giovedì 29 dicembre 2011

noi non si poté essere gentili

C'è un paese in Europa che sta entrando nel novero delle dittature e/o dictablande dei paesi postcomunisti che gli fanno corona: l'Ungheria.
Andate a leggervi quel che accade in quel paese: con la mordacchia alla magistratura -impedita di inquisire e mettere naso su quel che accade nei palazzi del potere- e la chiusura di giornali scomodi e intimidazioni ai giornalisti dalla schiena dritta che raccontano per filo e per segno la miseria morale della destra di s-governo e ditemi chi vi ricorda di quando a palazzo Grazioli 'c'era Lui, caro lei...'

Siamo sfuggiti per un pelo alla spaventosa prospettiva di avere al governo per un tempo infinito un 'beneamato leader' -che faceva leggi pro domo dei suoi avvocati personali e riceveva le puttane a palazzo e faceva votare dai suoi cavalli in parlamento che la minorenne marocchina 'è la nipote di Mubarak' per salvarlo dalle richieste della magistratura inquirente e lo dobbiamo allo 'spread' -che dovremmo designarlo 'evento dell'anno' e 'uomini dell'anno' quegli oscuri gnomi seduti davanti ai computer delle borse mondiali che determinano con acquisti massicci e vendite la credibilità e la capacità di un paese di essere finanziariamente solvente e degno di sedere fra i grandi dell'eurozona.

E la conferenza stampa del professor Monti di ieri è stata la degna ed efficacissima lapide mortuaria di quello 'stile di s-governo' del 'dittatorello de noantri' da tre palle un soldo che sparava le sue reboanti promesse e rassicurazioni in video e in voce con la spudoratezza di un imbonitore da fiera – e un paese drogato da pifferi magici e attese miracolistiche lo osannava coi toni ridicoli e idioti dei 'menomalechesilvioc'è', e i lanzinecchi padani gli votavano lo schifo di s-governo più immangiabile per quel piatto di lenticchie fumoso del 'federalismo' ideato da un pugno di cretini.

'Ricordate i tempi grami a cui siamo scampati' raccomandava ai posteri Bertolt Brecht. E chiedeva loro di perdonarlo perché, a i tempi suoi (e ai nostri), 'noi non si poté essere gentili'.

E Dio sa quanto lo avremmo voluto.

martedì 27 dicembre 2011

da dove veniamo e dove andiamo

Ascoltavo una interessante intervista, ieri, alla radio. Uno storico dei fatti economici e delle loro concatenazioni ragionava, -col piglio distaccato e sereno tipico di coloro che scrutano le prospettive lunghe e non sono affannati per l'eccessivo carico fiscale e le nuove gabelle e l'economia in decrescita- ragionava, dicevo, di default e di come, nel corso della Storia, il caso si sia già presentato all'appuntamento (con Carlo V, ad esempio, che si indebitò all'inverosimile coi banchieri del tempo) e ne siamo usciti e le economie, dipoi, si sono conseguentemente evolute e i cicli economici hanno ripreso il loro corso ondulatorio fino al tempo presente -e ne usciremo, quindi, anche noi; diamoci una calmata e accettiamo e osserviamo quanto avviene intorno allo spread con mente serena e rilassati ipotizzando una 'decrescita felice'.

Male che ci vada, diventeremo tutti esperti di economia e finanza e storia dell'economia e ci ritroveremo seduti nelle aule magne o nelle aulette davanti ai professoroni universitari (le lezioni sono gratuite e aperte a tutti) a disputare con loro sulla correttezza dei dati esposti e sulle prospettive evolutive del presente millennio.

E se è vero che facciamo fatica a ipotizzare, in concreto, una 'decrescita felice' e continuiamo ad affannarci sui dati del 'crollo dei consumi' natalizi e degli investimenti de-localizzati all'estero, vivendoli come una catastrofe epocale, è vero anche che qualche passo avanti lo stiamo facendo -e combatteremo come un sol uomo l'evasione e l'elusione fiscale, e si avvererà quel che afferma quella meritoria campagna di pubblicità progresso sugli evasori-parassiti che: 'pagare tutti sarà pagare meno'.

