venerdì 30 aprile 2010

mutatis mutandi

'Ma da quando in Alessandria ci sono tutti questi cristiani?' si chiede impaurito un oligarca pagano nel film 'Agorà' di Amenabar. E' una buona domanda, che dovremo farci tutti, a un certo punto della nostra storia. 'Da quanto ci sono cosi tanti integralisti mussulmani nelle cui file si arruolano i kamikaze pronti a dare la vita per il Verbo?', si saranno chiesti gli Americani dopo l'11 settembre 2001.
E, in sottordine: 'Da quanto ci sono così tanti berlusconiani pronti a dare la vita per il Capo e per il suo verbo scassa-istituzioni, - verbo d'Impunito da prima e seconda repubblica, che i Verdini e gli Scaiola e i Bertolaso sotto inchiesta della magistratura se li tiene ben stretti al governo, per dire che lui della magistratura ne farà brani e bocconi da dare in pasto ai maiali?

E' una domanda importante perché, quando ce la poniamo, di solito è troppo tardi e ormai i nefasti effetti della disgrazia che occorre a un paese e che occorse ad Alessandria erano già tutti dispiegati e mancava solo la scintilla che avrebbe fatto deflagrare il barile di polvere.

E' una capitolo della Storia molto importante quello descritto nel film. Una Ipazia, filosofa pagana, fatta assurgere a emula di Galileo nei confronti degli oscurantisti della Santa Inquisizione e martire, alfine, degli esaltati del Verbo Unico cristiano che di lì a poco dilagò per l'Impero distruggendo i meravigliosi templi e le sculture e le statue colossali degli dei olimpii e in cambio ci ha regalato i millenni di impero di quella croce triste, asfittica, di un profeta palestinese che vi fu crocefisso a causa della sua predicazione sediziosa e furba perché 'non è di questo mondo' - e i seguaci di un imperio divino mai si sottometteranno ai cattivi re e principi e prefetti, sopratutto se diversi di fede.

Tutto è di questo mondo, invece, anche le Scritture che i fanatici cristiani pretendono sacre e a quel Verbo falso e bugiardo hanno piegato gli imperatori più diversi nel corso dei secoli, - costretti a inginocchiarsi di fronte ai Papi e ai loro rappresentanti e li incoronavano solo se alleati di un potere temporale che ha fatto centinaia di migliaia di morti e ha celebrato come Santo del paradiso perfino un Cirillo-vescovo, il capo dei fanatici 'parabolani' che costituivano la sua 'guardia civica', - le 'ronde cristiane' che si sostituivano ai legionari romani sempre più deboli e in affanno nel garantire l'obbedienza delle provincie orientali.

Da lì inizia tutto. Il permanere del sistema tolemaico in astronomia - perché un condottiero biblico avrebbe gridato nella battaglia di Gerico 'Fermati o Sole!' - e le streghe bruciate e gli eretici torturati e uccisi e la guerra dei trent'anni e la crociata contro gli Albigesi e le sette di puri e dei poverelli e la ricorrente cacciata degli ebrei dalle città e il sequestro dei beni.

Inizia una storia dell'umanità asfittica e tristissima che qualche idiota vorrebbe che trovasse citazione nella costituzione europea sotto la dicitura 'le radici cristiane dell'Europa' e davvero, alla fine del film viene da pensare che furono troppo buoni quegli imperatori che, nel Colosseo e nei teatri dell'Impero, si fecero scrupolo di mostrare il pollice verso e dare apertura alla gabbia delle fiere.

Nota comica finale. Anche quei fanatici cristiani, i parabolani di Cirillo, si dicevano seguaci del verbo dell'Amore universale e divino. Andate a vedervi il film e sappiatemi dire se non somigliano ai nostri berlusconiani che predicano odio e lo chiamano 'amore'.
Mutatis mutandi, naturalmente, perché ogni storia che si ripete si ripete in farsa.

martedì 27 aprile 2010

il misterioso mistero dei 'sapiens berlusconensis'

Mi capita di interrogarmi , quando li incontro, sulle ragioni della scelta del giornale che leggono: Il Giornale, appunto, presuntuoso e pomposo fin dal nome, come se ci fosse solo lui.

E' piuttosto raro incontrarli, qui a Venezia, i lettori de 'Il Giornale', sono una razza a parte, vivono in un mondo a parte (attici, di solito, e piani nobili) e, di solito, hanno stampato in faccia il contenuto del loro portafoglio, le cifre a sei zeri del conto in banca e del dossier titoli gonfio delle cifre che hanno risparmiato per via di evasione parziale o totale. Una di queste è la proprietaria dello stabile in cui abita una mia amica - che sempre si lamenta che la metà dell'affitto (1000 euri al mese) è costretta a pagargliela in nero, ma di denunciare la cosa alla Guardia di Finanza non se la sente.
Chi è causa del suo mal pianga se stesso.
Ma l'altro giorno mi è capitato di soffermarmi sul viso di una signora piuttosto agèe, dall'espressione tranquilla, una nonna, apparentemente, capace di buoni sentimenti e di eloquio sereno. Apparentemente.
Quando le si è seduta accanto un'amica, è stato un profluvio di belluinità e geremiadi a senso unico: 'Siamo in mano ai comunisti (sic!).' 'Sto poveretto lo mettono in croce ogni giorno' (suppongo il Berlusconi).' 'C'è il rischio che ci facciano un governo antidemocratico con la presidenza della Repubblica in mano a un comunista.'
Alla facciaccia del dialogo sereno e delle serene disposizioni d'animo degli elettori de 'il partito dell'amore'!!

Fin qui la ragione della scelta di quel loro giornale di bandiera e schieramento di battaglia è chiara. Meno facile è capire i meandri attraverso i quali passano altre persone di censo e scala sociale non così dichiarata, in che modo sono approdati a quel foglio orribilis e che risonanze di senso trovino nella loro mente le frasi canagliesche degli editoriali (o delle sciacallate versus un nemico del padrone di denari) che vi si leggono.

Qui siamo al mistero della 'formazione delle opinioni', al labirinto neuronale, al culi di sacco di senso logico in cui capita di ascoltare il distico sciocco : 'meno male che Silvio c'è' e le ole e gli altri osanna insensati al Barabba.

E troviamo gente, perfino buoni padri di famiglia e gente che nell'esercizio delle professioni sa il fatto suo, che ancora si sollazzano col terrore del 'comunismo' e dei 'comunisti' come se non fossero impagliati nelle teche dei musei sotto alla didascalia 'homo utopicus'. Gente strana, che dice di votare 'l'uomo del fare', ma fare cosa e come non lo dicono e si scopre, dalle intercettazioni che vogliono cancellare perché 'i panni sporchi si lavano in famiglia', che hanno le mani in pasta con gli appalti miliardari e cifre gonfiate e soldi pubblici che finiscono in tasche private di corrotti e corruttori.
E malgrado l'evidenza lo votano e lo sostengono e si fregano le mani ogni volta che il puzzone esce dall'angolo in cui lo chiudono i suoi oppositori interni e torna a combattere e vince.

E' davvero un grande mistero della specie 'sapiens' il complicato labirinto neuronale di quei dessi.

domenica 25 aprile 2010

di popoli e nazioni (definizioni e approssimazioni)

Tutto sta nel definire il concetto di popolo: complesso di persone che condividono un patrimonio di tradizioni e culture, parlano la stessa lingua e abitano uno stesso territorio, recita il vocabolario. E, più o meno, ci siamo.
Dico 'più o meno' perché, a voler approfondire, col popolo della Basilicata condivido la lingua (se decidono di parlarmi in italiano, la lingua storicamente convenuta come 'comune') forse una parte di culture e tradizioni, ma il loro territorio boschivo e montano mi è sconosciuto e non potrebbe essere più diverso dal mio che è acquatico e umido e salmastro e fitto di uccelli marini che si sono trasformati in terrestri e si nutrono di spazzatura.

