giovedì 30 novembre 2017

Peace and love

E nel bel padiglione liberty dell’Ungheria si accoglie l’inno di speranza e l’auspicio di tutti noi del vivere in pace rielaborato da Gyula Vàrnai – che già il ‘papa buono’ nel 63 lo auspicava in latino colla sua ‘pacem in terris’ in cui si prediceva per tutti i viventi un futuro di giustizia, verità, amore e libertà, sempre smentito dai fatti e gli eventi a seguire. E il ‘peace and love’ dei movimenti hippies e floreali e ‘rock and roll’ è argomento canonicosempre ferocemente contrastato, in verità, da tutti i cattivoni del mondo che fanno a gara per dircelo satanico e infernale e affetto da ogni e peggiore male, dal Vietnam alla Cambogia di Pol e compresa la presente minaccia atomica del ‘rocketman’ Kim Il Sung vanamente contrastata dal suo competitor americano.
E sappiamo, ahinoi, che ‘il peggio non è mai morto’ e che perfino la tragedia antica dei ‘popoli del mare’ che distrussero le civiltà mediterranee millenni or sono si ripropone oggi con rinnovata virulenza – e siamo più indifesi che pria perché i decenni di malata e incessante predicazione e sentire buonisti in Occidente vengono usati dai popoli affluenti sui barconi come grimaldelli per scardinare le frontiere un tempo difese manu militari e oggi vanificate e liquefatte dall’insania misericordiosa diffusa del ‘accogliamoli tutti’, malgrado le economie fragili e i conflitti sociali annunciati e i cosiddetti ‘populismi’ rabbiosi che montano ad ogni tornata elettorale in parallelo col crescere della follia buonista accogliente.
Però va bene, l’Arte viva non poteva mancare l’appuntamento coll’inno e la canzone e l’invocazione maggiormente gettonata nell’ultimo mezzo secolo e il vivere in pace, in fondo, non è così male e chissà che non si trovi, prima o poi, l’algoritmo giusto a cui fa cenno e riferimento Gyula Vàrnai nella sua mostra per convincere tutti, Kim Il Sung incluso, che tutto funzionerebbe meglio se proiettato in un orizzonte di pace.
Amen e così sia.
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domenica 26 novembre 2017