Tempo al tempo e tempo al governo Monti di attuare i suoi professorali provvedimenti economici, -ma già si vedono e si ascoltano, tra le fila e i capannelli degli opposti eserciti, coloro che 'affilano le armi' e preparano 'la notte dei lunghi coltelli' e il 'redde rationem' di un ricorso alle urne -e viene in mente, a proposito di prospettive storiche e professori emeriti che al tempo di Carlo V si combattevano le guerre di conquista dell'Impero e i lanzichenecchi razziavano le campagne e le economie erano da fame, e tocca ri-studiare la Storia per capirne di più di 'come eravamo' e 'da dove veniamo'.

Se vogliamo capire 'dove andiamo', naturalmente, e se 'ce la faremo'. Buonissimo anno nuovo, cari.

mercoledì 21 dicembre 2011

fino a quando, cittadini?

'Le idi di Marzo' è un film di straordinario impatto drammatico e non solo perché si misura con uno dei 'riti magici' delle moderne democrazie e ne mostra le vergogne e i limiti di 'democraticità' del sistema.

Quel film è anche una 'tragedia greca' intessuta di tradimenti e singolari tenzoni tra i moderni guerrieri del potere massimo globale: i 'governatori' e 'senatori' o 'deputati' che competono per il governo degli Stati Uniti d'America e per occupare la 'reggia' della Casa Bianca, ma più tra i loro 'consiglieri del principe' e stati maggiori che, nei loro uffici semoventi, bene sanno come preparare le trappole mediatiche e le imboscate dove si impantaneranno le truppe avversarie e saranno massacrate e vinte.

Ha l'empito di una storica saga dinastica, il bel film di Clooney -straordinario attore che sì è sottratto alle lusinghe del bel 'oco giulivo' a cui lo consegnavano le cronache rosa e il gossip internazionale- e il protagonista, Steven(Ryan Gosling), giovane e bello aiutante di campo del generale Paul che pianifica la battaglia, merita una citazione agli Oscar per 'miglior attore', -tanto bene rende la maschera di freddezza e determinazione e passione e segreta furia per le vicende che lo investono e rischiano di atterrirlo e sconfiggerlo.



E, seppure di film sulla competizione elettorale americana Hollywood ne abbia prodotti a bizzeffe, questo di Clooney si stacca dai suoi competitori e naviga al largo, verso lidi teatrali, di un esaltante teatro postmoderno, grazie ai primissimi piani che ben rivelano la forza delle espressioni e le passioni degli attori protagonisti ed esigono il massimo di bravura ed enfatizzano la recitazione del dramma e i dialoghi mai banali.

E vien fatto di riflettere sui tanti aspetti di queste nostre democrazie postmoderne che, malgrado i loro vistosi limiti e le vergogne palesi, vorremmo perfino esportare e imporre ai 'paesi arabi' incapaci, finora, di coniugarla e farla loro (la democrazia) -ed è caricata di tutti i bizantinismi tecnici che la rendono lenta, inefficace nella risoluzione dei conflitti e tuttavia vincente, per l'interna forza morale del 'governo di popolo' a cui aspira e sempre menziona senza mai rendergli (ai popoli) piena soddisfazione e giustizia.

E sappiamo tutti (e il film lo sottolinea in rosso) quante menzogne intessono il 'governo di popolo' così come lo abbiamo congegnato e consegnato alla Storia e quante 'promesse di marinaio' riempiono le bocche di quei 'governatori' e vari aspiranti al governo delle repubbliche 'democratiche' e tuttavia continuiamo, bovinamente, a recarci nei seggi elettorali a consegnare agli 'eletti dal popolo', spesso malvagi, spesso cialtroni, spesso veri e propri 'barabba', le chiavi dello s-governo del paese e della nostra infelicità conseguente e inutile e stupida indignazione.

Fino a quando, cittadini?

domenica 18 dicembre 2011

saltimbanchi

saltimbanchi




La povertà sta rubando la scena alla ricchezza, di questi tempi.



Uscito di scena il plurimiliardario ridens -eletto premier anche da molti poveri cristi che identificavano il suo successo imprenditoriale con un successo conseguente del paese- la chiusa d'anno ci mostra una desolazione di macerie e rovine e un ministro della repubblica che annuncia 'siamo in recessione' e, alla radio, ascolti una sequela impressionante di geremiadi e lamentazioni di gente che sopravviveva, bene o male, e andava a un cinema, di quando in quando, e si era fatta 'la casetta', ma non ce la farà, nel 2012, a reggere la botta del Monti combinata con l'aumento dei prezzi del gas e dell'energia e dei generi alimentari.



