lunedì 29 aprile 2013

La armi della critica e la 'critica delle armi'

Le armi della critica e la 'critica delle armi'

C'è chi rievoca Aldo Moro e la sua scorta in via Fani e chi Palmiro Togliatti-il Moderato, che stemperò le forti tensioni sociali dell'epoca sua. Manca solo che si rivada a Sarajevo e al 'folle' gesto di Gavrilo Princip - che stese Franz Ferdinand in carrozza e la sua consorte Sophie, poverina - e avremo il completone dell'idiozia 'retrospettista' e comparativa dell'incomparabile storicamente.

E naturalmente abbiamo anche chi addebita al M5S la colpa di 'fomentare l'odio sociale' – e i principali esponenti di questa 'scuola di pensiero (sic!)' e di giornalismo d'accatto sono i direttori delle testate della destra berlusconiana che si sentono 'sotto tiro' per avere fortemente voluto questo ircocervo politico che è il 'governo Letta' di 'servizio al paese' (aiuto!).

E se c'è un giornalismo che ha fomentato l'odio sociale con 'parole al vento' e in libertà e con insulti e diffamazioni sciacallesche a mezzo stampa questo è il 'giornalismo' di Libero e de 'il Giornale' del Sallusti agli arresti domiciliari - vedete voi se questi produttori di pornografia giornalistica e di schifo politico si meritano una qualche forma di considerazione e rispetto.

La violenza è parte delle nostre vite ed espressione ultima dei conflitti inevitabili in cui viviamo immersi -dalla famiglia dei coniugi in crisi alla scuola dei bulli e delle maestre impotenti ad arginare i soprusi nelle classi, a causa di genitori-avvocati e/o difensori allo stremo del loro pargolo, cialtrone loro pari.

Semmai possiamo/dobbiamo dire che le parole forti e minacciose sono la rappresentazione simbolica ed esorcistica di una violenza maggiore che non vogliamo che scoppi, per non 'passare alle vie di fatto' – e ciascuno di noi ha una o più storie da raccontare in cui ci si è limitati a 'dirsene' piuttosto che 'darsene' di santa ragione.

E resta l'evidenza che 'la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi' (C. von Clausewitz) e che, se si impedisce la libera espressione con le armi della critica politica, (anche e meritatamente durissima contro 'la casta') il vero e grosso rischio che corriamo è che si passi alla 'critica delle armi' – come accadde nei tragici Settanta.

C'è del metodo in quella follia

I pazzi , nell'antica Ellade e nel mondo antico in genere erano guardati con la venerazione che si deve alle misteriose manifestazioni del divino. http://www.palladio-tv.it/internet/ipertes...lia_passato.htm

E Amleto si fingeva pazzo per nascondere l'atroce dolore pel delitto spaventoso della madre e del suo amante che aveva scoperto e voleva vendicare. 'C'è del metodo in quella sua follia' notava preoccupato Polonio dietro la tenda ascoltando i suoi 'deliri organizzati'.

Così non ci sorprende che sia un 'pazzo' a sporcare per primo l'immagine dello strano governo 'di servizio al paese' fortemente voluto da berlusconi per salvarsi dai processi che incombono sul suo capo.

I pazzi sono come i poeti. Sono la 'coscienza critica' che sbaraglia ogni convenzione, anche la più severa e arcigna, e mostrano come le cose che nascono male e 'sotto una cattiva stella' vengono segnate dal destino.

Capisco la preoccupazione dei governanti nuovi in queste ore. Non è un buon viatico nascere sotto il segno della violenza - sia pure quella di un supposto 'folle'. E dice che l'auspicata 'conciliazione nazionale' è tutta di là da venire.

I pazzi sono come il vino – che fa dire la verità che si vuole nascondere.

Nascondere un conflitto di immani proporzioni fra un'idea di illegalità che vuol farsi governo per garantirsi l'impunità (berlusconi e il suo pdl) e la legalità repubblicana che trema per la sua fragilità congenita e una malintesa 'democrazia' che la insidia genera follia.

domenica 28 aprile 2013

Male non fare, paura non avere


'Fare per fermare il declino' era un bello slogan, conveniamone. A parte quell'uso buffo dell'infinito che ci rammentava 'l'essere o non essere' di Amleto o il 'dire, fare, baciare' delle filastrocche enfantines o quell'altro: 'male non fare, paura non avere' - monito severo delle nonne oggi in disuso - tutto ciò a parte, quello slogan bene esprimeva l'autostima della classe politica di essere essenziale per un buon sviluppo economico garantito da provvedimenti legislativi ad hoc, capaci di 'far ripartire la crescita'.

Ma è autostima vanesia, invece, e pretesa ridicola quella di un governo che governi l'economia perché la crescita ripartirà da sola, e la fine della crisi globale non la sanno prevedere nei suoi precisi meccanismi neanche i professoroni universitari, i cui libri si affannano a spiegarci l'inspiegabile e sono obsoleti e inutilizzabili già un mese dopo la pubblicazione.

Perché, come per la meteorologia, non esistono leggi economiche che sappiano prevedere l'imprevedibile dei vasi comunicanti dei vari paesi la cui crescita abbiamo alimentato con la nostra decrescita (infelice) e quale sarà il livello di pareggio e l'eventuale crescita parallela di un'auspicata crescita globale est-ovest e nord-sud che ci restituisca i posti di lavoro perduti e le fabbriche chiuse.

Perciò accontentiamoci di 'avere un governo' che traccheggi e finga di governare come quelli che lo hanno preceduto, sperando che i guasti (inevitabili) non siano maggiori dei nefasti annunciati di un berlusconi che si proverà a dirsi assolto dai processi e farà ballare tutti sul filo acrobatico e senza rete di sotto della sua 'questione giudiziaria'.

E già il fido Sancho Panza Ferrara gli prepara lo scudo e manda a dire alla Boccassini che si dimetta o annunci pubblicamente in aula che non si può processare uno che ha garantito la formazione di un governo 'di salvezza nazionale'. Un autentico eroe delle Repubblica da mettergli la statua nel Pantheon anticipatamente.

Ma 'salvezza nazionale' a chi, aho!? Ci rifilate un barabba notorio e dichiarato nelle urne e per tre lustri di infamia continuate a tenere sotto schiaffo la vita politica del paese - e oggi volete affossare perfino il principio costituzionale de 'la legge è uguale per tutti' per salvare il c... al vostro protetto?