Detto così, ci accorgiamo di quanto siamo diversi e 'tribali' nel profondo e qualcuno potrebbe avanzare pure l'aggettivo 'leghisti' e lanciare l'ipotesi di una separatezza prossima ventura (i federalismi immaginari) , ma, a dirla tutta, io mi riconosco poco anche nel mio popolo umido e salmastro (el canal! I me ga sugà el canal!) e affetto da quell'orribile dialetto strascicato e rozzo che viene definito 'veneto' o 'veneziano', ma è solo una sequela di idiotismi variamente inintelligibili secondo che a parlarlo sia il professionista e il commericante che l'ho ha contaminato e riscattato con 'la lingua' italiana o il popolaccio marcio e prepotente che, per il 90% del suo tempo, bofonchia e impreca e maledice la moglie, la madre, il governo e tutto il cucuzzaro. E mai qualcosa di intelligibile e condivisibile, politica inclusa. Nè mai un accenno di dialogo 'scespiriano' sui buoni sentimenti, l'Amor che muove il sole e l'altre stelle e sul marcio che c'è in Danimarca. Al massimo, un volgare apprezzamento per 'la fritola' che tutti noi maschi sentitamente apprezziamo accompagnato da uno schiocco della lingua e una sorsata 'de ch'el bon'.

Dunque 'il popolo' è un'astrazione convenuta, una larga approssimazione, un 'tanto per intenderci' e aveva ragione il poeta di allora, quello che : 'fatta l'Italia ora dobbiamo 'fare' gli italiani' a lamentarsi dei regionalismi e campanilismi duri a morire - nostra storica debolezza che taluni (i leghisti) rivendicano quale 'forza' su cui fare leva per risorgere. 'Tutti citrulli siamo e questo è quanto', scriveva, 'se ci ripenso, quanto è vero il sole / dalla vergogna mi si muove il pianto / non credo più nemmeno nelle scuole.'

A giustificazione degli scettici e dei delusi vi è da notare che il tema è complesso e se già è difficile andare d'accordo in famiglia, tra amanti e in un forum relativamente ristretto qual'era quello che avevamo in comune, figurarsi l'allargamento a un 'popolo' e una 'nazione'.

Già sul fatto che il popolo sia e debba essere universalmente 'sovrano' ci sarebbe da ridire - considerato che molti votano un Barabba emerito e straordinariamente valente (nelle sue qualità di Barabba) e lo considerano legittimo e vorrebbero che lo rispettassimo e dicessimo di lui un gran bene perché ce l'hanno rifilato come il 'presidente del consiglio' di tutti gli italiani e 'cosa fatta capo ha'. Fanculo.

Io vedrei bene, invece, una commissione di indagine all'ingresso di ogni seggio e un esamino piccolo piccolo obbligatorio di educazione civica prima della consegna della scheda con domande semplificate, elementari, terra-terra, tipo :
a) 'E' lecito votare uno in odore di riciclaggio di capitali mafiosi e mazzette agli uffici competenti al fine di ottenere favori e privilegi personali?'
b) 'E' lecito votare uno con un conflitto di interessi mostruoso e una valangata di processi in corso per corruzione ed evasione che si propone di azzerare per via di leggi ad personam, lodi vari e prescrizioni?'
Così. Giusto per sondare se ancora i dieci comandamenti sono parte di quel patrimonio di 'culture e tradizioni condivise' che dovrebbero configurare l'idea di 'popolo' e nazione.

sabato 24 aprile 2010

sursum corda!

Nel 328 a.c. Alessandro, detto il Magno, uccise in stato di ebbrezza un suo generale, Clito, che gli aveva salvato la vita nella battaglia del Granico.
L'anno seguente sventò una congiura contro di lui detta 'dei paggi del re'. Ne decretò la morte e tra essi vi era il nipote di Aristotele, Callistene.

Questa è la sorte dei tiranni: avere cento occhi e dormire sempre con la spada sotto al cuscino perché la 'reductio ad unum' della biodiversità dei popoli e delle genti libere sotto il tallone di un solo è impresa eccezionale e, dice la Storia, di brevissima durata.

E Alessandro fu fortunato a morire di malattia nel suo letto - seppure la leggenda vuole che sia stato per avvelenamento.

Ha ragione Lucy Prebble, giovane star del teatro inglese e autrice di un musical ispirato allo scandalo finanziario della Enron, a dire che i Macbeth del nostro tempo sono i rampanti, tragici finanzieri d'assalto (tragici per le conseguenze nefaste che riguardano i sottoscrittori di fondi e gli azionisti e i risparmiatori) e i ladroni notori dell'alta finanza, e chissà che non si trovi un autore italiano che metta in scena il 'caso Berlusconi' : il nostro rivoltante Macbeth/Sardanapalo (quest'ultima attribuzione per dire del suo vivere lussurioso da antico satrapo - e chissà che non si porti la D'Addario sulla pira funebre, come fece con Mirra e le altre concubine il suo predecessore assiro).

Dunque le predizioni che si fanno dicono, all'unanimità, che Fini sarà defenestrato con tutti i suoi e sarà interessante vedere il come - dato che la defenestrazione avviene in una realtà ancora apparentemente 'democratica', (seppure di coma democratico e scarsi segnali provenienti dall'encefalo del popolo sovrano).

Come Clito, il valoroso generale di Alessandro - che era detto 'il Nero': interessante parallelo - anche Fini sarà ucciso (politicamente)? O la congiura dei paggi 'finiani' avrà esiti diversi e per il nostro Barabba si aprirà un periodo di sofferta convulsione politica e di suo personale declino?

Il mondo continuerà a filare le sue molte storie diverse, cari i miei elettori ed elettrodi di centro-destra, anche in caso di ingloriosa caduta del vostro supremo eroe: il Barabba.

Una visione a volo d'uccello sulla Storia vi mostrerebbe che dopo un impero e una tirannia seguono periodi di splendore democratico e perciò non vi stracciate le vesti per quest'ennesimo regicidio e ferita grave al 'corpo mistico del sovrano' – come notava Mauro, ieri, nel suo editoriale.

I cimiteri sono pieni di gente 'indispensabile' - e di 'riforme indispensabili' sono piene le cronache cimiteriali della nostra fragile democrazia italica.

Perciò: sursum corda! (che non vuol dire appendersi alla corda, che avete capito?)

giovedì 22 aprile 2010

Sipario!

E' tornata la politica sulla scena di questo paese, dopo anni di silenzio degli innocenti, belato degli agnelli, osanna degli eunuchi e del popolo sovrano al suo adorato Barabba.
E' tornata la denuncia del re nudo, il dito puntato contro sua maestà per dirgli che la sua illusione è propria dei sovrani ciechi e sordi alle ragioni che non siano l'osanna e la laude dei servi sciocchi, la piaggeria dei Fracchia, le belve umane.

Il passaggio più significativo di questa 'direzione' tarantolata dalle reazioni isteriche del Capo non è stato detto dai due protagonisti della rissa pre divorzio, bensì da Bondi, che ha affermato con cattivissima coscienza l'arringa autodifensiva: 'In questo partito la divisione non è tra servi e uomini liberi...eccetera.'.
No, eh? Peccato che, a guardarlo in faccia, risaltasse, impietosissima, la sua espressione di sempre da capo degli eunuchi del Sultano e davvero non serviva a rifinirne il ritratto il gonnellino all'orientale e gli occhi cerchiati di nero e gli anelli d'oro alle braccia dell'iconografia turchesca.

Il re, da oggi, è ufficialmente nudo e nudi con lui sono tutti i servi che l'hanno fedelmente servito fino alla perdita della dignità personale e, ca va sans dire, politica, se mai qualcuno avesse pensato di attribuirgliela.

E il seguito di questo ritratto di squallori servili, oggi finalmente allo scoperto, l'abbiamo avuto da Santoro dove, per l'estrema difesa, a sipario strappato, è stata chiamata quella ex soubrette dagli occhi da cerbiatta e la stupenda bocca che mostrava e diceva, implacabilmente, meglio di ogni intercettazione e filmato, il curriculum retroscenico di ogni soubrette di grido, per lei un grido di prima grandezza, ministeriale, addirittura. E titolare di quel ministero dal nome tragico per lei e la sua carriera politica: le Pari Opportunità. Il calvario di ogni bella donna e il suo sofferto riscatto dalle inevitabili e impietose maldicenze

Ciò che succederà dopo ha poca importanza. E' importante che finalmente sia stato detto agli italiani e italiane, agli elettori ed elettrodi, di che lacrime infami gronda il consenso che il popolo sovrano ha fin qui tributato a Sardanapalo-Berlusconi e il gioco politico continuerà ora a carte scoperte e nessuno più potrà barare al tavolo e dirsi innocente e nascondersi dietro al dito dell'uomo 'del fare' e della scelta inevitabile.