E per le città vedi aumentare il numero dei mendichi -e, qui a Venezia, sono i giovani neri delle borse taroccate, esclusi dalla conventicola degli ambulanti a causa del contrasto delle forze dell'ordine, che si improvvisano mendicanti aggiunti e si disputano gli spazi coi rom; e il resto della narrazione di quest'umanità tragica e affamata lo trovate nella pagine del Dickens o su 'Il ventre di Parigi' di Zola – il cui protagonista arriva a progettare un complotto contro il governo ladro e per il trionfo degli ideali repubblicani.



Repubblica versus monarchia e socialismo versus capitalismo hanno fatto la Storia dei due secoli che abbiamo alle spalle -e, malgrado le lotte furiose e le rivoluzioni illusorie, l'umanità ha progredito in uno sviluppo economico straordinario, al punto da pensarla avviata verso le 'magnifiche sorti e progressive'; e abbiamo sognato le stelle e la conquista del cosmo prima di ritrovarci a riflettere sul passo del gambero: uno avanti e due indietro; e si è persa per strada una quantità incredibile di 'conquiste sociali' e sindacali e l'Occidente rende all'Oriente e al sud del mondo le sue posizioni di privilegio e il confronto è impari con quei cinesi, chiusi nei magazzini al pianterreno, che producono a costi impossibili e lavorano fino a venti ore al giorno che neanche al tempo dei telai meccanici di prima della 'rivoluzione industriale'.



E non sappiamo quanto a lungo durerà, ma, in tutto questo teatro di povertà e ricchezza furba e assassina -che la fa franca ed evade ed esporta i capitali all'estero ed esporta le nostre lavorazioni e le industrie in Polonia- c'è spazio ancora per 'la politica' dei furbi e furbetti del seggiolino (elettorale); e i loro 'eletti dal popolo' si producono in parlamento colle gags avvilenti dei cartelli levati contro l'ici e l'imu e con l'operaia eletta in parlamento che veste la divisa perduta per il solluchero dei cameramen e dei giornalisti presenti -e solo ieri votavano le leggi ad personam del Barabba di s-governo e non gli fregava una beata mazza di elaborare e approvare provvedimenti per lo sviluppo e per contrastare le larghe volute degli avvoltoi-mercati sopra la carogna-italia che puzzava da quel mo', ma in parlamento non se ne accorgevano e solo adesso, cambiato l'abito dietro le quinte come Fregoli, si producono in questo teatro assurdo di dirsi difensori del lavoro e di chi produce e della ricchezza diffusa che evapora come nebbia.



Saltimbanchi da tre palle un soldo.

giovedì 15 dicembre 2011

il big crunch e i neutrini della materia oscura

E' nata Bianca, una neonata che non saprà che sia la pensione perché si lavorerà fino a che si avrà fiato in corpo e si costruirà il futuro con fatica maggiore di oggi.
E il Canada, fino a ieri paese amico e politicamente corretto, si è sfilato dagli improbabili 'accordi di Kyoto' e di Durban e affronta il futuro con la bussola dei suoi interessi di Stato sganciato dal resto del mondo -ed è facile previsione il dire che altri lo seguiranno e i disastri climatici aumenteranno in modo esponenziale e 'a chi la tocca, la tocca', come diceva un appestato nei 'Promessi sposi'.

Viviamo una sorta di 'big crunch' delle economie e dei modi di vivere una ricchezza diffusa che è stata appannaggio della mia generazione e, stamattina, una trentenne, in un poliambulatorio del Lido, si lamentava con rassegnazione della pensione che sfuma ad ogni riforma annunciata e io, prima di arrivare al Monoblocco che ospita i residui servizi sanitari già più volte rimaneggiati e ognora più costosi che pria, avevo passato in rassegna una serie di edifici fatiscenti, orbite vuote e apparenza di spettri, di quello che, io bambino, era un funzionale e ridente 'ospedali elioterapico' fronte spiaggia e ci venivo a trovare le zie che 'facevano le terapie' e le sabbiature.

Un 'big crunch', osservavo -parlando con un amico architetto dentro a una pasticceria peraltro particolarmente affollata (per far la vita meno amara?)- che si estende a tutto il mondo osservabile e lui stesso ha dovuto licenziare i collaboratori e restringere lo studio e, mi diceva, non si restaurano più le vecchie chiese perché 'nessuno ha più soldi'.