L'Arte viva e quella morta

…che poi, la fortuna di queste mega esposizioni, dove puoi passarci un’intera giornata di riflessioni profonde e relative ai massimi sistemi del nostro vivere e morire ed esserci e agire e trovarci un senso (…ma un senso non ce l’ha, cantava a gola spiegata il Vasco nostro nazionale) al diverso disporsi ed accadere delle cose e delle volontà degli uomini, la fortuna sta tutta in una certa aria di festa mobile garantita da tutte queste classi in visita e dai loro commenti leggeri e, a volte, stupidini e ai ‘selfie’ che si fanno davanti alle istallazioni più eclatanti degli artisti neanche fossero in piazza san Marco fronte basilica o in posa appoggiati alla colonna del Todaro.
Che, se volessero o sapessero cos’è vera arte e cosa no, potrebbero in un ‘workshop’ guidato radunare e organizzare e stampare tutte quelle loro foto-ricordo e incollarle in un pannello grande tutta una parete ed ecco pronta un’altra riflessione/esposizione di vite vissute e ricordi e ‘come eravamo’ disponibile per le prossime generazioni e classi in visita alla 63sima o 65sima Biennale al padiglione Italia.
Che, mutatis mutandi, è quello che ha fatto l’artista coreano Lee Wan raccogliendo migliaia di interviste con gente la più varia e sui temi più disparati delle loro vite più altri dati raccolti nei data-base degli archivi su internet e ne ha ricavato una riflessione/installazione sul Tempo e sulla relatività di Einstein tradotta figurativamente in un’intera parete fitta di orologi ciascuno segnante un tempo diverso come diversi siamo tutti noi che viviamo un nostro tempo interiore commisurato col tempo ufficiale che ci invecchia e ci consegna alle tombe, pare, si dice, si mostra, mannaggia.
E ricordo un tempo in cui la Biennale era ‘vietata i minori’ per la ragione dell’estrema libertà lasciata agli artisti di mostrare peni mozzati e sgozzamenti e/o patonze e pubi maschili allineati in simpatiche e provocatorie simmetrie sulle pareti di un’intera stanza e adesso, invece, ci sono ragazzini sotto i dieci anni che scorrazzano per ogni dove e toccano le opere esposte e ridono e commentano da par loro e chissà che impressione avranno avuto di quel pannello luminoso che ci mostra lo sviluppo dell’arte astratta in forma di corpi umani trattati come trattiamo gli animali nei macelli: appesi per i piedi e sventrati e ripuliti all’interno pronti per le braci e le fiamme del barbecue. E invano un ragazzino lo mostrava alla maestra chiedendo una spiegazione – e quella lo tirava via per un braccio e cambiava padiglione e discorso perché non tutta l’arte è spiegabile e metabolizzabile per i pargoli in visita scolastica – e ricordo il commento di una tale di fronte a certe fotografie sanguinolente di un certo rito satanico illustrato che continuava a ripetere, sconvolta, al compagno: ‘Awful, awful.’
Ma viviamo in tempi di libertà totale e incontrollabile, lo sapete, e su internet anche i ragazzini possono incorrere facilmente in scene di violenza o sesso esplicito, malgrado il parental control, che volete farci, questo è quel tempo, domani chissà.
Viva l”Arte viva – che a quella morta dei musei e delle Gallerie ci penso io a visitarla e godermela.
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venerdì 24 novembre 2017

Il Mondo Nuovo dei conquistatori

Non è paragonabile al mitico 'Salon' di Parigi, questo è certo: né a quello ufficiale a cui ambiva esporre le loro opere la quasi totalità degli artisti, né a quello dei 'Refusés' a cui diede vita e fama una pattuglia di arditi detti gli 'impressionisti', - e sapete che seguito hanno avuto e fortuna di quotazioni stratosferiche alle aste internazionali. Basta saper aspettare qualche mezzo secolo o poco più e gli eredi dell'Artista sommo passato a miglior vita si fregheranno le mani.
Sembra piuttosto una vetrina autunnale di Bata, questa 57sima Biennale, un sorprendente 'robivecchi', un trovarobato di storico e glorioso teatro o di circo Barnum in disarmo a guardarne certi angoli ed esposizioni che, interrogate, non rispondono. C'è del genio, certo, per talune invenzioni - un pizzico di genio e follia non si nega a nessuno – e ancora si incontra qualcuno che 'lo sapevo fare anch'io' tra la folla dei visitatori giovani e giovanissimi che scatenano un allegro casino da nessun guardia-sala contrastato perché impegnati - tutti, tutti! - a zampettare col ditino anchilosato sull'asfittico schermo del loro personale tamagochi (e chissà se il direttore del personale è d'accordo, ma, si sa, siamo nell'ambito del tollerantissimo servizio pubblico e il contratto, verosimilmente è 'a chiamata').
E ancora capita di notare sedie vuote e sgabelli in paziente attesa di senso, come le nostre vite poco artistiche bensì umane e ci chiediamo, - come la coppia A.Sordi e consorte, frutaroli di Roma in visita alla mitica Biennale del 1978 posti di fronte a certe laboriose installazioni - 'Ma che vole di'?' .
Già: 'che vole di?' pensiamo più e più volte anche noi, ristando dubitosi davanti a certi sgorbi e ingombri di tele e fili e grumi affumicati - e arriva il professore e storico dell'Arte a dire alla pattuglia dei suoi silenti seguaci: 'L'Artista intende sgombrare il campo di ogni concezione superficiale del Tempo che tutto muta e ci cambia e ci consegna una sua personale immagine delle distruzioni e mutazioni che ci avvengono intorno.' Ah beh, si beh.
E torna prepotente il cartello 'Si prega di non toccare' – segno che il libero 'interagire con l'opera d'arte' dei mitici Settanta de 'l'opera aperta' ha lasciato il posto a un desiderio di rispetto e di distanza. E l'Opera dell'Artista chiede oggi di essere guardata a distanza come i quadri nei musei e lo spettatore faccia lo spettatore - che ne ha di cose da capire e di cui darsi contezza e senso. Corsi e ricorsi.
E, per nostra fortuna, ci sono i libri a farla da padrone, in questa Biennale che si avvia al suo tramonto. Libri di ogni genere e scrittura e in tutte le salse e apparizioni inquietanti, perché tritati, tagliuzzati, bruciati, ingessati e intubati – per dire di una sorte comune a tutti noi mortali che ci spegniamo, prima o poi, e la memoria dei discendenti è, quasi sempre, avara di ricordi e ricorrenze, a parte i primi giorni di novembre e l'effimero dei fiori davanti alle lapidi.
E se la scrittura e la filosofia e i libri vengono bistrattati e ridotti alla personale visione e rappresentazione di ogni artista, più o meno degno di nota e memoria, c'è ancora chi ce li consegna restaurati e su tela (Maria Lai) in veste di geniale e accattivante scrittura di suture e rammendi e arabeschi e colori che profumano d'antico come i merletti delle nonne.
L'Arte della 57sima Biennale è come i gamberi sul fondo del mare: un passo avanti e due indietro e resterà negli archivi a futura memoria di critici e curatori che già pensano a come stupirci, fra un paio d'anni, con nuove invenzioni e scoperte.
Il Mondo Nuovo, si sa, è sempre di là del mare-oceano e attende che noi lo si traversi e lo si scopra: novelli 'conquistadores' avidi di sapere e conoscenza e di oro – l'oro dell'Arte che si infutura. Alleluia.