Siete nudi anche voi, cari i miei elettori di centro destra. Come mamma vi ha fatto. E non è un bello spettacolo davvero. Sipario!

visioni

E sarà forse il collirio che uso per la stanchezza agli occhi causata da Internet, ma la città si trasforma come in un trip da acido lisergico dei buoni tempi andati – e al giro del ponte dei Frari la torre campanaria sembra incombere sullo sfondo grigio del cielo, alta e solenne come un cardinale sui trampoli, come un costone zuppo d'acqua pronto a franare; e, al giro della calle, l'avvocato pirla che parla al telefonino (e non è qui e ora, ma chissà dove perduto nel suo altrove telefonico), mi zompa addosso e la mia spalla puntata gli fa cadere di mano l'attrezzo e porcona come un manovale e pretende la rissa, ma lo stendo con un vaffa primordiale e un : 'tieni la destra, coglione' che mi aspetto che prenda la rincorsa, ma passa la mano, chissà perché. Nessuno sa più reggere una rissa come si deve, da un po' di tempo in qua. Forse, una volta a casa, telefonerà a Ghedini e mi farà causa e chiederà i danni professionali, presentando finte radiografie che mostrano l'omero fratturato.
Ma la raccomandata non sarà recapitata perché non scendo mai a firmare e lo sfascio della giustizia e i suoi tempi biblici voluti dai marpioni gli si rivolteranno contro, fan/culo.

E c'è una vecchietta buffa seduta in testa alla panchina nell'imbarcadero che si torce le mani per una sua pena segreta e non la può dire perché parlare da soli è da pazzi e lo fanno solo i mutanti postmoderni con la protesi telefonica appesa all'orecchio, ma è palese che vorrebbe interloquire con un chiunque ed è a un passo dal coinvolgermi e mi viene in mente un dipinto di palazzo Grassi che mostrava una sua emula chiusa in un asfittico tinello dei favolosi fifties che piangeva lacrime di silicone e forse era la nonna dell'artista che si congedava da questa valle di lacrime illacrimata e sola.

E sfilano i palazzi sontuosi davanti al vaporetto - che procede lentissimo perché il Canal Grando è come un'autostrada nelle ore di punta – e le ogive delle trifore sono fiori giganteschi che esplodono uno via l'altro e gli scudi degli stemmi nobiliari sembrano Gorgoni terrificanti: sculture del tempo e della corrosione del salso e le facciate dei palazzi sono asimmetrie di luce e pietra bianca e sfilano gli stili architettonici più vari e Bisanzio riprende vita insieme a Roma ladrona, - a suo tempo imperiale, tu vedi le vendette della Storia - e uno strano sfilatino architettonico bianco-sporco si intrufola tra due palazzi alti e solenni e sembra occhieggiare come una sciantosa parvenue e dice: 'Ehi! ci sono anch'io!' in tanto bendidio di vedute liquide e architetture riflesse sull'onda.

Ma poi, toccata terra, è tutto un dedalo di calli intorno a una chiesa detta 'della fava' e al fondo di una 'calle dei preti' sta un curdo vestito da cuoco che fuma come un turco e alla fine della 'calle del cafetier' un nero senegalese ancora affannato per la quotidiana corsa tra guardie e ladri stende il suo lenzuolo con le borse taroccate e non gli importa di occupare metà dello spazio della calle - e il gregge turistico ordinatamente si distende in fila indiana e battono il passo e guardano in alto come se attraversassero una gola e dall'alto possono scendere i massi dei nemici....

martedì 20 aprile 2010

il male e i cattivi

I cattivi, la cattiveria, l'incattivire. Il male necessario del quale non sappiamo darci conto e dargli un senso e, quando ci colpisce con inusitata durezza, scagliamo le bestemmie al cielo e diciamo Dio colpevole di averlo consentito, previsto, e di non avere fatto nulla per impedirlo. Perché vogliamo il bene, aspiriamo al Bene e diciamo Dio il Bene Supremo ed è irraggiungibile e Sogno e Aldilà da questa Valle di Lacrime.

Abbiamo una tale dimestichezza colla cattiveria e i cattivi che ci giochiamo, perfino. In letteratura sono necessari come il pane perché se non c'è cattiveria e una tragedia che incombe e la catarsi finale del bene che trionfa non c'è un dramma da elaborare e il romanzo o la pièce non funzionano.

Però abbiamo piena coscienza che bisogna arginare il loro dilagare, dei cattivi, dobbiamo fermarli, abbatterli, distruggere il loro cattivo impero e difendere i buoni e il bene e a un tal fine, nelle situazioni più estreme, sbarchiamo in Normandia e diamo l'assalto alle roccaforti e lasciamo sul terreno migliaia di morti pur di sconfiggere il Male, l'ideologia negativa, gli Olocausti, il mito della razza, i nazionalsocialismi, le dittature.

E le maestre a scuola (ai tempi miei) i cattivi li indicavano e li chiamavano per nome e gli dicevano di andare a mettersi nell'angolo in bella vista, le spalle girate al resto della classe perché fosse ben chiaro che, col loro male agire, si erano messi contro i valori condivisi della comunità degli allievi.

E Berlusconi tenta di fare uguale cosa con Fini, di dirlo cattivo e che agisce male e contro il bene del partito, ma il Gran Consiglio fascista, a suo tempo, disse cosa uguale del leader Benito - quando ormai la guerra era perduta da tempo e tutto il Male dell'Italia imperiale voluto dal leader e da loro stessi associati nell'impresa criminale del Fascismo avevano dispiegato i loro nefasti e si moriva impiccati ai lampioni e finì gambe all'aria a piazzale Loreto e i fascisti inseguiti per le strade e sui tetti e fucilati per pareggiare il conto dei morti ammazzati.

Perciò occorre la massima chiarezza su cos'è il male e chi sono i cattivi e, una volta definito/i bisogna isolarli, indicarli a dito, combatterli, fargli la guerra, se necessario, se la buona 'politica' dei cittadini non ha più i mezzi per convincere ed è necessario ipotizzare il ricorso agli 'altri mezzi': le armi.

E pietà l'è morta, una volta che si è varcata la fatale soglia, una volta che si è capito che la dittatura sta allungando le radici e chiudendo le bocche e l'olio di ricino e i manganelli si sostituiscono al civile dibattere e chi dice la verità e riporta le intercettazioni delle male azioni di chi ci governa viene punito per avere detto che il re è nudo e la libera stampa e la libera televisione diventano un ricettacolo di servi e uomini da nulla, anime perse, morte, canaglie, manipoli, folle osannanti e risuona nuovamente l'osanna nero, l'inno al male sociale di vivere: 'Duce, Duce, Duce' e 'Meno male che Silvio c'è'.

l'amore che si rappresenta (racconti di tango)

Potrebbe essere solo un girare in tondo, - una 'tanda tonda in una ronda' direbbe Pasquale che quanto a calembours non lo batte nessuno - ma c'è modo e modo di stare tra le braccia di un uomo e di abbracciarlo e, malgrado si convenga che è 'l'amore che si rappresenta' (forse per esorcizzarlo, forse per goderne gli scampoli e i giochi senza i troppi sensi di colpa in cui l'abbiamo imprigionato), un tango ballato in un certo modo 'la dice lunga' e se non c'è un seguito di inviti e incontri a venire e ci si limita a sguardi e sorrisi è solo perché ambiguità ed equivoci fanno parte del gioco.

'Guai ad innamorarsi di un tanghèro/a.' dice Daniela, che pure ha flirtato e si è maritata alfine. 'Guai ad essere gelosi in quest'ambiente.' Ha ragione. Quando si innesca un certo tipo di incontri ravvicinati la diffidenza è d'obbligo e la cauterizzazione delle ferite è una perizia da doversi acquisire al più presto come in guerra. E' come passare la mano sul fuoco ripetutamente ed avverti che è caldo e scotta, ma ti bruci se perdi l'equilibrio e cadi nel rogo e non sei lesto a rialzarti e spegnere le fiamme che già ti accendono i vestiti.