E, dopo l'introduzione dell'Imu e la mancata indicizzazione della mia pensione, ne avrò parecchi di meno anch'io, di soldi, e Monti e la stramaledetta squadra di tecnici mi raseranno oltre mille euro su un reddito lordo intorno ai 24.000 euro e viene voglia di dedicarsi alla 'fantapolitica' e provo a immaginare che sarebbe successo se il governo Berlusconi fosse rimasto in piedi e quale orbita centrifuga, in quel caso, avrebbe seguito il paese Italia morso alle caviglie dai 'mercati' un giorno si e l'altro pure.

E forse ci avrebbe inghiottito un 'buco nero' che staziona nei pressi e Grecia e Italia sarebbero 'una faccia e una razza' anche per sorte economica e finanziaria -e forse è meglio lamentarsi delle presenti ferite e del sale che ci spargono sopra i maledetti tecnici piuttosto che entrare nel gorgo del buco nero e uscirne stritolati e trasformati in pure particelle o, addirittura, neutrini di 'materia oscura'.

lunedì 12 dicembre 2011

noi avi, passati a miglior vita

Piove. E, ahinoi, malgrado il recente cambio, il governo è sempre ladro, anzi! Di più. E si levano alti i lai dei pensionati e dei pensionandi e dei proprietari di prima casa, e nessuna geremiade e recriminazione, invece, da parte degli 'scudati' che, per tema di cedimenti da parte del professor Monti alle pressioni degli irriducibili 'comunisti' di ogni genere e grado, hanno consultato i loro commercialisti e banchieri amici e molti di loro già sono riapprodati in Svizzera -che si è dichiarata disposta a collaborare col governo italiano sulla trasparenza, ma -pare, si dice, si mormora- che il governo italiano non sappia che farsene di quella disponibilità ad avere informazioni fresche e aggiornate sul traffico di capitali e i depositi occulti dei contribuenti (?) italiani ricchi.

Perciò ci si avvia all'approvazione della manovra in parlamento 'a saldi invariati' e la notizia di oggi -dei sindacati che confermano lo sciopero generale- ci dà avviso che dovremo mangiarcela così come è stata presentata dai professori lacrimosi: 'dura e cruda'. Con buona pace delle aspettative di 'equità' e di 'lotta all'evasione' – che, a forza di pronunciarla a vuoto, diventerà una filastrocca buona per far addormentare i pargoli stremati la sera, rimandola coll'elusione e l'illusione e la collusione e il 'non sognarti la pensione, figlio mio'. Perché le nuove generazioni dovranno attrezzarsi ad un'iperattività prolungata oltre gli ottanta, se vorranno che il loro mondo e le economie nuove funzionino e, in parallelo, progredisca la ricerca e le scoperte scientifiche e si attrezzino le astronavi per la conquista del cosmo.

Chi vivrà vedrà. E, se esiste l'aldilà, vi promettiamo fin d'ora tutta la nostra solidarietà di avi passati a miglior vita.

sabato 10 dicembre 2011

noi che...

Noi che l'abbiamo avversato fin dal suo sorgere e abbiamo osservato allibiti l'affermarsi di comportamenti pubblici e privati indecorosi e ridanciani e arroganti nel pretendere l'asservimento delle istituzioni della repubblica all'interesse privato di un solo.

Noi che credevamo che il decoro politico fosse il corredo necessario e la foglia di fico di una democrazia che consente ai peggiori ribaldi e barabba di presentarsi sulla scena pubblica e comprare il voto degli elettori colle false promesse de 'meno tasse per tutti' e le parallele, atroci illusioni del 'ghe pensi mi' di un imprenditore i cui fasti e nefasti si ascrivono alle amicizie corrotte e corrompibili coi socialisti ambrosiani, assunti al potere massimo nella persona di un latitante morto esule nella Tunisia di Ben Alì, suo protetto-protettore.

Noi che combattevamo in pubblica agorà virtuale contro coloro che ne giustificavano i misfatti, il gigantesco conflitto di interessi, il favoreggiamento della evasione cronica e recidiva di un paese senza vergogna, le alleanze coi fascisti della peggior specie e origine e le pubbliche attestazioni di amicizia coi 'secessionisti' il cui capo si esprime a rutti e dito medio levato.

Noi che tuttora rivendichiamo il merito di quel nostro osteggiare e contrastare a viso aperto le narrazioni fantasiose di un immenso stuolo di servi sciocchi e maggiordomi e pennivendoli che hanno mostrato al mondo un'Italia merdosa e oscena, una 'repubblica delle banane' il cui 'premier' baciava le mani al Beduino pazzo ospitato a Roma col suo codazzo di amazzoni e le escorts dei cast televisivi pagate per recarsi ai convegni in cui si illustravano le magnifiche sorti e progressive dell'islam coniugato colle farneticazioni di un terrorista internazionale imputato del massacro di Lockerbie.