Ma che vi ingoi satanasso, cialtroni emeriti, e liberi finalmente l'orizzonte di normalità democratica di questo paese!

sabato 27 aprile 2013

Quel treno per Venezia


Quel treno per Venezia

Ogni viaggiatore dovrebbe alzarsi di buon mattino per vedere qual'è il vero aspetto di questa città.
Che è piena di turisti, è ben vero, ahinoi: traboccano, debordano, tracimano e non c'è argine naturale o di progetto sociologico di 'impatto ambientale' o di semplice, buona amministrazione cittadina che ne argini la piena – ad onta dei cento e cento campanelli d'allarme lanciati dagli uffici studi dell'Unesco per questa città fragile e magnifica.

Ma alle otto del mattino di un qualche sabato primaverile la città è relativamente deserta ed è agevole osservarne l'aspetto curioso e inquietante che ha assunto nell'ultimo lustro: di città lumpenproletaria, di sotto proletariato urbano di immigrazione in crescita esponenziale, id est il sud e l'est del mondo, il nero del mondo, i 'barbanera', che si disputano le zone più redditizie dell'accattonaggio organizzato che sfrutta la naturale carità dei turisti in visita. Quando si viaggia, si sa, una moneta si estrae volentieri dal portamonete: è inclusa nel budget e ti senti migliore e, se c'è un giudice a Giosafatte, di certo ne terrà conto nel suo Giudizio Finale.

E all'angolo del ponte della chiesa dei Frari c'è una tale, una new entry, che dialoga piacevolmente con due membri della sua tribù nomade (un nomadismo stanziale ormai, che snatura la storia di quei popoli balcanici), prima di tendere la mano e assumere la smorfia del volto della pena per la miseria in cui dice di vivere.
E i neri-per-caso, esclusi dal giro delle borse taroccate, sono aggressivi e ti inseguono e ti toccano ed entrano perfino nei bar e nei negozi a chiedere l'elemosina, incuranti delle rimostranze dei gestori - e se aggiungiamo gli indiani e gli immigrati dello Sri Lanka che vendono le facce di plastica molle che si schiacciano a terra abbiamo il ritratto deturpato di una postmoderna, indecorosa cashbah che disputa il poco spazio cittadino alle migliaia di turisti pascolanti come greggi e impedisce ai veneziani di camminare spediti avviati alle loro attività di lavoro o di casa.

Dovremmo chiedere ai trevigiani, forse, come si fa a mantenere quell'aspetto di lindore e di città piacevolissima a vedersi e dove vivere ci sembra bello. Più bello che da noi. Suggeriamo una teleconferenza tra i due consigli cittadini e un referendum cittadino, in finale, che approvi gli eventuali suggerimenti pervenuti.

E a poco o nulla è servita l'assemblea cittadina organizzata dalla Confcommercio in cui si sono levati i toni alti di esagitati che minacciavano di 'farsi giustizia da sé'. Sfuriate che durano l'espace d'un matin. La faccia feroce non si addice ai veneziani. Rodomonti da tre palle un soldo.

Il giorno dopo quell'assemblea, infatti, molte pattuglie miste in giro per la città, ma tre giorni più tardi tutto come prima e alla via così: latita da sempre la buona amministrazione capace e desiderosa di combattere una battaglia che non ha mai voluto vincere. Forse perché il verbo buonista della Curia trova orecchie ben aperte a Ca' Farsetti ed è inutile davvero rammentare agli eletti del Consiglio comunale che uguali scene di degrado urbano non le vedi a Vienna, a Varsavia, a Wroclaw e Cracovia e Praga, chissà perchè. Eppure sono paesi di grande fedeltà al dettato cattolico, e le loro chiese più piene delle nostre.

Non è che gli consegnino, ai loro barbanera indesiderati , il 'foglio di via', suggerendogli amichevolmente il treno per Venezia?43fa80768c_1457696_med.jpg

venerdì 26 aprile 2013

Moriremo berlsuconiani?


Lo so che voi non siete tra 'gli imbecilli che vogliono cambiare tutto', né tra ' i mascalzoni che non vogliono cambiare nulla'.

Voi siete gente posata, ragionevole, riformista con gradualità e senno. E vorreste un parlamento di gente perbene, di veri 'onorevoli' e non quei cialtroni che mostrano il dito indice alla folla fuori da Montecitorio – o quell'altro, come si chiama? Quello che ha più processi pendenti che capelli in testa ed è seriamente convinto che la vergine cuccia esotica dei suoi ricordi sia la nipotina di mubarak.

Voi vorreste un governo di probi e onesti, di 'saggi', che salvi il paese dalla deriva populista e dallo spread in agguato – e che l'Italia non faccia bancarotta ,come predice quel tal guitto scalmanato.
E aggiunge che non ce la faremo neanche più a pagare le pensioni e gli stipendi della pubblica amministrazione, di questo passo. E, a bordo campo, si scalda Amato, con la maglia n.11 – e vi suggerisco di ritirare al più presto tutto il contante dai conti correnti e dai libretti e cercarvi un conto titoli inaccessibile ai computer della pubblica amministrazione.

Già. E è un vero peccato che siate in minoranza nel paese, voi gente assennata e posata e riformista, e un peccato davvero che il vostro partito di riferimento vada in pezzi - stretto com'è tra un populismo da repubblica delle banane incarnato dal barabba di s-governo, il cui solo obbiettivo è un salvacondotto giudiziario e il populismo a lui speculare del 'cambiamo tutto' e 'tutti a casa' del postmoderno Masaniello trasferito a Genova.

Mi sa che andrà a finire che 'tutto si cambierà perché nulla cambi', con buona pace dei rivoluzionari e dei sinceri riformisti e 'moriremo berlusconiani' con Napolitano al suo terzo mandato eletto dal popolo, chissà.
 

martedì 23 aprile 2013

I Montagnardi e i Giacobini di sempre

I Montagnardi e i Giacobini di sempre.

Viviamo tempi rivoluzionari, non vi sembri esagerato. Provate a immaginarvi registi di un film sulla rivoluzione francese e 'mettete in scena' quella fibrillazione politica che, fuori e dentro le sale della Convenzione Nazionale e dell'Assemblea legislativa di Parigi, vide comporsi e scomporsi, come cellule metastatiche impazzite, i rassemblements di centroe di sinistra e di sinistra estrema: i Montagnardi, e i Giacobini avversi ai Cordiglieri e ai Foglianti. E, ad ogni riunione di quegli anni di fervore e febbre politica altissima, qualche testa tentennava, timorosa del prossimo distacco dal corpo (era d'uso salutarsi, tra quei dessi, 'à la guillotine' : abbassando la testa di scatto, il corpo eretto, mimando lo stacco fatale della lama).

