubblica, a scrutinio segreto x celare le istanze forcaiole maggioritarie e consumare le vedette di bassa lega, ha confermato il carcere ai giornalisti - e non capiamo come una norma fortemente voluta dal centro-destra berlusconiano per intimidire la libera stampa possa oggi essere detta da quegli stessi suonati che l'hanno votata in aula 'liberticida' e 'forcaiola' se colpisce il campione dello sciacallismo italico e lo manda dritto filato nelle patrie galere. Dirla 'legge del contrappasso' e 'ben vi sta!' no, eh?

Misteri della cosiddetta 'politica' di un parlamento infame (che non lascerà fama di sé - n.d.r.).


martedì 13 novembre 2012

canzoni

Noia, noia, noia. E' il refrain di una canzone parecchio vintage, ma bene dice il presente della politica e della vita associata di noi cittadini di questa repubblica 'tecnica' e 'professorale'.

E la politica è in fase di avanzato pre-pensionamento con lauti premi di buonuscite e cifre da capogiro a carico dello stato – e non sarebbe male, invece, se li iscrivessimo tutti, tutti! nella presente categoria degli 'esodati' per i quali non si trova in bilancio un capitolo di spesa dove iscriverne il costo - e il loro numero aumenta di giorno in giorno: miracolo della Fornero, la madonna addolorata al governo.

E siamo tutti più poveri, in buona sostanza, e annoiati e avviliti - con le storiche geremiadi che non fanno più breccia in cronaca de 'lo stato ci ruba le pensioni' o 'ci affama' e 'non c'è più lavoro' e 'non c'è più decoro / Dio o chi per lui ha pensato di dividerci, di farci del male, di farci affogare..'

E' una nota canzone di Lucio Dalla, anch'essa parecchio vintage, e che ci conforta perché conferma che niente è veramente nuovo sotto il sole. Neanche la povertà e la perdita del lavoro e del decoro sotto il governo dei tecnici. Si stava meglio quando si stava peggio?

domenica 11 novembre 2012

In Serbia! In Serbia!

Se il salario degli operai serbi che lavorano nelle fabbriche Fiat è quello indicato dai reporters dei diversi telegiornali stiamo freschi.
Nel senso che il travaso tra i vasi comunicanti del mercato del lavoro globale è ben al di là dal raggiungere il livello di pareggio tra i paesi che hanno visto nascere e crescere le fabbriche storiche della Fiat e le nuove fabbriche della maledetta 'delocalizzazione' -i cui governi fanno ponti d'oro agli investitori esteri e le maestranze sono felici della pipa di tabacco maturata a fine mese in busta paga.

E se gli operai serbi cominciano a scioperare e pare che abbiano spuntato il 13 per cento di aumento del salario conviene piuttosto che si 'delocalizzi' anche noi, armi e bagagli, e si vada a stare tutti in Serbia, sulle colline intorno a Sarajevo, per spuntare i bassi prezzi delle case e delle auto ivi prodotte e del costo della vita così basso che potremmo riprendere a risparmiare anche con la modesta pensione che ci ritroviamo.

In Serbia, in Serbia! Chissà che 'delocalizzando' laggiù in gran numero non si affretti il raggiungimento del livello di travaso tra i vasi comunicanti dei paesi di storica industrializzazione, oggi in gravissima crisi di fabbriche che chiudono e il lavoro che manca, e i 'paesi emergenti' dell'est Europa - e non si affretti il passo per vedere la fatidica 'luce in fondo al tunnel' della stramaledetta 'crisi globale'.

giovedì 8 novembre 2012

niente paradisi in terra


Qualcosa è cambiato. Qualcosa cambia sempre, in verità.
E oggi siamo tutti più buoni perchè ha vinto Obama e ci pare che il mondo sarà migliore e Romney ci sembrava il campione di quella grettezza mentale tipica della gente ricca che difende il proprio status colle unghie e coi denti e perfino una sanità pubblica piccola piccola, come quella voluta strenuamente da Hillary Clinton gli pare che sia un cedimento all'odiato socialismo/comunismo – di cui non sanno nulla delle teorizzazioni e delle realizzazioni storiche, ma resta un fantasma terribile dei loro incubi notturni e diurni: di gente arrabbiata che rumoreggia nelle piazze e che gli vuole portare via la 'roba' e riempirli di tasse per redistribuirla, la maledetta ricchezza, e dirla motore della crescita futura e lenimento della solidarietà sociale.

E siamo cambiati anche noi, dopo il tracollo nei sondaggi del satrapo puttaniere delle 'serate eleganti' -e ci è svelenito il sangue e non mordiamo più rabbiosi l'avversario di conversazione e di penna per le beghe e diatribe politiche, bensì ci guardiamo attorno per osservare/capire quel poco di nuovo che rischiara questo sole autunnale, ma ancora dovremo contrastare il 'male' di vivere - che è sempre in agguato e sempre muta forma ed è la condizione al contorno e la teleologia faticosa delle nostre vite - e perfino l'amore che ci da gioia nasconde dietro la sua larga ala le tristezze future, mannaggia, mannaggia.