Noi che auspichiamo il sipario tombale su tali e tante nefandezze di s-governo e le puttane fotografate dentro le auto blu che varcavano la soglia dei palazzi del potere repubblicano e giacevano sui 'lettoni di Putin' richiamandoci gli echi storici dei Nerone e dei Caligola che promuovevano senatori i loro avvocati (pardon: i cavalli).

Noi facciamo gli scongiuri che quello spaventoso teatro di vergogna italica sia cancellato dalla storia e dalla memoria e che il tempo ci aiuti a far dimenticare alle nuove generazioni quanto in basso si possa precipitare quando la 'coscienza civica' dei cittadini si riduce al furbismo asfittico di quegli elettori che nel segreto dell'urna premiano i peggiori campioni del secessionismo evasore e gli infami barabba delle leggi ad personam necessarie alle prescrizioni.

Parce sepultum.

venerdì 9 dicembre 2011

newsletter from the beautiful town (5)

Fra qualche giorno avremo le cifre della crisi cittadina (sic) direttamente dalle vive voci dei protagonisti economici. 'Mai s'è visto un ponte dell'Immacolata così depresso.' diranno gli albergatori e gli 'operatori del settore' e, camminando per la città, tocca dargli ragione, -ma a noi cittadini pare un 'miracolo a Venezia' da festeggiare insieme: cogli angeli in pietra che spiccano il volo dai cornicioni delle chiese e intonano l'Halleluja di Haendel, e, sotto, il coro festante di tutti noi abitanti finalmente riappacificati coi vaporetti, non più intasati, e le calli e le fondamenta che non sono più i 'teatri di posa' delle foto-cartolina dei turisti a cui dover chiedere permesso o battere il passo anche se hai fretta fino a che non odi il maledetto 'clic' dell'otturatore.

Non tutto il male vien per nuocere quindi – e il prezzo dei carburanti alle stelle andrà a compensare la tragedia del 'particolato' e del 'pm10' alle stelle in queste giornate in cui la pioggia scarseggia e le Alpi trattengono i venti che potrebbero disperdere la stramaledette 'particelle' in sospensione.

Il caro sindaco Orsoni, così apparentemente bonaccione, ha decretato che le grandi navi non passeranno più davanti al bacino di san Marco, secondo evviva! e se le vedeste coi vostri occhi transitare, immensi condomini galleggianti ogni anno sempre più alti ed enormi -che se i capitani sbagliassero manovra per un colpo di sonno demolirebbero mezza Giudecca e/o squarcerebbero le Zattere, finendo con la punta contorta davanti al Peggy Guggenheim museum.

Ma il medesimo sindaco bonaccione ha manifestato in consiglio comunale il suo convincimento che 'bisogna dare avvio ai lavori della sublagunare' (aiuto!) e speriamo che non li finanzi coll'Imu che rapinerà ai poveri cristi delle prime case d'abitazione -che il diavolo se lo porti!, lui e la crisi globale che tutti ci deprime, i consumi in primis.

Dovremmo tutti imparare a 'vivere con la crisi', a darle un senso e una raffigurazione e, l'altro giorno, ascoltavo mia zia novantenne raccontare della sua giovinezza e delle case di abitazione in cui non c'erano le docce o le vasche da bagno ed erano tutti magrissimi (controllare le foto d'epoca) e forse per questo vivono così a lungo e non avevano bisogno di palestre e 'pilates' per saltellare come grilli da un lavoro rimediato a un altro a tempo parzialissimo nell'intermezzo fra due guerre mondiali.