E, non ridete, quei tali rivoluzionari prendevano nome (Cordiglieri e Giacobini) dai conventi francescano e domenicano dove si riunivano i capi dei club, i ben noti Hèbert, Desmoulins, Danton, Marat, Robespierre.
I conventi, vedi caso, già da allora condizionavano in qualche modo la vita pubblica e privata – e 'dietro al convento delle Cappucine' ci si dava appuntamento per i duelli risolutori delle onorevoli contese.

Trasferite ora il set cinematografico a Roma e ridate anima e corpo ai 'rivoluzionari' cinque stelle (si parva licet) che, fuori da Montecitorio, hanno inneggiato alla rivoluzione contro 'la casta' e 'il vecchio' della cattiva politica nazionale – e non hanno applaudito il faticoso discorso alla nazione di 're Giorgio' a Camere riunite.

E mettete in canovaccio i furibondi conciliaboli e le risse e ' vaffa' reciproci lanciati dai vari Foglianti e Girondini interni al partito democratico - che sta per spaccarsi definitivamente di fronte alla fiducia da dare o non dare a un governo indigesto e indigeribile qual'è quello che si cucina nelle ovattate stanze del Quirinale.

Perché - è Storia, ahinoi! - è sempre a sinistra che 'va a parare' la crisi di un paese e i suoi sussulti 'rivoluzionari'. E' sempre la generosa e imbelle sinistra di ogni tempo e paese la camera di compensazione di ogni disastro politico e istituzionale iniziato e causato dalla 'destra', - da noi, la destra del barabba di s-governo, la destra fracassona e volgare e becera dei 'no taxes' evasori impuniti, la destra secessionista degli artigiani/piccoli imprenditori eredi delle 'jacqueries' del contadino francese Jacques.

E la cosa triste della nostra avvilente e squallida postmodernità politica e sociale è che manca sulla scena, consigliere del regista, un monsieur De Guillotin che ci fornisca lo strumento principe dei castighi riservati alla 'malapolitica' dei felloni e traditori e malnati e de 'la casta'. Lo 'zac' secco e definitivo della pesante lama che stacca le teste dai corpi.
E, senza quello strumento decisivo, ritrovarsi tra i piedi il berlusconi anti giudici e processi quale 'vincitore' della orrida partita a scacchi che si è giocata sulla testa del paese - e che ha visto la sinistra a pezzi, ancora una volta! - è naturale e tristissima conseguenza.
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lunedì 22 aprile 2013

L'ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione


L'ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione

E' vero che non c'è una interpretazione univoca del 'gran gesto' di Napolitano: del suo essersi sdraiato volontariamente sul letto di Procuste del suo secondo mandato. Perché, come si racconta nel mito, lo martelleranno e stireranno a dovere, quei malnati dei partiti in lizza e contesa permanente e 'vecchio' che ritorna sulla scena baldanzoso e fiero del proprio marcio e della esibita putrescenza e 'impresentabilità'. Eletti ed elettori in perfetta simbiosi intestinale che manifestano coi puzzosissimi fiati della campagna elettorale permanente del loro campione di denari.
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Esiste anche l'interpretazione che Napisan lo abbia fatto 'nell'interesse del paese' – e che ci darà un 'governo di alto profilo' (sic) e che 'ce la faremo' a uscire dalle secche della disoccupazione di massa e della cassa integrazione che non si può più rifinanziare pena dissesto dei conti dello stato.

Temo che i sostenitori di questa tesi sposino 'l'ottimismo della volontà' contro 'il pessimismo della ragione' per segreta disperazione e che i tempi grami ci riservino, invece, 'cose greche' e cipriote.
E temo che berlusconi cavalchi l'onda alta dello sconcerto e del tutti contro tutti per 'salvare il paese' al modo di Peron e delle repubbliche delle banane d'antan: via dall'Europa che lo disprezza e che per prima, lo ha proclamato 'impresentabile' sulla scena internazionale (ricordate i 'sorrisetti' di Sarkozy e della Merkel?)

E ci sarà da ridere a crepapelle quando si dovrà fare un governo 'delle larghe intese' che dovrà restituire l'imu (berlusconi dixit) e insieme 'tenere in ordine i conti dello stato' come vuole l'Europa e 'i mercati' che, dall'alto delle rocce finanziarie, ci sorvegliano - pronti a planare famelici sulla carogna del paese 'mandato a puttane' (letteralmente) dall'omonimo satrapo de noantri amante delle nipotine di mubarak.

sabato 20 aprile 2013

La sindrome della rottamazione


Forse anch'io sono della 'vecchia guardia' destinata alla rottamazione – come accade al pd che si squaglia sotto l'urto della sua insensatezza fondativa, che oggi esplode con gran fracasso mediatico, e della irragionevolezza dei suoi membri: coniglietti suicidi capaci di disperdere stupidamente il tesoro di fiducia confidatogli dagli elettori.

Sono della 'vecchia guardia' perché dello scossone auspicato col voto a Grillo mi piaceva di più il maglio verso destra, verso tutto il marcio che questa destra di infami e gente ignobile ha raccolto e sparso a piene mani – e ha fatto marcire il paese intero sotto l'onta del satrapo puttaniere, delle puttane a palazzo e in parlamento (a dirlo luogo di vergognose copule politiche e mercato della dignità delle persone) e la rotta di collisione 'avanti tutta' contro le istituzioni della repubblica, la giustizia in primis.

Invece si frantuma il vaso di coccio del pd - stretto tra 'il nuovo che avanza' e il vecchio che si ri-coalizza intorno alla sua Figura Porca, mai mondata delle lordure giudiziarie di corruzioni ed evasioni e delle sconcezze colla ruby-rubacuori nipote di mubarak.
E se non avremo una nuova legge elettorale torneremo a mangiare bile: per la tragedia di un leader impresentabile che torna sulla scena internazionale a dirci tutti 'impresentabili' del pari.

Una sinistra inetta, incapace di 'stringersi a coorte' nell'interesse nazionale -e di votare Rodotà piuttosto che sciogliersi nell'acido delle correnti interne e lotte intestine- mostra ancora una volta la corda con la quale si auto impicca e il futuro si abbuia e non lo sentiamo più 'nostro'.

Non sono più in sintonia con questo mondo di malnati e farabutti: sono anch'io da rottamare, evidentemente.
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venerdì 19 aprile 2013

Ma riconoscimento di cosa?!


Ma riconoscimento di cosa?

Capisco quanto possa essere frastornato un adolescente che si mettesse 'per la prima volta in ascolto' della vox politica trasmessa dai telegiornali in queste ore – cogli 'speciali' dedicati alla mancata elezione del presidente della repubblica.