lunedì 20 novembre 2017

Dietro la cortina degli occhi chiusi.


Andare per musei ha il pregio di farci intendere come il tempo ci muti, in meglio o in peggio, decidete voi. E da un arazzo del diciottesimo secolo ricaviamo l'impressione che tutti quei personaggi abbigliati in fogge strane, - le bianche parrucche impidocchiate calzate in testa per allinearsi alla buffa moda di corte del tempo – pur se aristocratici e stra ricchi, forse erano meno felici e godevano di peggior salute di noi (che pure aspettiamo mesi per avere un esame diagnostico, mannaggia).
E da una didascalia posta sopra un ritratto di Martin Lutero ci giunge il messaggio che, in quei tempi difficili in cui si rischiava la scomunica e la persecuzione e il rogo per conclamata eresia e scisma, pure qualcuno di coraggioso osava pubblicare i suoi proclami contro la Chiesa della vergognosa vendita delle indulgenze e il bovino culto delle 'sacre' immagini con annessi pellegrinaggi e prostrazioni – e dava così inizio a un'era di Riforme e aperte contestazioni del malaffare dei pretoni e dei vescovoni delle ricche abbazie e cattedrali che gabbavano il contadino e lo minacciavano di eterni inferni e diavoloni per protrarne la sudditanza al potere costituito.
E, se oggi il pontifex francescano tanto mediatico - dopo aver abdicato alle pubbliche condanne della post moderna Sodoma e Gomorra – arriva perfino a benedire l'eutanasia, sia pure con la sfumatura del ridurla a vituperato 'accanimento terapeutico', non sarà che, fra qualche mese, anche il suicidio e la sofferenza di coloro che vi giungono obtorto collo saranno detti pubblicamente comprensibili e accettati e sarà restaurato il rito della messa per quei defunti volontari e sepolti finalmente senza tante storie in 'terra benedetta'?
Grandi eventi accadono oggi che avrebbero scandalizzato i riformatori protestanti e spuntato le lance della loro rivoluzione religiosa.
Ma chissà che accade per davvero dietro la cortina degli occhi chiusi per sempre e il temuto passaggio nel mitico 'l'aldilà'.
Chi morirà saprà, ma non ce lo verrà a dire, maledizione!