Ed è vero che la presente e viva 'crisi globale' ha aspetti di guerra in corso tra le economie emergenti e già emerse (Cina e India) ed è un confronto-scontro impari perché qui da noi si succedono i vertici dei capi di governo e partoriscono accordi asfittici e un passo sempre indietro rispetto alle necessità -e cerchiamo di salvare il poco che resta del nostro 'welfare' mentre gli antagonisti veleggiano col vento in poppa, coi loro lavoratori senza diritti o quasi, ma -come diceva la bella canzone di Francesco- '...anche questa guerra finirà / e tornerà la pace e il burro abbonderà' e noi non ci sentiremo più come il poeta sull'Isonzo che scriveva, desolato: 'Si sta / come d'autunno / sugli alberi / le foglie.'

mercoledì 7 dicembre 2011

diavoli,esorcismi,mistici,dei

diavoli,esorcismi,mistici,dei




Le foto di Monica Bulaj mi affascinano e mi sconvolgono. Riesce ad andare in posti dove non vanno i comuni mortali e a fare le cose che i comuni mortali non farebbero, per tema di incorrere in qualche oscuro sortilegio od esorcismo -quali documenta nelle sue foto meravigliose e di grande sapienza fotografica e pittorica.



E le foto di Monica Bulaj hanno il potere di scatenare un conflitto nella mia mente e di causare dei black out piuttosto seri nei miei pensieri pigri.

Perché è pigrizia mentale quella di dire che sono tutte suggestioni e/o superstizioni quelle effigiate in quelle foto: di popoli e individui che si rivolgono estatici o in trance a un supposto 'iddio' e/o 'divinità' o vanno in pellegrinaggio lungo i deserti e di monastero in monastero -e i loro divini interlocutori sono ostinatamente muti o parlano solo nella loro ostica lingua di esaltati e mistici e quel genere di 'voci' non sono udibili dagli scettici e dai razionalisti come me, e i supposti 'miracoli' e le 'guarigioni' degli 'indemoniati' non sono osservabili criticamente e riproducibili secondo i dettami della scienza e i dubbi della ragione.



Il presente dramma delle religioni, che non riescono più a coniugarsi col presente degli scettici e increduli, sembra sospendersi nelle foto della Bulaj -che sembra dirci che i misteri eleusini trovano ancora udienza, in qualche sparuto gruppo di sopravissuti pagani della Grecia arcaica, e che i diavoli esistono perché esistono gli indemoniati e gli sciamani o gli esorcisti in tonaca e crocefisso, (e mi viene in mente quel sillogismo da cretinotto padano malcresciuto che afferma l'esistenza della Padania derivandola dal 'grana padano').



Ho scritto 'sembra' perché, in realtà, la Bulaj, da brava antropologa, si limita a documentare da par sua quelle estasi e sospensioni della mente razionale e le danze dei sufi e dei dervisci e ne trasmette solo la suggestione dei luoghi e dei protagonisti con accorti chiaroscuri e i 'mossi' fotografici che rendono così bene l'effimero dei gesti e degli eventi che la storia futura presto cancellerà, e si guarda bene dall'affermare le altre cose che nutrono le polemiche tra il 'razionalismo' degli atei e le 'superstizioni' religiose.



Superstizioni che continuano a imperversare e a condizionare le menti degli uomini e delle donne e influenzano il corso degli eventi politici – come mi è accaduto di pensare nel corso di una proiezione del bellissimo e lodatissimo film 'Persepolis' -graphic novel splendidamente narrata e prova cinematografica di grande bravura della pluripremiata Marjane Satrapi.



Andate in un negozio di noleggio di dvd cinematografici e noleggiatelo, quel suo film. Perchè dice, magistralmente, tutte le illusioni di un popolo che è passato dalla padella di una dittatura dello Scià sostenuto dagli inglesi e dagli americani alla brace di una rivolta di popolo animata da un 'islamismo' retrogrado e punitivo – che ha relegato l'Iran nel Medioevo delle 'sharie' e delle donne velate in nero come in un immenso convento di suore, ed è passato attraverso una guerra che ha causato un milione di morti e oggi, quegli imam e mullah schiavi di un credo atavico e incapace di coniugare la modernità, si preparano a minacciare il mondo con la costruzione dell'atomica.



Viene voglia di resettare tutto e provare a riscrivere la storia del mondo senza più quel filtro intasato di mille grumi e germi infettivi delle religioni di ogni tempo e luogo -nella speranza che si affretti il tempo delle conquiste dello spazio e che gli attuali conflitti intessuti di opposizioni religiose stupide e improduttive si spengano, come gli incubi notturni quando si preme affanosamente l'interruttore e si accende la luce nella stanza.



'Aure' – mostra fotografica di Monica Bulaj al centro culturale 'Candiani' di Mestre

(fino al 23/12/2011)

martedì 6 dicembre 2011

tutto già visto e vissuto

Poco importa, qui, commentare le notizie che riempiono le cronache delle nuove tasse e tagli e sacrifici e lacrime e sangue.
Tutto già visto, tutto già vissuto. Dal governo Amato e Ciampi e passando per Prodi e, oggi, Monti. Le diagnosi e le prognosi dei 'professori' al capezzale del 'grande malato' Italia.