Perché sono indifesi, quegli adolescenti, e avrebbero bisogno di una 'lectio' di storia e cronaca politica recente per capire chi mente in pubblico video spudoratamente e racconta balle spaziali e chi semplicemente si limita a fare il suo lavoro - un lavoro sancito da norme costituzionali e regolamenti parlamentari: di votare un presidente capace di raccogliere i voti stabiliti da quelle norme e regolamenti.
Tutto il resto è noia e balle spaziali, appunto.

E ascoltare una deputata del pdl (chissà come e da chi selezionata a quel ruolo) che dice di sentirsi male perché 'si sta per votare un candidato non condiviso, che deve unire e non dividere' vien da tenersi la pancia dalle risate e/o risponderle come si fa nelle 'curve sud' degli stadi: 'Dovete morire!' perché ci hanno rifilato alla presidenza del consiglio dei ministri un berlusconi per tre lustri, del quale nessun cretino potrebbe dire che è un candidato che unisce e non divide.

C'è un clima di parole in libertà in questo paese da un tempo immemorato e sentire le geremiadi dei cialtroni di s-governo che hanno tollerato l'intollerabile e molto oltre del loro satrapo puttaniere e che ha più processi a carico che capelli in testa fa venire il voltastomaco e la voglia di chiudergli la tivù in faccia e deferirli alla corte europea di giustizia per vilipendio del paese e oltraggio alle istituzioni - e 'tutto il resto è noia' e non ci rompessero gli zebedei con le ridicole piazzate alternative davanti a Montecitorio contro l'ipotesi Prodi.

Se costui sarà eletto non saremo felici e non faremo girotondi di gioia perché non è il nostro candidato d'elezione ed è anche un filino dislessico e ha quel sorriso che imbarazza e tuttavia sarà stato eletto da un quorum parlamentare previsto dalla Costituzione della Repubblica e dai regolamenti. Perciò zitti e mosca e un sentito 'vaffa' a chi spende inutile fiato per dirsi rappresentante degli 'impresentabili' e pretende il riconoscimento politico che ne deriverebbe.

Ma riconoscimento di cosa?

Finché avremo memoria

Finché avremo memoria

'Di colpo, una parte del viso vi si blocca?' Comincia così un'informativa sanitaria rivolta ai 'papabili' di un maledetto ictus – e qualcosa di simile deve essere successo a silvio berlusconi ieri, sulla via del Friuli dove andava a fare 'campagna elettorale'. Imbonire e pasturare i suoi pesci di acquario è il suo mestiere, la sola cosa che gli riesce bene, che volete farci.

No, il viso non gli si è bloccato per l'ennesimo eccesso sessuale con una delle olgettine al seguito, che avete capito? Gli si è bloccato perché da Roma gli arrivavano le cifre della disfatta. Il numeratore dei voti dell'inciucio, infatti, segnava inesorabile il declinare del suo candidato alla presidenza della Repubblica e nella sua testa asfaltata di cesare al tramonto volavano neri i corvi-pensieri delle prossime scadenze giudiziarie che dovrà affrontare senza la rete di protezione di un 'sommo garante' che l'avrebbe mandato salvo dai processi e gli avrebbe garantito il quasi monopolio delle televisioni e gli sporchi profitti e il dominio sulle menti e sui cuori dei patiti/e delle telenovele trasmesse sui suoi canali.

Non è ancora finita, questa sporca partita di una 'sporca dozzina', è ben vero – e ancora gli residua, al vecchio satrapo, una speranza che spunti un D'Alema o un Amato dietro l'angolo – gente amica che non gli vuole male e garantirà che 'il nuovo che avanza' non sconfigga con ignominia il suo malandato esercito di lanzi e di evasori cronici e impuniti.

Però la vittoria di ieri è stata solare e bella perché il pubblico fuori da Montecitorio - che rumoreggiava e stracciava le tessere del pd e diceva 'impresentabili' i tristi soldati che votavano seguendo le vergognose indicazioni del segretario – ha esercitato una salutare influenza sul clima interno all'aula.
E dovrebbe essere chiaro, oggi, anche all'ultimo dei difensori della 'fortezza Bastiani', che l'inciucio cogli 'impresentabili' è malattia sporca, scabbia, sifilide - e porta alla morte del partito, al travaso di oltre la metà dei voti sul movimento di Grillo, com'era facile predizione già mentre si dava inizio alla sordida copula politica.

E noi speriamo che ce la caviamo e che ogni cosa sia illuminata di questa tragedia italica del 'vecchio' che non vuol morire e uscire di scena - e inizi finalmente la rivoluzione delle anime e della gente onesta e pulita che impone la sua idea di 'cittadinanza condivisa'.

Che non è quella delle maledette evasioni e dei tagli indiscriminati alla spesa sociale; non è quella di coloro che annunciano che loro 'andranno tutti all'estero' (siii! Si conceda loro subito il passaporto e gli si apra le frontiere!) nel caso salisse Prodi al Quirinale.

E' la cittadinanza delle regole e del pagare le tasse dovute - come le paghiamo tutti noi fino all'ultima lira - e del 'fare impresa' al modo dell'Europa che cresce e che crea lavoro e dà impulso a una nuova e diversa economia proiettata sul futuro delle 'generazioni senza speranza'.

E' la cittadinanza di chi vuole i latitanti nel loro dorato esilio chiamati col nome che si meritano: 'latitanti', appunto – ai quali mai si dovrà riconoscere un peloso 'onore politico' da parte di nessuno, finché avremo memoria delle loro malefatte. 313397_252914894759611_118635091520926_806460_1395180805_n.jpg

mercoledì 17 aprile 2013

Perché vi diciamo 'impresentabili'

Perché vi diciamo 'impresentabili'

Ho capito, stamattina, ascoltando la radio, perché gli elettori del pdl sono detti 'impresentabili'. E perché non è possibile nessun dialogo con loro, bensì le opposte invettive e i 'vaffa' corali.

E' intervenuto, infatti, sul far del mattino, quatto quatto, un tale che, con voce monocorde, ha letto il suo intervento – opponendo alla candidatura della Gabanelli quella di Gerry Scotti (come se un ridanciano imbonitore pubblicitario al soldo fosse comparabile con l'azione di denuncia del malaffare della brava giornalista) e ricordando, a chi lo ascoltava, che i 45000 della Rete di Grillo non sono comparabili con gli otto milioni di voti del barabba e satrapo puttaniere (n.d.r.) che ben lo vedrebbero al Quirinale.