Non ci sono Paradisi sul pianeta Terra.

lunedì 5 novembre 2012

arti e mestieri


Mi sono recato al cimitero, qualche giorno fa, per vederlo finalmente popolato dai vivi e dalla loro segreta speranza di restituire vita e memoria ai loro cari.
Ma i morti sono silenziosi e non aiutano a credere in un qualche aldilà e la giornata di pioggia intristiva il rito annuale dell'effimera resurrezione e inutilmente, nel recinto storico degli ossari dove si trovano le ossa di mio padre ripetevo ad alta voce e in piena solitudine di anime vive i noti distici foscoliani:
'All'ombra dei cipressi e dentro l'urne / confortate di pianto è forse / il sonno della morte men duro?(.....)'

E di mio padre ricordo l'assenza lungo gli anni fondamentali della formazione del carattere (ma era il dopoguerra e tutto era assenza e miseria diffusa) e la sorda opposizione che ci contrappose quando, adolescente riottoso, decisi che volevo andare all'università e mi presentai privatista all'esame di media unificata (e c'era il latino!) e falsificai la sua firma ed ebbi solo due mesi per prepararmi e lo passai con la media del sette, ma, nonostante ciò, quando lo venne a sapere, disse che dovevo cercarmi al più presto un lavoro e andarmene di casa -ed era l'epoca in cui tutti i padri sognavano la laurea per i loro figli - il mitico 'pezzo di carta' che avrebbe aperto gli orizzonti di una rispettabile carriera e l'ascesa su per la scala sociale.

E oggi, alla radio, ascolto il giornalista che mi informa che le scuole professionali sono tornate in auge e in grande spolvero di iscrizioni e mio padre ne gongolerebbe e userebbe di un tal revival delle professioni e del 'mestiere per le mani' come suo alibi personale - e ricordo che una sera mi aspettò sulla soglia di casa col bastone in mano perché ero stato licenziato dal benzinaio dove lui mi aveva trovato un lavoro non richiesto; e mi ero presentato al lavoro coi libri della 'Commedia' di Dante e altri tomi ponderosi e, tra un rifornimento e l'altro, nei tempi morti,mi sedevo davanti alla pompa a studiare.

E quella sera alzò il bastone sopra la testa e gli afferrai il braccio e con sguardo d'odio e ferocia gli sibilai: 'Se fai tanto di riprovarci ti ritrovi giù per le scale.' E non ci parlammo più per anni, fino a quando partii per il servizio militare, e la sera, di ritorno dalla biblioteca marciana dove trascorrevo le giornate in studi 'matti e disperatissimi' non cenavo e mi chiudevo in camera e ascoltavo i vinile di Hayden e Beethoven a pieno volume e lo ritrovai solo al termine della sua malattia oncologica per il viaggio dell'ultima speranza a Manila, dai 'guaritori' prestidigitatori; e al ritorno, sconfitto e disperato, nella saletta dell'aeroporto romano dove aspettavamo l'imbarco per Venezia, lui steso in barella, mi chiese, con occhi folli di disperazione, di dargli morte perché non tollerava più il dolore oncologico e neanche la morfina bastava più.

'A egregie cose il forte animo accendono, le urne dei forti, o Pindemonte?'

Non vive più ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi? Celeste è questa
corrispondenza d' amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi..... (U. Foscolo)

sabato 3 novembre 2012

il mistero doloroso degli amori e del sesso


Questa storia delle donne che bisogna saper farle ridere per conquistarle mi ha sempre depresso.

E chi, come me, manca di vis comica allora? Condannato a guardare dalla finestra e dalle vetrine gli amori in corso di gente che si appaia nei modi più improbabili grazie al riso delle origini - e amoreggiano e si dicono gli amori folli dei giorni migliori e convivono per un tempo breve o lungo e poi finisce a crudeltà inenarrabili e odi feroci ed 'era meglio morire da piccoli', malgrado l'amore scambiato e il piacere dei mille orgasmi dimenticati?

E sembra che trionfi in cronaca il distico 'bisogna pur che il corpo esulti' delle feste da ballo un giorno si e l'altro pure e del conseguente e vario gioco degli incontri ridevoli e degli inviti e delle sospirate alcove piuttosto che lo struggimento sul filo delle lacrime de 'mon amour, mon doux, mon tendre, mon merveilleux amour'.

Ed è vero che c'è riso e riso, e che 'risus abundat in ore stultorum' è sberleffo triste di sapienti latinorum seriosi contro 'il riso fa buon sangue' delle sagre e del zampettare col liscio in allegra e conviviale compagnia.

E non c'è niente da fare per quelli che il riso non gli viene facile, - però il sorriso e quel ridere interiore dell'anima che viene, che so, dallo scoppiettare delle battute dei films di Woody Allen che contengono l'amarezza ineluttabile del vivere e l'autoironia e gli esorcismi ridevoli contro la morte che 'non è la mia preferita', afferma.

Però vincono loro: quelli che il riso lo fanno esplodere e magari è volgare e sguaiato e a scoppi voce in pubblico, ma, si sa, in compagnia non si va troppo per il sottile e si partecipa non foss'altro che per non rimaner sole e spesso finisce a tarallucci e alcove e i solitari, poveretti, sempre a leccarsi le ferite dell'essere stati espulsi dal branco e dal possesso delle femmine dai maschi alfa che sanno far ridere e l'autostima in eccesso - ed è amaramente vera quella storiella che racconta che ci sono al mondo 7 donne per ogni uomo, ma, mannaggia, mannaggia, da qualche parte ci deve essere qualcuno che se ne spupazza 21 ridendo come un matto.

Misteri dolorosi dell'amore e del sesso e del vivere che ci è dato in sorte.