Però, però. Non puoi fare a meno di registrare ciò che è avvenuto; non puoi fingere che i corpi non si incantino, - certe sere e con certe donne sconosciute e straniere - e che la mente non dica, non pretenda spiegazioni, non si provi a dire le parole che spiegano e danno conto dei fenomeni correlati alle emozioni, se è vero (ed è vero) che i sogni, nella breve notte che residua, continuano la narrazione interrotta e la portano alle simboliche conseguenze estreme e ti svegli affannato e ciò che ti manca (un'intuizione folgorante e dolorosa) è un respiro lieve accanto al tuo cuscino e, nel mezzo sonno, allunghi una mano ed è l'incanto della pelle, ma è solo il sogno che continua e ti pare più vero del vero.
http://www.youtube.com/watch?v=G-o4yFkjMq4

lunedì 19 aprile 2010

il re nudo

A cavallo fra gli anni ottanta e novanta, la Cir di De Benedetti e la Fininvest di Berlusconi erano opposte per la proprietà della Mondadori. Per dirimere la questione, si affidarono ad un arbitrato super partes; le due parti si impegnarono a rispettarne il giudizio. Il lodo arbitrale, depositato il 20 giugno 1990, dà ragione a De Benedetti. Berlusconi impugnò il lodo dinanzi alla Corte d'appello di Roma, che annullò il lodo. Nel 2007, la Cassazione stabilirà che questa sentenza era dovuta alla corruzione del giudice da parte di Cesare Previti. ( da Wikipedia)

Nel contesto di quell'acquisto da parte di Berlusconi c'era l'acquisizione del gruppo editoriale L'Espresso-Repubblica: vero scopo politico del tycoon allora rampante al fine di mettere a tacere e asservire un quotidiano e un settimanale che erano una vera e propria spina nel fianco dei socialisti ambrosiani coi quali, come sappiamo, Berlusconi ebbe ripetuti 'scambi' di favori di cui sono piene le cronache di Tangentopoli.
Tutto ciò premetto per mostrare l'abbietta logica da servi e veri e propri Fracchia (ricordare la 'poltrona di pelle umana', qui quanto mai appropriata) con cui i giornalisti di casa Berlusconi conducono le loro polemiche contro Saviano e lo rimproverano di 'sputare nel piatto dove mangia' e di essere irriconoscente al padrone che, bontà sua, si è degnato di pubblicarlo.
Come se i milioni di copie della vendita del libro non premiassero cento volte di più i proprietari della casa editrice e solo in subordine l'autore.
Ma è una logica, dicevo, la loro, una 'forma mentis' tipica dei servi proni e di lingua carezzevole e disponibili a ripulire non solo il piatto e la ciotola dove gli viene scodellato il cibo, ma anche i segreti e odorosi meandri dell'adoratissimo padrone dalle cui mani prendono scodinzolando i bocconi migliori.
'Tornatene a cuccia a Palazzo Grazioli' disse Donati a Bondi in uno scontro verbale a 'Porta a porta'. Non si poteva dir meglio.
C'è una sorta di perversione mentale nella testa di questa gente malata di berlusconite acuta e cronica. Persone apparentemente intelligenti si profondono in inchini mentali riverenti e grati e arzigogolano tesi tanto ardite quanto intellettualmente povere o miserabili pur di fare un favore al loro leader, dirlo grande e retto e probo e a lui tutta la ragione e agli oppositori tutti i torti.
L'osanna permanente e 'a prescindere' è per loro lo scopo primario, al di là di ogni evidenza negativa e/o criminale o di puro e semplice buon gusto e si è letto in giro perfino l'elogio delle dichiarazioni vigliacche di Frattini, ministro degli esteri, al momento dell'arresto dei tre medici di Emergency incastrati dall'azione di 'intelligence' dei britannici per togliere di mezzo un'ospedale scomodo in una zona di 'prima linea'. Chissà che dicono oggi, quei vili, come piegano i loro pensieri avvilenti, oggi che l'evidenza di una vergognosa montatura è sotto agli occhi di tutti e 'tutta la città ne parla'.
E non c'è modo di fare intendere a costoro che l'azione umanitaria e di 'pietas' ospedaliera viene prima e al di là di ogni logica di schieramenti opposti in guerra.
Questi Fracchia berlusconiani si arrampicano sugli specchi e compiono voli pindarici e piegano la Storia ai loro privati fini pur di mostrare quanto sono servili e 'in linea' col loro campione di denari.
Più realisti del re anche quando 'il re è nudo'.

sabato 17 aprile 2010

visiting professors e videoconferenze (turismi sostenibili)

Il vantaggio di avere un' aria professorale - come mi dicono - è che ti puoi intrufolare nei convegni a tema, solitamente universitari, e non ti chiedono chi sei e dove vai neanche se ti manca la targhettina di riconoscimento sulla giacca o il maglione.

Eppoi nelle università sono democratici, mica come le aziende che mostrano i vigilanti occhiuti a ogni giro di corridoio e 'la sicurezza' è un'ossessione e ogni porta è chiusa, e più chiusa e impenetrabile quella dove un dirigente fallocrate promette i suoi buoni uffici alla procace segretaria che aspira a un passaggio di carriera previa dimostrazione di buona volontà.

Sarà perché le università spacciano saperi, che in questo paese non hanno mercato, anzi: i ricercatori di vaglia e da Nobel li passiamo ad altri paesi dove li accolgono a braccia aperte e fanno scoperte straordinarie - come quel tale che ha mostrato i fotoni di luce che si avviticchiano a spirale come i fusilli e pare che una tale scoperta moltiplicherà per mille le gamme d'onda disponibili per le future applicazioni tecnologiche.

Insomma, mi è capitato di entrare in una auletta del Dipartimento di Italianistica e di sedere tra una ventina di professori sorridenti e alla mano, chi dell'università di Londra, chi del Wisconsin, e il tema del convegno, (relatore un professore/medico di Padova), era l'importanza di certe località termali che in antico funzionavano benissimo e ci andavano i Medici e i Gonzaga a curare l'idropisia e la sifilide, ma erano aperte anche al popolo perché la salute, come la morte, è una di quelle cose che pareggiano tutte le erbe del prato. E curavano anche l'infertilità perché recitava l'antico adagio: 'se vuoi che la tua moglie ben s'impregni, mandala alle terme e tu non vegni'.

E in quell'acqua ricca di zolfi e varie componenti minerali ci si bagnava e la si beveva e suggerivano di prenderne da bere le quantità necessarie al mattino presto, prima dei pubblici bagni e le immersioni, perché qualche sotterraneo sospetto che la sporcizia e i virus e i bacilli (allora sconosciuti) avessero una qualche parte in causa nel procurare i malesseri già c'era e se ne dava avviso ai bagnanti.

E a me venivano in mente le scene dei santoni sul Gange, che tuttora si bagnano e si immergono e fanno le aspersioni e reciproche abluzioni in acque che l'analisi chimica cataloga tra le peggiori schifezze inquinate del pianeta e brodo di cultura di virus tremendissimi, ma 'l'anima dei popoli' e le credenze religiose fanno il miracolo di benedirle, dirle buone e salvifiche ad onta di ogni dimostrazione scientifica e se glielo vai a spiegare a uno di quei santoni magrissimi e la barba bianchiccia che gli arriva all'esofago ti guarda strano e sorride e ti asperge a tua volta e hai voglia di metterti alla ricerca di una camera iperbarica nei pressi per passare la quarantena.

Sono buffi questi professori perché i loro saperi sono 'di nicchia': fanno ricerche (o le fanno fare ai loro studenti) e studiano aspetti secondari, quotidiani, del vivere antico e noi profani, invece, siamo abituati alle grandi sintesi storiche, alle narrazioni cinematografiche delle 'guerre dei trent'anni' e agli eserciti in marcia coi grossi cavalli bardati e le armature luccicanti e gli elmi crestuti di piume - e ci appassionano di più le 'cene delle beffe' dove i dinasti aspiranti al trono si avvelenavano l'un l'altro e trascuriamo il fatto che Bianca Cappello, nobile dama di grande avvenenza, appassì in età relativamente giovane e alle terme ci andava per curare l'obesità che la deturpava e l'infertilità.