Una voce e una mente, la sua, monocorde e piatta - encefalogramma piatto - come quella di coloro che, dopo ben tre lustri di s-governo e populismo d'accatto e scasso delle istituzioni ai fini personali e di bottega privata, ancora si ostinano a non voler considerare l'impresentabilità personale e politica del loro campione di processi e corruzioni della vita pubblica e ce lo rifilano compulsivamente nell'urna come quei bambini testardi che si incaponiscono a voler sfidare l'autorità dei genitori che gli dicono: 'Questo non può fare.' Facce da schiaffi e da tre palle un soldo.

E ancora, come un sol uomo, quei cattivi cittadini elettori battono la grancassa del preteso rispetto e dovuta considerazione degli 'otto milioni di voti'! Neanche fossero le mitiche 'baionette' del duce de noantri: da doversi utilizzare in una guerra permanente contro le istituzioni della repubblica.
E come se, di fronte, non ci fossero i sedici milioni di voti di Grillo e Bersani insieme - totalmente opposti nelle intenzioni e proposte di governo della cosa pubblica e nel voler designare gente perbene al vertice delle istituzioni e non i garanti di un 'patto scellerato' e/o di un salvacondotto giudiziario per il satrapo della ruby-rubacuori in attesa di sentenza.

La democrazia, cari concittadini di scarso senso civico, è anche (e sopratutto) un governare 'contro'. Contro chi vorrebbe lo sfascio del paese e promette le restituzioni dell'imu e un 'meno tasse per tutti' che ci porterebbe dritti filati fuori dall'Europa e il ritorno della 'liretta'. Perciò rilassatevi e mettetevela via.
Eleggeremo chi ci pare al soglio quirinalizio (perfino un Prodi, si, magari per farvi dispetto e sberleffo) e, forse, chissà, avremo pure un governo Bersani coi voti di Grillo che vi voteranno 'contro' un legge sul conflitto di interessi di stampo europeo. Forse, chissà, speriamo.
Dite che è troppo sperare di veder il vostro campione di denari smaniare nel dorato esilio di Antigua e progettare 'grandi ritorni' -come faceva Napoleone a Sant'Elena? :rolleyes:

martedì 16 aprile 2013

Speriamo che sia femmina (part two)



Mi disturba l'osservare e l'ascoltare le persone troppo sicure di sé. Qualsiasi sia la loro 'parte politica' e l'arte che praticano con grande perizia e bravura: sport, danza, musica e altro. 
Forse è qualcosa di più di un 'disturbo': è una rabbia una intolleranza, un desiderio forte di impadronirmi del gesto biblico della distruzione -come fu per Sodoma e Gomorra e col Diluvio Universale- e cancellare d'impeto quell'osceno esibirsi delle persone che credono di avere qualcosa di definitivo da dire e da mostrare al loro prossimo che li stupisce e li soggioga.
Cacciari e Sgarbi, ad esempio, per dire di due opposte sponde politiche, ma di una uguale arroganza e pretensiosità, ma anche certi direttori d'orchestra ieratici e inarrivabili, certi ballerini troppo compiaciuti delle loro movenze e alcuni pretesi 'maestri' che hanno dimenticato (o non hanno mai saputo) che la 'maestria' è sempre umile e conscia del percorso difficile che si fa per arrivarci e della difficoltà di rimanervi.

Forse perché niente mi è stato regalato, in questa mia vita terrestre, e il dubbio è il mio perpetuo rovello - e osservo tutto ciò che è stato creato dal nulla con l'interesse di un creatore di riserva, un 'rivoluzionario' che sempre pensa a come ciò tutto che ci appare sia modificabile in meglio e il bene sempre 'di là da venire' - che, si parva licet, è il rovello degli artisti massimi quali Leonardo e Michelangelo: geni innovatori e distruttori e sperimentatori che cancellavano e riscrivevano la loro arte con la tormentata coscienza di un punto più alto da raggiungere. Autentici semidei terrestri.

Ed è vero che un eccesso di sicurezza sconfina nell'auto parodia: vedi il caso di berlusconi che spara i suoi slogans suggestivi da imbonitore sperimentato sulle pubbliche piazze da lui organizzate e prezzolate e non si cura di 'vedere l'effetto che fa' su quella parte di cittadini adusi all'esercizio critico della mente: ai quali l'idea che esistano 'giudici comunisti' che lo perseguitano provoca accessi di riso e considerano, invece, che la somma dei processi che lo hanno visto imputato consegua al modo davvero specialissimo di essere lui 'imprenditore' generato dalla palude miasmatica della seconda repubblica di Tangentopoli e dalle amicizie sue non proprie limpide coi 'socialisti ambrosiani' del mai dimenticato craxi bettino latitante ad Hammamet.

Questo è quanto avevo in animo di comunicarvi oggi, miei affezionati lettori; godetevi il sole pieno di primavera, ma attenti al sabato veniente -ché la temperatura scenderà di sei gradi e farà sbollire i vostri accesi spiriti di aspiranti elettori di un presidente della repubblica degno del titolo e rispettoso della Costituzione. Speriamo che sia femmina, amen e così sia.

lunedì 15 aprile 2013

Andare a vedere il bluff

Andare a vedere il bluff (vai Bersani!)

...che poi basterebbe uscire dagli slogans stupidi da campagna elettorale permanente usati da sua maestà Il Salvacondotto Giudiziario per smascherare la bugia gridata sulle piazze prezzolate ed esporla al suo ridicolo e al ludibrio conseguente.
Come si può, infatti, pensare a un programma di 'governissimo' pd-pdl che contenga la restituzione dell'imu? Compensata da quali tagli di spesa e/o nuove entrate, di grazia?
Magari Bersani potrebbe 'andare a vedere' il bluff e suggerire la soluzione all'imbonitore -che la gridava già prima delle elezioni: 'E se non sarà possibile trovare i fondi ve la restituirò di tasca mia'. Ecco, bravo.
A queste condizioni il governissimo si fa.
Con l'avvertenza che ogni voce di spesa e/o rimborso di tasse e sovvenzioni speciali alle imprese in difficoltà sarà pagato 'di tasca sua'.
Fatta la tara di quanto il satrapo mascarato deve alla moglie e alle olgettine e alle testimoni del processo Ruby che gli chiedono una cifrazza per ritirarsi è bene che gli italiani gli facciano un po' di conti di tasca, prima di votarlo.
Temo che non resti più molto nelle sue casse private per tutto quel po' po' di programma di 'governissimo' suggerito dallo Squinzi.

sabato 13 aprile 2013

Il governo di alto profilo che ci manca

Squinzi dice agli imprenditori. 'C'è bisogno di un governo di alto profilo.' e chiude quindi al governissimo pd e pdl e alle 'larghe intese' - con buona pace del renzi e del suo dirimpettaio berlusconi.
Ve l'immaginate, infatti, un governo di 'alto profilo' con dentro gasparri e alfano o, peggio, berlusconi all'economia ('i ristoranti sono pieni', diceva) o agli Esteri a fare 'Cucù!' alla Merkel?