Nebbie e dintorni - Ieri accadeva

21 novembre 2013

E' solo nelle nebbie fitte di ciò che impropriamente chiamiamo 'politica' che può nascondersi la vergogna di un 'caso cancellieri' - proposto ai cittadini quale vallo difensivo e ultima spiaggia di un 'governo delle larghe intese' che, altrimenti, rischia di franare.
E che lo stesso governo di larghe discordie giudiziarie e decadenze osteggiate, e minacce oscene di sfracelli istituzionali da parte delle cornacchie berlusconiane, sia stato presidiato e arginato coi sacchi di sabbia che si mettono sugli argini dei fiumi durante le peggiori alluvioni dovrebbe convincerci che l'azzardo politico voluto da napolitano dopo le elezioni ultime scorse è stato massimo e davvero non valeva la pena vivere questa stagione di ennesimo schifo politico a tutto tondo che si prolunga dentro l'inverno entrante, l'ennesimo inverno 'del nostro scontento'.
Ed è davvero un 'caso napolitano' che si apre, se la cancellieri la farà franca e si intanerà nell'ufficio di via Arenula con il protettorato vergognoso di 're giorgio' - elemento politico affatto nuovo e anomalo di una democrazia italica azzoppata e sempre più malata - e il privilegio parlamentare è vissuto come 'refugium peccatorum' dai peggiori figuri che vi hanno trovato scudo di impunità e spalti difensivi dai quali mostrare i ghigni e i cachinni delle peggiori canaglie e dei malfattori di ogni rango.

venerdì 17 novembre 2017

I figli dell'araba fenice - Ieri accadeva ed oggi accade

17 novembre 2016
Sappiamo che il termine non piace a Gianfranco Bettin (suo articolo su 'La Nuova' di ieri) che ce lo rinfaccia e, per ritorsione. - così negando l'appartenenza alla categoria 'buonista'- ci dice 'cattivisti'. E sia; d'altronde il 'cattivismo' nella satira è cosa e definizione ormai datata e con Fracchia e Fantozzi è stato consacrato ed iscritto negli annali.
Possiamo tornare alle originali diciture da cui deriva: 'buoni' e 'cattivi', ma non avrebbero lo stesso significato e, se è stato annoverato fra i lemmi del Devoto-Oli e di altri dizionari, significa che è ormai parte dell'evoluzione del linguaggio post moderno e degli eventi e delle persone che quell'evoluzione hanno determinato.
Il Bettin, inoltre, se la prende, cattivissimo lui, con 'le fogne di internet' dove allignerebbe, a sentir lui, il 'peggio del peggio' del nostro essere cittadini incazzati e indignati e delusi dalla politica (in ispecie la politica della sinistra di s-governo) e, se in parte è vero e certi eccessi e toni e linguaggi disturbano, nondimeno ci diremo seguaci di Voltaire e sosterremo, sempre e a viso aperto, che: 'Non condivido ciò che dici (o scrivi), ma mi batterò fino alla morte perché tu possa dirlo (e scriverlo).'
E questo assunto volterriano e democratico pare non sia parte della cultura di quei terroristi 'francesi' di seconda generazione che stecchiscono nelle redazioni di Charlie Hebdo e nelle strade e nei ristoranti e nei teatri e stadi di Francia quegli altri francesi (francesi di molte generazioni) diversi di fede e dai costumi e modi di vita occidentali - e usano dei loro passaporti e nazionalità amabilmente consegnati loro dalle nostre molli e accoglienti democrazie europee per andare in Siria ad addestrarsi militarmente e tornare in patria per compiere le sante stragi che 'così vuole Allah' e il truce profeta.
Tempi grami di una Babele di lingue e appartenenze politiche che si torce tra cattivismo e buonismo in politica e questi ultimi sono per le frontiere tutte aperte (e le stragi conseguenti) e i primi, invece, per frontiere chiuse e controllate e accoglienze 'cum grano salis' e numeri ragionevoli e controlli stretti di polizia ed esercito per non trovarci poi con la polizia e le teste di cuoio francesi e belghe che stringono d'assedio il quartiere di Molenbeeck, in Belgio, dove pare si siano asserragliati molti terroristi, e lì, tra i mitici 'islamici moderati', nel corso di questi anni tormentati, hanno trovato il loro 'brodo di coltura' e le protezioni.
E delle loro identità acquisite di belgi e/o francesi quei tardi figli di allah resipiscenti non sanno che farsene e si fanno terroristi per spirito di appartenenza atavico e severa e univoca interpretazione delle pagine del Corano e ci portano la guerra in casa e dobbiamo combatterla - come dice Hollande in affanno mediatico e con colpevole ritardo - e tutti invochiamo gli 'islamici moderati' che ci diano un segno: di esserci e di condividere i valori dell'Occidente dove sono emigrati a milioni e continuano a premere alle
frontiere.
Nella speranza che non siano figli dell'araba fenice: 'Che vi sia ciascun lo dice dove sia nessun lo sa.'
 