Ho chiesto a una professoressa dell'università di Londra che annotava e annotava su un suo taccuino a cosa destinasse questa aggiunta di sapere: se ai suoi discenti o alla redazione di un nuovo libro di collegamento storico, ma mi ha sorriso e risposto che lo faceva per esercizio, perchè la scrittura aiuta a ricordare.

'La convegnistica universitaria avrà un grande ruolo nello sviluppo turistico della città.', affermò perentorio e vagamente minaccioso quella sera stessa un esponente della Confindustria locale, e a me veniva da pensare 'ma quanto ci costa' tutto questo viaggiare e farsi visita di 'visiting professors' nelle storiche città d'arte.
Turismo che si aggiunge a turismo ed è davvero grasso che cola per questa mia città infestata dai grandissimi numeri di visitatori.

Ma alle utilissime e proficue e pochissimo costose 'videoconferenze' (anche e sopratutto per gli invasivi e costosissimi G8 e G20 dei politici in fregola di visibilità) non ci pensa nessuno?

Ah, dimenticavo: all'uscita, su di un tavolo, era a disposizione dei convegnisti una serie di libri del teatro di Goldoni gentilmente offerti dalla Marsilio. Ne ho presi sette e me ne sono andato sorridendo soddisfatto. Chi ama la cultura si infili ai convegni. Un qualche vantaggio lo trova sempre.

giovedì 15 aprile 2010

delle antiche travi nell'occhio trucido

Ricordate la frase 'abbiamo una banca?' che ha illuminato di una luce sinistra il paese quando fu pubblicata da 'Il Giornale' dopo essere passata per palazzo Grazioli per il benestare e 'visto si stampi'? Apriti Cielo! Come un sol uomo tutti i sedicenti destri, dai più alti in grado (i portavoce del pdl) fino all'ultima mezza calzetta nei forum dei cittadini a gridare allo scandalo, alla vergogna, alla sinistra arraffona (triplo sic) e a dire che la sinistra aveva perduto la sua pretesa supremazia morale e via cazzeggiando su questi toni ampiamente calcolati dalla stampa della famiglia Berlusconi per ferire l'avversario politico.

Tutti a menar fendenti e sbavare acrimonia e acidi gastrici a litri e nessuno scandalo, invece, per il modo vigliacco di un presidente del consiglio (sic) che usava come una clava le intercettazioni illegalmente procurate da un suo fido e oggi si prova a impedire quelle legali, invece, con legge ad personam, - le intercettazioni ordinate da magistrati che evidenziano così bene lo schifo della corruttela del gruppo di imprenditori che fanno corona al suo fido Bertolaso.




A quel tempo vissi come un vulnus personale quella rivelazione di una sinistra che 'voleva una banca' - per quanto sapessi che, per le vie traverse di uomini 'in odore' di appartenenza politica, i partiti hanno sempre agito e agiscono nei consigli di amministrazione dei potentati economici così come nel consiglio di amministrazione della Rai. Però la polemica servì, quantomeno a stabilire un principio che credevo condiviso - per la nota proprietà transitiva – ovvero 'giù la mani dalle banche e dalle fondazioni', valido per tutti i partiti, nessuno escluso, e sopratutto per i partiti di governo che gestiscono un potere illimitato.

Ma oggi si legge: 'Bossi vuole le banche del Nord'.




E nessun stracciarsi di vesti è venuto e viene da parte di coloro che allora gridarono e sbavarono contro la sinistra arraffona e sembravano severi Catoni censori di comportamenti riprovevoli e detentori di un verbo di destra 'pulito' perché, poverini, loro votavano Berlusconi (così dicevano) solo per la necessità di togliere il potere ai maledetti comunisti e a Visco-il-vampiro (triplo sic e sei bleaah!) ma oggi si spellano le mani per la vittoria elettorale e per l'arraffare a piene mani che ne consegue: assessorati, sottosegretari aggiunti al governo (ah, miei gonzi elettori!) e le banche comprese.




Non dubitavo allora che quella polemica contro la sinistra indegna di plauso morale fosse pretestuosa perché condotta da gente che nell'occhio aveva bene in vista la trave di aver mandato il peggior Barabba della storia patria al governo della repubblica, ma almeno un sussulto di dignità (sapete che cos'è, cari i miei destri? No, eh? Una controllatina al vocabolario, please.) di fronte all'enormità della pretesa di Bossi di avere per intero le banche del nord, quella me l'aspettavo.




Non foss'altro che per evitarmi di dirvi sepolcri imbiancati ed emeriti, inarrivabili stronxi.

lunedì 12 aprile 2010

il buio del futuro

Viviamo tempi calamitosi e la storia che va al passo del gambero ci dice che quel suo passo non intende cambiarlo affatto e, se c'è stato un tempo in cui il popolo faceva le rivoluzioni 'progressive' e per una maggiore democrazia e 'potere al popolo', oggi abbiamo i peones tailandesi delle campagne che vogliono ri-spedire al potere il loro tycoon esiliato per un eccesso di corruzione e le nuove elezioni che chiedono a gran voce e con il corollario di morti ammazzati servono a premiare il 'caudillismo' in salsa orientale che da noi si prefigura con ''a pummarola in coppa' del Silvio-nostro-che-presto-tutto-potrai e l'assemblea degli imprenditori lo applaude a mani spellate e fa strano vedere quella gente - che dovrebbe avere un minimo di cultura istituzionale ed essere rispettosa dei galastei delle democrazie europee per aver molto viaggiato e piazzato i loro prodotti all'estero - fa strano vederli salire sulle barricate del nuovo populismo del terzo millennio e inneggiare a Silvio come a Peron i 'descamisados' sudamericani.

Il peggiore tra loro è al potere, 'lunga vita al corrotto e corruttore di Tangentopoli'. Eia, eia, Silvio c'è.



Ma sarà davvero il peggiore? O è tutta una cultura 'di destra' e borghese e imprenditoriale che sottoscrive l'antico adagio 'chi va al mulino si infarina' - per dire che si arraffa tutto quel si può al momento e se sono aiuti di stato ' a perdere' meglio, tanto poi si 'esternalizza' e si chiudono le fabbriche in patria e si va in Romania o dovunque si arraffi con più facilità e a costi più bassi - e chissà se la qualità dei prodotti resta uguale o dobbiamo abituarci a comprare schifezze a basso costo, ma a tasso di profitto ugualmente garantito e perfino maggiore.



C'è un sovraccarico di filosofico 'male necessario' in questi anni di recessione a cui non si sa opporre nulla se non lo stupore di quanto ci accade di irrazionale e folle e la sinistra dei buoni propositi e del 'sol dell'avvenir' è arroccata in difesa e dietro la roccia che la nasconde impaurita c'è l'abisso - come prima dell'avvento del Ventennio – e basterà un calcio a farla volare giù e tocca dar ragione a quegli storici che indicano i periodi di grande crisi economica come le incubatrici di gravissimi disordini e addirittura guerre e tornano a mente i vecchi dubbi filosofici se 'questo è un uomo' e un universo abitato da Dio o dei oppure un 'culo di sacco' tragico, una maledetta foiba nel cui fondo finiscono i perdenti di guerre e rivoluzioni e solo l'eco dei feriti e dei moribondi si leva inascoltato a dire il buio del futuro.

sabato 10 aprile 2010

anatomia del pensiero di destra (2)

(…) Ma la silenziosità di certe maggioranze non si contrappone al clamore di minoranze rabbiose che ne ascoltano i brontolii (e si dice 'di pancia' per dire della scarsa luminosità razionale di argomenti come la sicurezza – che, se ben pompata in video e in voce, mobilita più della pagnotta).



Si dà il caso, nella storia patria, di 'manipoli' di banditi che diedero l'assalto ai giornali della sinistra operaia e socialista e pestavano chi gli si opponeva e, curiosamente, le forze dell'ordine non intervenivano, neanche quando cominciarono a contarsi i morti .



E intervenivano, invece, davanti ai cancelli delle fabbriche in occasione di scioperi duri e gli storici avanzano il sospetto di segrete alleanze e collusioni tra poteri dello stato e i latifondisti e i proprietari delle fabbriche e i banditi fascisti che portavano a compimento il disegno di schiacciare il movimento operaio e a loro era demandata la bassa manovalanza del crimine: le uccisioni, i pestaggi e dare fuoco alle sedi dei partiti e dei giornali.