La verità è che si sta discretamente bene così come stiamo: a bagnomaria in questa che chiamano 'crisi politica' o 'lo stallo' – e se gli italiani hanno scelto così si rispetti 'la volontà degli italiani' e si dia 'tempo al tempo' perché il liquido amniotico del 'nuovo che avanza' si schiarisca e si veda con chiarezza come sta il bambino.

E che Squinzi addebiti la tragedia delle imprese che chiudono e del lavoro che si perde all'attuale situazione politica è idiozia palese perché le imprese chiudono, invece, a causa degli ordinativi che languono e la domanda interna si è afflosciata e vieppiù si affloscia se il lavoro manca e i consumi si riducono.

Ogni 'trasformazione epocale' ha un prezzo pesante da pagare e questa che viviamo è epocale perché vede l'Occidente del possente sviluppo economico postbellico travasare la sua storica ricchezza produttiva verso i vasi comunicanti della Cina e dell'India e del Brasile e, udite, udite! Dell'Africa - perché anche l'Africa ha i suoi 'paesi emergenti' e solo quando questo travaso di un fiume in piena troverà una misura di equilibrio geo economico torneremo a crescere perché sapremo che cosa produrre di nuovo e diverso e quali nuovi mercati si sono aperti in un mondo globale per gli imprenditori che hanno saputo resistere e innovare e trovare slancio creativo.

venerdì 12 aprile 2013

Il nuovo che avanza

Matteo Renzi è simpatico, comunicativo, facondo. Ed è un politico navigato e capace di trovare le parole giuste, le parole suggestive per incantare il 'popolo sovrano' – quello che basta che gli prometti la restituzione dell'imu e puoi essere un berlusconi qualsiasi e avere più processi che capelli in testa e ti votano e ti osannano e si dicono disposti a giurare che, si, era 'la nipote di mubarak': le ho controllato personalmente il passaporto e conosco lo zio di persona.

Però Matteo Renzi, una volta votato e assurto all'olimpo della presidenza del consiglio dei ministri, non farà nessuno dei miracoli che promette -ed è in questo la sua tragica somiglianza col barabba di s-governo con cui si vide ad arcore e non gli fece schifo -tu vedi lo stomaco che si ritrova.

E che sia stato cassato dai 'grandi elettori' che dovranno rifilarci chissà che 'persona per bene' e proba e rispettosa della Costituzione della Repubblica è un bene perchè, come l'Ingroia, sta bene dov'è: Ingroia giudice ad Aosta e Renzi sindaco a Firenze -e non rompeteci gli zebedei colla storia che, lui alla testa del pd, vinceremmo le elezioni a man bassa.

Lui alla testa del pd, il partito sarebbe spaccato e agonizzante e metà del suo elettorato travasato su Grillo, scommettiamo?

giovedì 11 aprile 2013

Quei furbi elettori che hanno avvilito il paese



Mi è venuto da ridere, stamane, nell'ascoltare Barbacetto, giornalista de 'il Fatto Quotidiano', raccontare che un ascoltatore lo aveva rimproverato per iscritto di avergli offeso il suo campione elettorale, il barabba berlusconi, l'uomo che 'ha più processi che capelli in testa'. Prescritti per il furbo intervento dei suoi avvocati 'cavalli di caligola' - da lui fortemente voluti sui seggi parlamentari a fargli le leggi di comodo.

E la sciocca geremiade di quell'ascoltatore è tipica del popolo di destra estrema (loro si definiscono 'i moderati' – figuratevi! tranquillamente alleati a 'la destra' e con i 'fratelli d'italia'). Un popolo che vota con il portafoglio e ha nessun senso civico e aborrisce le tasse che sostentano la spesa pubblica delle scuole, dei lavori pubblici, della sanità e della pubblica assistenza - e fino a ieri non le pagavano, sic e simpliciter, ma oggi paventano le annunciate visite e i controlli fiscali, che sono ben al di sotto di quanto fa il fisco a nord delle Alpi per contrastare l'evasione.

E dire che 'se voto un barabba notorio lo onoro, gli conferisco onore politico' è coglionata degna del peggior asino a scuola - dal momento che le brave maestre delle elementari ci insegnavano, nell'ora di 'educazione civica', che solo i migliori tra i cittadini, i più degni e probi meritano l'alto onore di sedere sugli alti scranni a fare le leggi; e non per altro li diciamo 'onorevoli'.

Ma è vero che 'viviamo in tempi grami' dove 'il migliore ci ha la rogna'. E hanno cominciato i radicali a mandare una 'pornostar' in parlamento, - ma era metafora palese del voler equiparare le pornografiche figure già sedute colà colla 'new entry' tutta moine e mossette e tette di fuori. L'attualità di Troia, direbbe Battiato.
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Da allora è stato un precipitare di avvilimenti e 'cricche degli appalti' e cosentini e verdini e berluschini indagati e richiesti a dibattito nelle aule dei tribunali. Invano, perchè, come un sol uomo, i dipendenti aziendal/parlamentari del berlusca respingevano sdegnati la richiesta di arresto e affermavano tetragoni e senza neanche che gli scappasse una risata che ruby-rubacuori era 'la nipote di mubarak'.
E più ci avevano la rogna quei loro campioni di mafia e camorra (col dell'utri che mandava il mangano nelle stalle di arcore) più ci prendevano gusto a rifilarceli nel segreto dell'urna e si fregavano le mani per il misfatto elettorale e di s-governo della cosa pubblica e de 'il bene dei cittadini'.

E adesso ce lo rifilerebbero volentieri perfino al Quirinale, l'uomo che è tornato in politica per averne 'il salvacondotto giudiziario' che lo salverebbe dalla dorata latitanza -pensate a quanto in basso viaggia il loro indice di 'senso civico'. E si offendono pure se li diciamo 'impresentabili' – giusto per dirgliene poche e trattarli bene.

Un sentito 'vaffa' e di cuore alle genti di destra estrema che hanno vilipeso l'Italia.

martedì 9 aprile 2013

Speriamo che sia femmina


Il bel corpo femminile deve avere davvero qualcosa di specialissimo e 'mirabile' per meritarsi il distico 'Donne, donne, eterni dei!' e perfino il postmoderno apparire in un sito di propaganda di un dentista croato – che non si capisce che c'entri il mal di denti con una bella donna o se l'uso del corpo femminile sia specialmente rivolto ai vecchietti sdentati quale 'target' di riferimento dell'intraprendente dottore in ortodonzia e affini.
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E su facebook abbondano le pubblicità di incontri con belle donne russe o dell'est in genere -che pare l'unica merce abbondante colà e commerciabile, insieme al 'gas russo' e il solo mercato transfrontaliero europeo che regga l'impatto delle crisi globale e capace di redistribuire la ricchezza per il tramite di matrimoni combinati ed eredità pretese di pensioni e case di abitazione dei nostri vedovi.