'Non metteremo le mani in tasca agli italiani.' 'Non faremo macelleria sociale.' Li ricordate questi slogans da imbonitori di Tremonti e Berlusconi? Imbonitori da fiera che sapevano benissimo di giocare la loro partita politica sull'orlo del baratro-Italia e oggi siedono in parlamento e voteranno la presente e viva 'macelleria sociale' che hanno covato sotto il loro 'culo flaccido', negandola spudoratamente fino all'ultimo -fino a che 'i mercati' li hanno detti nudi e osceni a vedersi e hanno rivelato le loro ridicole menzogne e le cure palliative che somministravano a un malato gravissimo, e lo dicevano sano e forte e in grado di riprendersi non appena passata l'onda alta della crisi.

Ma la crisi non è passata e incombe come un maledetto avvoltoio e spia gli ultimi sussulti della prossima carogna-Italia -se solo fa tanto di non votare in parlamento quelle misure assassine e si azzarda a far cadere il governo dei medici impietosi.



Ma è, forse, più interessante cercare di capire il perché di questo nostro 'andamento lento' e dondolante di popolo bislacco, di questo altalenare sul baratro-default, di questa pulsione di morte che caratterizza l'italiano furbo dentro al seggio elettorale -che ha premiato un Barabba nel segreto dell'urna, fidando nel suo talento di imprenditore corrotto e corruttore (processi Mills e Guardia di Finanza e Mediaset), ma oggi nasconde la mano e si dice contrito e implora 'misure severe' e 'provvedimenti per la crescita' quando l'acqua della crisi globale gli bagna il culo e si accorge che non sa nuotare in quel mare tempestoso.

E' il caso degli imprenditori nostrani e della loro associazione principale, la Confindustria, che, qualche anno fa, li osservavamo sui video a spellarsi le mani nei loro congressi per gli interventi baldanzosi del Grande Imbonitore e per le sue sparate contro 'i comunisti' e 'la sinistra', imputati di tutto il male, e contro 'i giudici comunisti' che gli volevano male perché stigmatizzavano i suoi comportamenti malaffaristici e perseguivano le sue troppe corruzioni -così 'normali' in quel mondo dorato di capitalisti fragili e bisognosi di appoggi in alto loco e di favori e appalti pilotati e mazzette.

E oggi plaudono alle lacrime e sangue del governo dei medici impietosi, quegli imprenditori fasulli che sognano in segreto le svalutazioni della 'liretta' che li hanno resi ricchi e famosi, e dietro a loro va mugugnando e imprecando la massa degli evasori cronici e recidivi, dei fragili e fradici piccoli imprenditori e artigiani e commercianti, -che minacciano sfracelli e si dicono da sempre tartassati, ma nessuno che si batta il petto e dimostri di aver provato nel recente passato ad esercitare la sua attività d'impresa pagando tutto il dovuto e l'imposto dalle leggi dello Stato e la loro risposta politica è sediziosa e gridano alla 'secessione' -e mi piacerebbe vederli all'opera in un videogame intitolato, appunto, 'Secessione', e riderei di gran gusto nella dimostrazione facile di quel gioco che nessuna secessione li (ci) farebbe guarire dal nostro male assassino di economia fragile e drogata e basata sul 'dumping' della vecchia, cara, gloriosa 'liretta'.

lunedì 5 dicembre 2011

mare dentro, mare dentro

04/12/2011

mare dentro, mare dentro




Tocca ripeterle, le cose ovvie, perché c'è sempre un trinariciuto del c.... che sente il 'dovere morale' di eccepire, di mettere i puntini sulle 'i' -anche quando le 'i' non sono le sue e bisognerebbe fargli scrivere alla lavagna cento e passa volte al giorno: 'Non esprimerò più giudizi stupidi sulla vita (e la morte) delle persone prima di averne infilato le pantofole di casa e aver capito bene quel che gli passava per il cranio nel momento del congedo.'

E hai voglia di fargli vedere e ascoltare i video da 'you tube' di quel magnifico film 'Il mare dentro' -che racconta in modo strepitoso che cosa sono le pantofole di casa di ognuno e quale la sua storia e le motivazioni per le quali 'Ramon vuole morire'.