E, certo, questo non è 'pensiero', bensì azione dura e 'brava' (da: 'bravi': i figuri laidi 'svelti di mano e di coltello' che scortavano i signorotti come dalle cronache nei 'Promessi sposi') di contrasto di quello che si definiva il 'bolscevismo', il maledetto comunismo che si trascinava dietro il disordine e l'anarchia, e se c'è, se c'è stato, un 'pensiero sociale' di destra si è trasformato subito in azione di manipoli e 'fasci di combattimento' e milizie in camicia nera.



Uguale percorso in Germania. 'Heimat' del bravo E.Reitz, ci dà conto con un suo film in 11 episodi di come il verbo violento, militare, il 'pensiero' di un solo e dei suoi adepti e seguaci della prima ora, sia diventato norma di vita anche nei più sperduti villaggi contadini - dove l'eco di quanto avveniva nelle città trovava narrazioni mitologiche e subitanei incanti e idillii e il regime che si preparava guadagnava consensi ad onta del suo procedere per pestaggi e incendi e slogans militari, come da noi.



Pensiero di destra? La destra che origina dal socialismo e lo soppianta? Aprendo i lembi del taglio anatomico e divaricando l'osso segato del cranio e osservando la massa cerebrale e i suoi morti labirinti e i canali di scolo neurologici si scopre che, più dei pensieri e delle parole, contano gli 'atti esemplari', conta il 'fare', l'olio e il manganello, ed eccoci al 'ritorno al futuro', al presente dell' 'uomo del fare' tanto osannato dai destri nei forum e la bonifica delle paludi Pontine potrà equipararsi alla 'bonifica della monnezza campana', mutatis mutandi, - stando all'assunto che vuole che, quando la storia si ripete, si ripete in farsa?



E, se è pur vero che la 'riforma Gelmini' non è equiparabile alla 'riforma Gentile' e la libertà di stampa e di video è solo intaccata dai 'provvedimenti bulgari' e dai vigliacchi servilismi petiti con piglio da mastino ai suoi fidi Masi e Invernizzi e il parlamento non è un 'bivacco di manipoli' bensì una maggioranza aziendale blindata con minacce di licenziamento in tronco se non si votano come un sol uomo le leggi utili al Capo, certi passaggi populistici e la preparazione che si fa di un presidenzialismo 'alla berlusconiana' somiglia tanto a una 'via brevis' per consacrare, da qui a tre anni, il Barabba al soglio presidenziale più alto, - consacrando un percorso esemplar/criminale che va dal costruire case e interi quartieri riciclando capitali mafiosi, come recitano i pentiti di mafia, al 'comprarsi la politica' per salvarsi dai troppi processi, passando per la corruttela diffusa di Tangentopoli e il Craxi che gli votava le leggi necessarie a costruire l'attuale impero mediatico sul quale 'non tramonta mai il sole'.....



(fine seconda parte)

giovedì 8 aprile 2010

anatomia del pensiero di destra

Il tema è vasto e complesso, ma vale la pena provarci per cercare di capire. Cercare di capire è il modo che abbiamo per ricondurre i fenomeni a una 'riconoscibilità' e, in secondo luogo, alla 'governabilità'. Parlo di una 'antropologia del pensiero di destra' ed è una montagna di diversità e sfumature la cui definizione e classificazione spaventerebbe il più attrezzato degli entomologi (per alcune categorie di soggetti meglio mettere al lavoro gli ornitologi).

E non prenderò per corpo anatomizzato il 'corpus' delle radici del pensiero di destra: Evola, che so, e Hitler, col suo demenziale Mein Kampf, o altri loro pensatori perché in quell'ambito di libri e concetti ordinatamente esposti, (taluni davvero spaventosi e deliranti), una certa compiutezza di muscoli e nervi e ossa da sezionare e analizzare l'abbiamo (Calaris, se ci sei batti un colpo), bensì quelli della gente comune - che è stata mossa e si muove sulla base di parole d'ordine suggestive e si costituisce a massa di beoti, esercito di lanzichenecchi ( a volte) o, più graziosamente, a folta chioma di foglioline obbedienti al vento che passa e le fa stormire in un chiacchiericcio indistinto.

Un tempo la si diceva la 'maggioranza silenziosa', ma era tale finché durava il 'silenzio degli innocenti': la classe operaia, i sottoposti del lavoro dipendente - che tutto digerivano (perfino una legge fiscale che li sottopose a un diretto e totale 'prelievo alla fonte', agli altri soggetti demandando una prova non provata di 'buona volontà') e al massimo gli scappava qualche bello sciopero generale - e, solo per un pugno di anni, qualche morto ammazzato o gambizzato, giusto per avvisare che anche nel fare politica, qualche rischio si corre se si passa il segno della decenza e della convenuta tolleranza.

Poi si scoprì che silenziosa quella maggioranza lo era per la pura convenienza dell'andare collettivamente all'abbeverata del 'popolo dei furbi' : evasori parziali e totali da una parte e, dall'altra, gli 'eletti dal popolo' - che succhiavano il grosso del bottino con tangenti su appalti concessi per le vie traverse e con le leggi promulgate a favore di Tizio o Caio: petrolieri, volta a volta, o costruttori di aeromobili (caso Loockeed), costruttori edili (Milano1/2/3), tycoon televisivi improvvisati (la contestata legge sulle frequenze televisive), e tutta la varia corruttela di politica comprata dai soldi che restituiva con leggi ad personam o ad gruppum di 'valenti' imprenditori incapaci di stare sul mercato colla sola forza delle loro abilità imprenditoriali al modo della generalità dei loro colleghi europei.

E si scoprì anche che alcuni di loro, così apparentemente e soavemente democratici e 'cristiani', erano pronti alla battaglia vera e propria, alla 'critica delle armi' : col caso Gladio e i bravi gladiatori che sarebbero corsi alle frontiere del paese in gran numero per contrastare le armate titine (Cossiga lo ammise auto denunciandosi) - che avrebbero agito per conto di Stalin o del Komintern trovando sponda nei maledetti partigiani e comunisti indigeni che mai ( a loro dire ) avevano seppellito l'idea di una rivoluzione....

(fine prima parte )

meditazioni del mattino

http://www.repubblica.it/rubriche/bussole/2010/04/08/news/il_falso_mito_del_risultato_elettorale_gu_scritto_dopo-3193371/

mercoledì 7 aprile 2010

riflessioni di un mercoledì di resurrezione

Dove eravamo rimasti? Ah si, l'amicizia, le relazioni speciali tra le belle persone che si stimano e sono stimate. Recita il Gabrielli: 'reciproco affetto tra due o più persone generato da affinità spirituali e da stima e rispetto reciproci'. C'è qualcos'altro da aggiungere su un tema di così largo commercio privato e pubblico?

Di mio direi che devono essere belle e davvero speciali per appartenere a quel gruppo (gli amici) e, aggiungo, mi piacerebbe che in queste persone ci fosse una accettabile coerenza tra il loro privato dire e comportarsi e il pubblico.

Perché abbiamo un sacco di casi di gente che lamenta che '..mi hai detto una cosa, ma a Caio ne hai detta un'altra di molto diversa'. E cominciano i guai, le incrinature, i dubbi laceranti su che cosa sia davvero quel 'reciproco affetto' e l'affinità spirituale. La visione politica, la moralità in politica rientra in questa affinità - dato che è l'estensione nella 'cosa pubblica' della moralità che esigiamo sia rispettata in privato? Tipo: ti sono amico, ma se ti affitto l'appartamento che ho comprato per lucro metà dell'affitto me lo paghi in nero?



E' ben vero che già nel definire lo 'spirito' ci si incasina terribilmente e ancora non è chiaro - neanche tra i teologi - che cosa sia 'l'anima' e quale sia la vera sede dell'amore - dato che 'il cuore' dove circola il sangue è poco più di una icona buona per i biglietti d'auguri e le 'faccette' da accludere ai posts.