E che la donna sia speciale e centrale, di questi tempi più che in antico, lo dice anche il fatto che, si dice, si mormora, che potremmo avere un capo dello stato donna, alleluia e così sia.

Perché di avere un Marini o un D'Alema o un De Rita, concordati col barabba di s-governo satrapo e puttaniere notorio è cosa che avvilisce e spaventa il futuro e perfino una Bonino ci parrebbe il meno peggio, se niente di meglio passerà il tragico convento post elettorale.

Noi speriamo che ce la caviamo e 'speriamo che sia femmina' e rammentiamo la prece del Poeta : 'Donna, sei tanto grande e tanto vali....', per dire di quali sublimi altezze l'Uomo sia capace, ma solo per il tramite della Donna.43fa80768c_1374089_med.jpg

le cose impossibili


LeG, supplica a Bersani: “Non svendere la Costituzione”

Il governo e le regole del gioco. Una “supplica”. Scritta da Libertà e Giustizia e rivolta al segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani. Oggetto: un invito alla riflessione in vista dell’incontro con Silvio Berlusconi. Per non “consegnare le regole del gioco a chi in questi anni è stato il campione della rottura di ogni regola”. L’associazione presieduta da Gustavo Zagrebelsky e Sandra Bonsanti chiede di non scambiare un “breve, sia pur essenziale, governo del Paese” con le “regole del gioco”.
Ecco il testo della “supplica”:
Caro segretario del Partito democratico, questa è una vera e propria supplica che ti inviamo quando mancano poche ore al tuo incontro con Silvio Berlusconi. Un incontro durante il quale ti prepari a offrire al Pdl “tutta quella roba lì”, come hai definito stamani ad Agorà le riforme della seconda parte della Costituzione. E probabilmente anche la scelta del nuovo presidente della Repubblica.
In cambio di una intesa per il governo, il tuo governo.
Hai anche detto che “quella roba lì” è molto importante, rappresenta un fatto “storico”.
E allora caro segretario del Pd: cerca di non vendere un breve, sia pure essenziale, governo del Paese per le regole del gioco. Quelle regole essenziali alla nostra democrazia, quella seconda parte che contiene anche gli articoli 49 (sulla democrazia nei partiti) e 67 (ogni parlamentare rappresenta la Nazione) sui quali giustamente chiedi conto ai grillini. Per “quella roba lì” molte vite innocenti sono state sacrificate. “Quella roba lì” è la “roba” più preziosa che abbiamo e che ci tiene ancora insieme come popolo libero.
Non la scambiare con un governo qualsiasi.
Non abbiamo bisogno, in questo momento tragico per tanti italiani, di un governo qualsiasi (al quale, stando al risultato elettorale, sono contrari i due terzi dei cittadini). E nemmeno di un “compromesso antistorico” nato sulla svendita della Costituzione, che può, e forse deve essere aggiornata, ma non stravolta come ben sai e come chiede Berlusconi.
In queste poche ore che mancano al tuo incontro con Berlusconi, rifletti ancora se si possono consegnare le regole del gioco a chi in questi anni è stato il campione della rottura di ogni regola violando e irridendo la nostra Carta.
Qui il sito di Libertà e Giustizia. E “Il compromesso antistorico di Massimo Giannini

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venerdì 5 aprile 2013

Del 'prendere i bastoni'


Non so se la gente 'prenderà i bastoni' -come grida Grillo- nel caso si affermasse l'atroce inciucio e contronatura tra pd e pdl. La 'gente' ne ha viste di tutti i colori in questo paese di infami (che non lasciano fama) e, forse, sarà presa ancora una volta per fame e sete e malattie, come accadeva negli assedi delle antiche città.

Perché la sindrome del suicidio di chi 'non ce la fa più' si estende e ci sgomenta e oggi dobbiamo aggiungere quest'altra cosa spaventosa dell'inciucio della vergogna nazionale al 'non poterne più' delle brutte cose che ci accadono e segnano l'infamia nazionale.

Perché non è una semplice questione del mettere assieme i due terzi dell'elettorato e governare (governare? pd e pdl insieme!? Non li abbiamo già visti all'opera questi grassatori della minipatrimoniale rifilata anche ai poveri cristi che avevano depositi nei c/c e nei libretti postali sopra i cinquemila euro? Altro che Cipro!).

La questione - che dovrebbe essere ben nota al Franceschini, fino a ieri una 'brava persona', ma che oggi si aggiunge al coro stonato di chi perora l'unione vergognosa e contronatura - è che un accordo di s-governo col satiro di arcore, quello de 'la nipote di mubarak' - e coi suoi avvilenti luogotenenti di bassissima lega comporta la concessione di un salvacondotto giudiziario all'imputato di cento processi mandati in prescrizione dalle sue leggi ad personam. E l'elezione di un capo dello stato notaio di questo patto vergognoso che fa carta straccia dei sacri principi costituzionali de 'tutti i cittadini sono uguali di fronte alle leggi'.

E' questo che si vuole, che vogliono 'quelli del pd' che si dicono disposti al mercimonio, all'ennesima 'puttanata' (nel senso del vendersi il corpo politico e l'onore)? Speriamo di no, speriamo che sia l'ennesimo, flebile gemito e lamento di chi sta per morire (di vergogna e disonore acquisiti nel troppo tempo della loro militanza) e speriamo vivamente che muoiano (politicamente) di questa loro malattia mortale prima che la gente 'prenda i bastoni'.

mercoledì 3 aprile 2013

Come in un film


Come in un film. Volare a bassa quota tra le case con addosso un microfono capace di registrare i dialoghi che vengono dall'interno delle abitazioni la mattina e cercare di capire che vuole davvero il 'popolo sovrano' e quali 'soluzioni' offre dell'impasse politico-parlamentare che indigna tutti contro tutti.

E il risultato di quel vocio confuso, di quel battibeccare, di quel latrare furioso e sommesso lagnarsi e frignare contro Grillo che non vuole allearsi col pd e il pd che non vuole allearsi col pdl sarebbe di ben difficile aiuto al volonteroso che si prova a misurarsi colla volontà del 'popolo sovrano'.