Perché una depressione e il male di vivere che la origina e la accompagna come una malattia mortale, un boia come compagno di viaggio, assomiglia come una goccia d'acqua alla malattia di Ramon, alla sua paralisi totale che lo costringe in un letto.
E il letto e la paralisi un depresso cronico ce li ha nella testa ed è oltraggio aggiuntivo di quelle loro vite spezzate il fatto che se ne vadano in giro apparentemente capaci di intendere e di volere e di vivere e invece sono zombie, morti che camminano -e tutto quanto vedono e osservano lo declinano 'dalla parte delle radici', nel sogno di quel 'mare dentro' al quale si vuole tornare, che contiene tutta la vita alternativa dei sogni belli e delle pure emozioni che hai provato da vivo -e dei baci che hai scambiato e l'amore e le tenerezze della compagna di vita che ti è morta e per te la vita non più senso alcuno senza di lei.

Ma tu fagliele capire queste cose a quei trinariciuti e cinici e professorini di vita e di morale che ancora sottilizzano, distinguono, fanno il capello in quattro -e bisognerebbe augurargli una bella depressione totale che li avvinghi, li stritoli, li faccia alzare al mattino con un senso di niente e vuoto, e le lacrime per quel dolore assurdo che hai dentro ti scivolano giù come gocce del sangue da una ferita profonda e quello sfogo è la sola cosa che aggiunge un giorno al tuo rosario che non vuoi più recitare.

La cosa più difficile del mondo è farglielo capire, a quei suonati e cinici, che vuol dire essere morti dentro -nuotare annaspando in quel mare che già ti ha inghiottito una volta, e tutto il resto è un galleggiare senza più forze.

Il mare dentro, appunto.

venerdì 2 dicembre 2011

deficit cognitivi e rispetto della vita

E l'impressione di vivere dentro un acquario è costante e non riguarda solo quest'Italia che muore e ha dei 'deficit cognitivi' che la fanno regredire al tempo della 'liretta' delle svalutazioni facili che premiavano gli imprenditori furbi, gli esportatori che sanavano i loro debiti esteri col facile 'dumping' che penalizzava, invece, la gente normale, la gente che viaggiava all'estero e ben poco comprava nei paesi a economia forte con quella moneta ridicola che era specchio della nostra pochezza di popolo.



'Deficit cognitivo' è parola tecnica e politicamente corretta per dire che uno è fuori, non ci sta più con la testa: out, finito, perso nel labirinto neuronale che produce spruzzi di sogni misti a dolore di vivere per il nulla del mondo che si stringe nel pugno -un pugno di mosche.



E con mia madre afflitta da 'deficit cognitivo' è un continuo vagare nei labirinti e a volte mi ci perdo -col continuo sforzo che faccio per distinguere il grano dal loglio: la residua lucidità che affiora, ma si mescola, inesorabilmente, col pasticcio mal cucinato dei residui dei sogni: nebbie, nuvole, filamenti di fantasie che danno vita a un curioso teatro dell'assurdo, un teatro di mimi che non trovano le parole e annaspano e lanciano le mani in alto ad acchiappare il vuoto e ti guardano, infine, con quel sorriso ebete e liquido che vuol dire: 'Aiuto!'



E quando siedo con lei nella hall di quello strano albergo per morituri che te salutant -coi sorrisi mesti dei naufraghi che vedono sfilare al largo le navi passeggeri che si rifutano di raccoglierli e prenderli a bordo e farli partecipare al convivio dei vivi- mi chiedo perché e che senso ha discutere di pensioni che si dilazionano fino ai settant'anni e il parallelo buttare a mare, invece, tutta questa umanità reclusa nei cronicari di lusso, negli alberghi 'per autosufficienti' tirati a cera e i vigilantes, chissà perché, sono preti e suore che sembrano la polizia penitenziaria della morte che incombe, gli 'angeli della morte' che la tirano per le lunghe perché 'dio lo vuole' e 'la tua vita non ti appartiene' e trovano un sacco di gente ricca che fa le donazioni per far durare questo loro impero, questo loro carcerare i vecchi che, nei dialoghi privati che raccogli seduto sui divani, ti dicono che volentieri accoglierebbero quell'altro angelo liberatore che non ha più il viso medievale dello scheletro velato, bensi il sorriso amabile di una giovane signora che libera la mente e ti fa volare, tornato giovane all'improvviso e capace di tutta la 'cognitività' che qui ti tolgono e la chiamano 'rispetto per la vita'.