Credo che Internet ci abbia messo del suo nell'aggrovigliare le cose: aprendo finestre di 'relazioni' mediate solo da uno dei nostri aspetti che mostriamo, vogliamo mostrare: la scrittura. Vero è che ci possiamo aggiungere la videocamera e 'chattare' in diretta e aggiungerci il telefonino e poi un giorno, chissà, prendere un treno e suonare un campanello, ed è davvero un'epoca e una possibilità diverse da quelle tradizionali: delle amicizie nate a scuola o sul posto di lavoro e cementate che so, da un impegno sindacale in comune, o pura e semplice simpatia più qualcos'altro.



Tralascio le banalizzazioni televisive con trasmissioni ridicole denominate 'Amici' perché sono il luogo della finzione e dove 'tutto fa spettacolo' - sopratutto il gridare e darsi addosso secondo copione e dirsene di tutti i colori per il segreto sollazzo dei gonzi perdigiorno che stanno a guardare.



Ma è certo che l'amicizia è un po' come le 'donne e i motori' che son 'gioie e dolori' perché ci si piglia e ci si lascia ed ogni congedo è un dolore, una crepa tettonica che si allarga nell'abisso mai sufficientemente sondato delle nostre coscienze e, giunti alla fatale età della saggezza, diventa sempre più arduo (e faticoso e doloroso) concedersi di queste gioie se sulla linea dell'orizzonte abbiamo ancora bene in vista i tronchi bruciati dell'ultimo incendio.

martedì 6 aprile 2010

la malaeducacion (2)

….e quando uscii dalla gabbia guardavo la città come fosse un mondo tutto da scoprire, in basso e in alto: i piani alti delle case che sfumavano nell'azzurro del cielo perché quando sei in gabbia l'unica uscita possibile è verso l'alto e nelle ore d'aria, dopo il gioco e le corse, mi sedevo sull'unica panchina e seguivo a naso in su il correre e il modificarsi delle nuvole - che vanno senza costrizioni dove le sospinge il vento e, dopo un po', arrivava il prete a scuotermi e dirmi di riunirmi ai compagni perché 'non va bene di starsene per conto proprio'. La socialità come obbligo e pedagogia costrittiva. E lì dentro, per fortuna, non esistevano i bulli, ma tutto confluiva nel terzo grado meticoloso del confessionale che ravanava nei tuoi pensieri segreti e la santa messa tutte le mattine.



Non sapevo bene che fare delle giornate chiare di quella mia prima estate di libertà se non camminare fino a perdermi nel labirinto delle calli e delle fondamenta tra Quintavalle, Sant'Elena e via Garibaldi. E ascoltavo le nenie e le canzoni lanciate a piena voce fuori dalle finestre aperte dalle donne che stendevano i panni al sole e gli insulti sanguinosi che le opponevano e offrivano raffigurazioni infernali all'odio covato. Giravo intorno agli isolati tre, quattro volte volte prima di accorgermi che mi ritrovavo sempre nello stesso posto di partenza e alle domande di mio padre su quale scuola volevo, rispondevo: 'Il classico', ma faceva orecchie da mercante e mi rispondeva che dovevo pensare a 'un mestiere per le mani', pochi grilli per il capo e a lavorare il prima possibile. Un'opposizione sorda che, tre anni più tardi, divenne fatale. Mi presentai agli esami di scuola media unificata facendomi prestare i testi scolastici da un compagno di voga. Falsificai la sua firma e ottenni la media del sette, ma il bidello era un suo cliente e glielo disse e si chiuse ogni spiraglio di dialogo e solo la malattia che lo portò alla morte otto anni più tardi ci riunì brevemente.



Mi mandava a mangiare gli gnocchi da una mia zia dolce e affabile che abitava in via Garibaldi e lei mi spiegava che non era per cattiveria, ma anche lui, alla mia età, aveva dovuto tirarsi su le maniche e darsi da fare e così tutti i suoi fratelli e del nonno nessuno mi diceva nulla e solo molti anni più tardi una cugina mi raccontò che quando lo incontravano mendicante sui ponti i familiari tiravano dritto e fingevano di non averlo visto. Storie terribili di quegli anni che al ricordarle mi appaiono narrazioni incongrue e mi lasciano senza fiato.



Ma avevo uno zio ciabattino, che lavorava (e mangiava e dormiva) in un luogo buio e odorosissimo di colle e scarpe ammassate. Mi piaceva ascoltarlo perché si appassionava e insieme rideva delle molte e diverse cose che raccontava e mi si apriva un mondo altro e diverso di quanto era avvenuto negli anni prima della mia nascita e le cui conseguenze si osservavano negli anni che vivevamo. Non leggeva l'Unità né era iscritto ad alcun partito, ma era documentato e gli piaceva la storia e le storie del mondo e gli facevo un sacco di domande e di alcune mi rispondeva che dovevo andare in biblioteca e studiare perché lui arrivava solo fino a un certo punto e si compiaceva della mia voracità intellettuale.

Un giorno mi raccontò di un poveretto, un mezzo mongoloide, che aveva subito molestie da un porporato e si era confidato con lui perché nessuno gli credeva. Mi raggelai. Era l'epoca in cui, a raccontare quelle cose, ti dicevano un 'mangiapreti' e le passavano sotto silenzio in famiglia e nella società, ma nel racconto di quel mio zio c'era l'eco rabbiosa di una sofferta partecipazione per quel poveretto che si struggeva di non essere creduto e per la prigione di solitudine che lo opprimeva.



Poi vennero i viaggi in treno verso Padova e Abano e la scuola professionale che frequentavo obtorto collo e presi familiarità con tutto quanto di strano e buffo e appassionante mi accadeva intorno e fui felice di partire per la Svizzera appena compiuti i sedici anni per il mio primo stage di lavoro e di salire sul trenino delle Alpi che arrancava sulle salite e quando tornai non avevo un soldo, delle poche lire che ti pagavano come apprendista, ma la valigia piena di libri (in francese) di Platone, Spinoza, Camus - che quando entravo nella cartoleria di Les Diablerets la proprietaria mi sorrideva e mi chiedeva se stavo preparando un esame. Aveva un modo delizioso di esprimersi nel suo francese cantonale e ogni volta che varcavo la soglia mi accoglieva con un 'Bonjour Franco!' che sembrava l'incipit di una canzone.....

domenica 4 aprile 2010

a proposito di Henry

Forse è vero che all'alba dei sessanta ci si rinco/glionisce un po'. Mi capita di commuovermi per fatti semplici, essenziali, come l'etica amorosa e, di riflesso, l'etica pubblica: la 'moralità' di ognuno e tutti in relazione obbligata di 'prossimi' l'uno all'altra, come la chiamiamo comunemente.

Ho appena rivisto 'A proposito di Henry', che è un film sulla moralità, appunto, sull'alfabeto della morale - quale si impara resettando tutto quanto di opportunistico e di 'privato giovamento' e godimento abbiamo imparato diventando adulti a scapito del nostro prossimo: homo homini lupis.

E' questo che mostra il film: sparano a un avvocato e lui, dopo la riabilitazione, non ricorda più nulla della sua vita precedente, rincoglio/nisce, per così dire, ma ri-nasce all'alfabeto dell'amore familiare, all'alfabeto delle cose che non si devono fare eppure si fanno perché così 'ci guadagniamo la pagnotta', gli dicono quelli dello studio - per ricordargli come andavano e vanno le cose nella trista realtà di tutti i giorni del 'tirare a fregare'.

E credo non sia un caso che lo sceneggiatore abbia scelto come protagonista/i un avvocato e uno studio di avvocati dove la morale è una variabile dipendente dalla parcella ed è fatto obbligo professionale al difensore di usare ogni mezzo lecito (ma si fa grandissimo uso dell'illecito) per scagionare il patrocinato - anche se l'evidenza di colpevolezza fa a pugni con la morale pubblica, con la verità dei fatti e degli eventi.

Vi ricorda qualcosa? Tipo: uno è nel mirino della magistratura per reati in gran copia e di grandissimo peso sociale che ne distruggerebbero la carriera imprenditoriale, ma ha un'idea geniale e 'scende in campo' e si compra la politica degli avviliti partiti di centro-sinistra schiacciati dalla valanga di cac/ca delle fogne di Tangentopoli e manda in parlamento i suoi dipendenti aziendali e i suoi avvocati personali per spianargli la strada a botte di leggi ad personam.
E, oggi, viene spacciato per leader politico e 'grande statista' prossimo a diventare presidente della repubblica con mandato popolare. E viene votato da una schiera di devoti osannanti quanto più si dimostra gaglioffo e Barabba e puttaniere.