IT.WIKTIONARY.ORG
 

venerdì 10 novembre 2017

Anniversari

Anniversari

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Gli dei che accecano chi vuol perdere. (Brexit 2, la vendetta.)
Bisogna rileggere tutto quanto è stato scritto dai maggiori giornali d'opinione e di partito e detto in tivù dagli opinionisti di grido per capire il senso della metafora degli dei che accecano chi vuol perdere. Perché non esiste nessun dio, ca va sans dire, ma solo la cecità e l'imbecillità che si imbelletta di intelligenza e si mostra vanesia e stupida in pubblico come Hillary Clinton nei suoi comizi e i concerti e le ovazioni della sua parte politica assistita dai pretesi intellettuali chiaroveggenti – che adesso si stracciano le vesti e 'il re è nudo' e tutto è illuminato della disastrosa scena politica e sociale americana e si battono il petto e gridano 'aiuto!' ma il loro destino è quello degli sconfitti di ogni guerra e pietà l'è morta.
E non mi è di nessun conforto il ricordarvi che 'Ve l'avevamo detto' e ripetuto che il disagio dell'America profonda, della white America stanca di globalizzazione e disoccupazione e melting pot conflittuale e violento sarebbe esploso, prima o poi, (e ci stupisce il prima e la civiltà dell'averlo detto democraticamente col voto); ve l'avevamo detto e ripetuto che avreste pagato caro il culto del disordine sociale e globale spacciato per buonismo - e la retorica infingarda della vostra impresentabile candidata del 'costruire ponti' invece che muri quando l'evidenza del disordine globale invocava argine e contenimento e governo del disordine globale che ci affligge, di qua e di là dell'Atlantico.
E adesso, povera donna candidata, poveri giornalisti embedded che stridete come aquile ferite e cieche nel cielo plumbeo della vostra insipienza e incapacità sopra un'America che vi ha detti incapaci di governo e capaci, invece, di errori geo strategici spaventosi – come quello che ha scatenato la guerra civile siriana e liberato il mostro assassino del Califfato e dell'Isis e dei 'radicalizzati sul web' che seminano terrore e morte?
Dubito che siate capaci di analisi chiare e intelligenti e dei conseguenti mea culpa perciò continuate a leccarvi le ferite e a meditare nelle galere della Storia la vostra cocente sconfitta.
Ve la siete cercata con accanimento e arroganza degna di miglior causa e questo gli dei, i metaforici dei, davvero non lo perdonano.
E adesso l'Europa. E il 4 di dicembre l'Italia. Brexit 3 la vendetta. Contro l'arroganza degli stupidi globalisti e buonisti che fanno di tutto per perdere e imporci il disordine sociale del melting pot malamente mascherato da infingarda misericordia e pretesa accoglienza.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/09/elezioni-usa-2016-risultati-diretta-trionfo-di-donald-trump-clinton-davanti-di-170mila-voti-ma-e-sconfitta-negli-stati-chiave/3177940/