E allora che senso ha invocare di 'tornare alle urne' per averne un responso non meno malato e ambiguo di quell'oracolo di delfi che è diventato il 'risultato elettorale' in questo c...o di paese?

Perché 'tornare a votare' a ridosso di o in piena estate significherebbe l'azzardo di un 'terno al lotto' perfino per quel cavaliere mascarato a cui solo giova il tenere il paese in tensione politica al diapason - e organizza le manifestazioni di piazza da lui prezzolate che gli sono megafono per gridare 'al golpe' e 'i giudici comunisti che mi vogliono far fuori'.

E basterebbe solo questa citazione dell'avvilimento nostro nazionale, della iattura, della tragedia mentale e politica che ci affligge per mandare a dire al Renzi che 'si dia una calmata' e se ne stia zitto e buono e 'batta il passo' e faccia il suo onesto lavoro di gregario finché le acque agitate e torbide di questo paese di infami (che non lasciano fama) non avranno ritrovato quella limpidezza di minima che permette di vedere cosa c'è sul fondo.

Tempo al tempo. E che i saggi lavorino con la necessaria pacatezza e meticolosità per capire che cosa unisce e cosa divide questo pollaio clamoroso uscito dalle stramaledette urne del confusissimo e inaffidabile 'popolo sovrano' - e lavori più speditamente la magistratura giudicante, a cui sola affidiamo la speranza di una 'luce in fondo al tunnel'. Amen e così sia.

martedì 2 aprile 2013

Dieci piccoli indiani

..che poi tutto questo gridare 'la casa brucia!' da parte di un incendiario neroniano e i suoi osceni accoliti, che quell'incendio hanno appiccato col proposito di non votare più la fiducia al governo dei tecnici, fa venire l'orticaria e peggio: una gran voglia di menar le mani e far capire ai maledetti evasori che li votano per gli sporchi interessi di bottega che non se ne può proprio più di assistere al degrado di un paese per il maledetto interesse giudiziario di un solo.

E quella di aver preso tempo e nominato i 'dieci piccoli indiani' - forse destinati a sparire uno a uno per i giochi incrociati dei partiti di riferimento e di area - è stata la sola cosa sensata che si potesse decidere, stante la guerra di tutti contro tutti, e ci consentirà di tenere la barra in Europa e parare le ondate assassine dello spread e le nere predizioni dei 'mercati' che mandano deserte le aste sui btp.

Ottima decisione quella di Napolitano. C'era bisogno di far uscire dall'angolo il partito democratico umiliato dai grillini e, parallelamente, dire insensate le urla belluine dei luogotenenti del barabba di denari - che paventa le sentenze ed ha un gran bisogno di tenere aperta in permanenza una campagna elettorale durante la quale dirsi 'perseguitato', poverino, - e niente di quel che affermano i suoi: di 'riforme' elettorali o relative alla casta e i soldi alle imprese potrebbe importargli di meno, in verità.

Gli importa, invece, di gridare 'al lupo, al lupo!' e 'al golpe!', povero untorello di denari che ha dato fondo a tutte le sue pezzenti ricchezze per salvarsi dai giudici e mandare a prescrizione i processi.

Vi rifileremo Prodi, cari elettori/evasori -così come voi ci avete rifilato il vostro nerone-berlusconi.

A ciascuno il suo e che la bile politica si espanda per li interni vasi e tutto si compia.








"Dieci poveri negretti
se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione,[3]
solo nove ne restar.
Nove poveri negretti
fino a notte alta vegliar:
uno cadde addormentato,[4]
otto soli ne restar.
Otto poveri negretti
se ne vanno a passeggiar:
uno, ahimè, è rimasto indietro,[5]
solo sette ne restar.
Sette poveri negretti
legna andarono a spaccar:
un di lor s'infranse a mezzo,[6]
e sei soli ne restar.
I sei poveri negretti
giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto,[7]
solo cinque ne restar.
Cinque poveri negretti
un giudizio han da sbrigar:
un lo ferma il tribunale[8]
quattro soli ne restar.
Quattro poveri negretti
salpan verso l'alto mar:
uno se lo prende un granchio,[9]
e tre soli ne restar.
I tre poveri negretti
allo zoo vollero andar:
uno l'orso ne abbrancò,[10]
e due soli ne restar.
I due poveri negretti
stanno al sole per un po':
un si fuse come cera[11]
e uno solo ne restò.
Solo, il povero negretto
in un bosco se ne andò:
ad un pino s'impiccò,[12]
e nessuno ne restò."


lunedì 1 aprile 2013

Una persona noiosa


C'è una canzoncina, discretamente ballabile e morbida nei toni e negli accenti, in cui alcune 'segnorine' rimproverano al loro amato di preferire il loro 'collider' alle coccole che, si conviene, siano dovute alle giovani donne amorose. Si tratta,ovviamente del collider dove collidono le famose 'particelle' di cui al 'bosone' di Higgs o 'di dio' - come comunemente lo si chiama e suona un po' blasfemo.

Ecco: mi piace di più un tipo d'uomo 'sprecadonne' che siede davanti ad un computer per elaborare una sua qualche teoria sulla materia oscura di un tale a cui si è dedicata perfino una pubblica camera ardente in Campidoglio - come fosse chissà che cittadino onorato e onorevole e non un personaggio discretamente 'burino' che si vantava di essersi scopato senza vero amore 1500 donne, una più una meno.

Il mondo è bello perché vario e, se è vero che quel tale, defunto per raggiunti limiti di età e di usura fisica, impersonava un 'bellone' da 'jet set' e da 'notti brave' di play boys romani d'antan, pure ci chiediamo come facevano quelle 1500 donne a gettarsi tra le braccia - e magari sciogliersi e soffrire di amore ferito - con uno la cui massima fama è contenuta nel non preziosissimo distico canzonettaro : '(..) tutto il resto è noia. / Non ho detto gioia, ma noia, noia, noia.'
Che, a chi, come noi, è interessato alla gioia e alle emozioni 'alte', invece, suona male davvero e irritava parecchio che la si dovesse ascoltare alla radio passando davanti a una finestra aperta.

Aggiunta di infamia: a quel tale, sprecadonne e amico di gente poco raccomandabile, gli perfino è avanzato, in tarda età, di chiedere una sovvenzione pensionistica allo Stato, da elargirsi per chissà che pretesi meriti artistici. E a chi gli chiedeva dove avesse investito i molti soldi che gli fruttavano le sue mediocri canzoni rispondeva : 'Me li so' magnati'.

Riposi in pace e si riservino le pubbliche camere ardenti nelle città italiche a cittadini migliori.