Non si fa, non si deve fare. Lo dice l'alfabeto della morale comune, quello che si impara in famiglia dai genitori (a meno che non siano dei mafiosi conclamati o dei ladri) e nelle scuole dove le vecchie maestre e gli insegnanti di religione si ostinavano a predicare i dieci comandamenti quale fondamento di una morale comune.

Non si fa di rubare la 'fiducia' pubblica con gli slogans stupidi e suggestivi che cancellano e mettono in secondo piano il quadro di scandali e ruberie quali sono emersi dalle intercettazioni sul G8 in Sardegna (poi spostato all'Aquila) e le Grandi Opere collegate.
E, a ruota, quelle di Trani: che mostrano il viso tragico e vigliacco di uno che vuol chiudere la bocca ad ogni opposizione, sopratutto a quelle che lo inchiodano al suo ghigno di malnato, dittatorello da tre palle un soldo allergico a tutto quanto dimostra la sua vita spericolata e immorale, giudici in primis, ma poi giornalisti indipendenti e dalla schiena dritta e tutto un popolo che condivide l'idea semplice che non si può eludere la moralità pubblica, non la si può cancellare e nessun 'popolo sovrano' può concedergli la liberatoria democratica per uno 'stato di eccezione' che lo trasformi da criminale notorio a 'statista'.

Ri-vedetevi a un tal proposito 'A proposito di Henry'. E' pedagogico. E' un alfabeto da re-imparare.
Non si tira a fregare il proprio prossimo. Neanche in cabina elettorale.

my town : the only 'piazza'

 
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impressionist tango

 
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sabato 3 aprile 2010

i paria del terzo millennio

Una sera che una cascata di capelli ricci color ambra si appoggiano sullo stipite dell'imbarcadero. 'Ciao.' 'Ciao'. ' 'Stai bene?' Il 'si' è d'obbligo quando non ci si vede da un sacco di tempo, ma l'espressione di chi lo pronuncia dice altro di diverso. Non sta affatto bene questa donna che mi sorride e la tristezza le increspa le labbra diminuendo l'arco del movimento all'insù e i denti bianchissimi affiorano appena.

Il vaporetto scivola lentamente nel buio con forti ruggiti ad ogni fermata e il dialogo si dipana frase su frase. 'Ho più anni di quelli che credi...'. 'E' tanto che non ballo, tu invece?..' e finalmente: 'Ho perso il lavoro e non ne trovo da mesi.' e quella verità nascosta finalmente le scioglie il viso i cui tratti, per un lungo attimo, pencolano pericolosamente sul versante di un pianto trattenuto, ma si risolvono, infine, in un sorriso melanconico.

Perdere il lavoro di questi tempi, già. Ti fa somigliare a un paria, un reietto, come se fosse una colpa, una malattia. E' laureata, assistente sociale, mi dice. Dice che ha provato da barista, commessa, ma la concorrenza è con : 'giovane, di bell'aspetto, portare curriculum'. E se il curriculum dice 'assistente sociale', e 'laureata' e gli anni sono oltre i quaranta la ricerca di lavori nella scala inferiore è un terno al lotto.

Le dico di mia figlia che ha perso anch'essa il lavoro e, da mesi, la fabbrica sopravvive nel limbo di un'attesa legata ai ricorsi giudiziari e timbrano il cartellino e il monte salari non pagati cresce con la certezza che, pur se primi creditori, il credito non sarà saldato alla fine dell'iter. Sanno farla franca in maniera magistrale gli imprenditori con i soldi in Svizzera che assoldano il miglior avvocato su piazza.

'Io scendo qui.' le dico e l'abbraccio e le stampo un bacio sulla fronte e sul suo viso leggo la voglia di dire altro, di continuare a dire, perché dire agli altri è il solo modo che abbiamo per elaborare un lutto e dare rappresentazione al proprio male.
Perché perdere il lavoro, di questi tempi, è una malattia, una maledizione e se anche i giornali sono pieni di casi di questa epidemia, tu non guarisci e la strada tua personale che faticosamente percorri é tutta in salita e al massimo ti arriva un : 'Coraggio!' da qualcuno che passa e ti saluta.

giovedì 1 aprile 2010

cronache della Colonna Infame

Se il buongiorno si vede dal mattino allora non è un buon giorno. Possiamo definire quello del nuovo governatore del Piemonte, di vietare la somministrazione della ru486 negli ospedali, un atto politico in senso stretto, un alzare una bandiera nuova ai fini di continuare la mobilitazione post elettorale, ma puzza di stantio e, come inizio, sembra il peggiore e sono sicuro che l'agenda amministrativa delle due regioni ha questioni corpose e di gran peso sulla vita della gente che meritavano più attenzione.
E anche Zaia avrebbe fatto bene a connotare la sua reggenza con un riconoscibile e condivisibile atto amministrativo piuttosto che con questo proclama da tre palle un soldo che lo dice colonnello fedelissimo al verbo dello stato maggiore leghista - che gli ha ordinato di schierare anche le sue divisioni in una battaglia di retroguardia.

Atto ideologico e 'identitario' non sembra, dal momento che la Lega ha fatto carne di porco del verbo vaticano su altre questioni: gli extracomunitari e i forzati rimpatri, per dirne una, e non si è peritata, per bocca del suo leader, di indicare ai suoi zeloti fedeli al 'Dio Po' il Vaticano come nemico leghista - quando gli giravano gli zebedei per l'azione di contrasto e 'moral suasion' sulle questioni politiche che è vizietto vaticano da sempre.

E come giudicare la tirata di orecchi che viene da Fazio, ministro della salute: una nuova imboscata interna ai contrasti della maggioranza in fase di evidente scollamento? Un repentino ritorno al senso dello stato e dell'osservanza delle leggi votate dal parlamento da parte di un berluscones che, invece, non si perita di aquiescere alle leggi ad personam e contro la magistratura inquirente e giudicante imposte dal Capo allergico alle sentenze che gli danno contro?

Aspettiamo curiosi e divertiti lo svolgimento della querelle e ci piacerebbe sapere dalle statistiche quale sociologia definisca oggi la 'questione aborto': quali fasce sociali e classi di età vi ricorrono perché, se alle ragazze e alle donne con reddito medio-alto è facile varcare il confine e procurarsela in Svizzera o in Francia e noncurare queste idiozie antieuropee da bassa manovalanza padana, forse non è altrettanto facile farlo per le senza lavoro e con famiglia indigente alle spalle.

Cronache della Colonna Infame.

il cattivo destino

Ho rivisto il film 'Mistic River', ieri sera, di Eastwood, un attore che ha firmato regie magistrali dove il respiro del Destino di ognuno e tutti ci costringe a respiri profondi e a 'farcene una ragione' dell'essere vittime - ciascuno a suo modo - del gioco caotico degli avvenimenti.

Dai protagonisti del film in questione, schiacciati da un evento che li ha segnati con diversa intensità tragica fin da bambini, passando attraverso la pugilessa di 'Million dollar baby' e dell'anziano resistente ai tempi nuovi del globalismo multietnico di 'Gran Torino' arriviamo al respiro ampio della Storia con 'Iwo Ima' e 'Flags of our Fathers', - dove l'essere vittime di un cattivo Destino segna interi popoli e nazioni che si misurano col 'male necessario' che affligge l'umanità intera e al quale non sappiamo dare risposte né possiamo sottrarci individualmente.



Così è per la politica, da cui siamo schiacciati e inglobati come vittime di scelte altrui, e le scelte caotiche e affannose che 'azzardiamo' in cabina elettorale sono risposte quasi sempre confuse e che tradiscono le attese - e da quel floscio cappello da prestidigitatore di una democrazia avvilente escono, volta a volta, i dittatori premiati dalle 'marce su Roma' o i populisti mediatici che la democrazia la comprano coi soldi sporchi.



Vittime tutti, in ogni caso, in alto e in basso, di accadimenti che ci sovrastano dentro i quali giriamo come le particelle impazzite della fisica quantistica - delle quali non possiamo predire la posizione caotica ma solo descriverne il moto e il destino di decadimento.