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/09/elezioni-usa-2016-dieci-cose-sulla-vittoria-di-donald-trump/3179740/

Le filastrocche della nonna

Ripensavo stamane alla filastrocca della nonna, che ad ogni nuovo mattino si chiedeva, a balconi ancora chiusi, se sarebbe stato un giorno bello o brutto, ma, in ogni caso, nelle intenzioni del nostro agirvi, ‘di buon costrutto’. E quella filastrocca dovremmo adottare anche noi per i nostri giorni: di costruire qualcosa di buono o di bello, indipendentemente dalle condizioni meteo della giornata e, aggiungo io, indipendentemente dalle condizioni della politica e della società nella quale agiamo che – dalle odiate cronache quotidiane – ci manda più spesso notizie cattive e sconfortanti.
E se delle grandi manovre o meschine in seno al pd non ce ne potrebbe importare di meno e, se quel partito affonda, non sarebbe male aggiungergli qualche decina di chili di piombo in più per affrettarne la discesa e la permanenza definitiva sul fondale, sono le condizioni della nostra sanità pubblica che mi preoccupano – con lo sciopero programmato dei medici di famiglia che ci racconta della tragedia di questi anni di s-governo pd che la sanità ha ridotto a Cenerentola della spesa pubblica e luogo dove ‘fare cassa’ a spese della salute degli italiani.
E, visitando la bella mostra nella sala grande della Scuola di san Marco a Venezia, dove si possono compulsare i meravigliosi codici miniati del Quattro/Cinquecento in facsimile, osservavo gli antichi strumenti chirurgici che hanno frugato nelle viscere dei nostri sfortunati progenitori e tremavo all’idea che anche la sanità pubblica possa andare, prima o poi, col passo del gambero di questi ultimi decenni di infamia politica: uno avanti e due indietro – e pavento che quegli orribili strumenti di tortura tornino in qualche modo in auge a sostituire i bisturi mancanti o che non intagliano le carni dei malati come dovrebbero (denuncia di qualche tempo fa proveniente dalle sale chirurgiche di un grande ospedale).
Che arrivino presto le elezioni e spediscano all’inferno i vandali politici del pd e gli stramaledetti partitini associati e ci venga restituita la nostra sanità delle magnifiche sorti e progressive e il welfare che avevamo prima delle folli ‘accoglienze’ renzian-alfaniane che l’hanno disseccato e reso rachitico. Amen e così sia.
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giovedì 9 novembre 2017

I pensieri corrotti del buonismo radicale

I pensieri corrotti del buonismo radicale
Quando si dice 'aberrazione' e corruzione del 'retto pensare' e agire di conseguenza. Sull'attentato maledetto di N.Y. City (e sugli altri di Nizza, Parigi, Bruxelles e via elencando dell'orrendo rosario delle stragi islamico-radicali in Occidente) il piissimo direttore dell'Avvenire - il giornale dei vescovi - si chiede in pubblica trasmissione radiofonica perché ci si indigni e si abbiano reazioni forti solo per le stragi nelle città dell'Occidente e poco, invece, per quelle di Al Shabab in Somalia e dell'Isis in Tunisia e altrove nel secondo, terzo e quarto mondo.
La corruzione dei pensieri, del retto pensare e agire, indotta dall'ideologia buonista e terzomondista e democratico-radicale arriva a supporre e a insinuare che perfino in questa dolorosissima questione dei morti ammazzati nelle strade e le piazze per mano dei tragici imbecilli 'radicalizzati sul web' si nasconda una nota di razzismo e di discriminazione.
E' da sempre, dalla notte dei tempi, invece, che la reazione di sorpresa e di paura e di indignazione e di odio per quanto di criminale ci avviene in casa o sotto casa o che avviene a noi e ai nostri congiunti è, per l'umana psiche, l'evento che maggiormente colpisce rispetto a tutto ciò che avviene fuori dai patri confini o in altri continenti lontani.
Dobbiamo batterci il petto e recitare il mea culpa e dirci peccatori anche per questo, cari i nostri misericordiosi da tre palle un soldo?
O è, invece, la corruzione dei pensieri vescovili e di tutti i loro pii seguaci del dirci tutti fratelli in Cristo che sta alla base di questa aberrazione per la quale io, laico e ateo e figlio della civiltà occidentale, dovrei comunque sentirmi fratello di un mussulmano o di un induista (inclusi i terroristi potenziali, annessi nella comunione universale quali 'fratelli che sbagliano'?) - e, per la verità, già dai tempi di Caino e Abele, perfino il legame del sangue nascondeva l'odio fratricida o la sete di potere per la quale il figlio che aspirava al trono e alla corona arrivava ad avviare il complotto per uccidere il padre o lo uccideva di suo pugno?
Pollice verso e fuori i leoni. S.p.q.r. Sono parecchio perversi questi romani.

Anniversari

09 novembre 2015
Viviamo in tempi grami e in un mondo rotto che scaglia le sue schegge impazzite per ogni dove e oggi la ricorrenza del ‘muro di Berlino’ diventa sineddoche di ogni frontiera e barriera che si interpone tra gli esodi biblici dei ‘popoli del mare’ (e di terra) e il futuro di un’Europa e di un mondo che non riusciamo più ad immaginare – di certo non quello prefigurato da l’Inno alla Gioia di Beethoven -, ma che ricomincia, invece, dalle guerre perdute (Irak, Siria), il lavoro che non c’è e i rivolgimenti epocali che hanno il loro centro nel maledetto islam che deflagra nelle sue mille contraddizioni e opposizioni con la post modernità dell’Occidente evoluto, com’è deflagrato il Comunismo che aveva perso la sua arrogante sfida al Capitalismo.
E cadde il ‘muro’ maledetto infine – e, di lì a poco, l’intero impero sovietico franò e si dissolse e, stupiti, conoscemmo i nomi dei cento paesi che aveva incorporato e nascosto nella sua fredda cortina di ferro: la Georgia, l’Ossezia, l’Ucraina, la Moldavia, l’Abkazia e tutti gli altri.
E il quadro che abbiamo davanti del Capitalismo trionfante sul Comunismo è di rovine e macerie sociali com’è ogni quadro post bellico: salari al palo, precariato diffuso, consumi al minimo e, per sovrappiù, l’immissione incontrollata dei nuovi schiavi africani, siriani, iracheni e afghani che, nel mercato del lavoro sottopagato, si sostituiranno ai cinesi dei capannoni nascosti di Prato dove si lavora in nero per dodici/quattordici ore di fila.
Si stava meglio quando si stava peggio? La domanda sorge spontanea e il mondo dei vasi comunicanti e degli inevitabili travasi al ribasso e cessione di ricchezza dai paesi più ricchi che ancora siamo ai nuovi straccioni arrembanti non è certo il migliore dei mondi possibili o quello delle ‘magnifiche sorti e progressive’ – e speriamo che questo suo rinculare sia quello dell’atleta che dal rinculo trae spinta per il suo salto in avanti, ma temo che sia, invece, l’incerto passo del gambero in fondo al mare caotico che lo ospita: un passo avanti e due indietro.
Arridatece i muri e la loro primaria funzione di contenimento e meritorio argine al troppo del mondo rotto e al disordine epocale che ne è conseguito.
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