giovedì 30 settembre 2021

Ritratti

 

01 ottobre 2016
gpsi
 
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...che poi anche gli specchi fanno la loro malvagia pars nel dirti che non sei quello di ieri e dell'altro ieri bensi un 'ritratto di Dorian Gray' invecchiato nella soffitta del tuo tempo e ti sembra alieno il tuo stesso tempo, mannaggia, con tutti questi morti che ci vengono dalle cronache di guerre e le invasioni conseguenti di 'profughi' a stormi e sciami e gli attentati a ripetizione dei 'radicalizzati sul web' di islamisti immaginari - e 'si stava meglio quando si stava peggio', maledizione! e il passato ci conforta per le sicurezze di esserci stati al modo che serbiamo in memoria (confesso che ho vissuto) e per il disegno di 'magnifiche sorti e progressive' che abbiamo coltivato e si è sfaldato tra le nostre dita nel prosieguo della storia che va col passo del gambero.
Datemi una 'De Lorian' - che imposto sul cruscotto la data 1828 e seguenti e magari vi mando un post da lì e vi dico quanto è bello viaggiare nel tempo e se ho fatto una chiacchierata proficua col conte Leopardi e tutti gli altri suoi contemporanei. Bei tempi, quelli.
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mercoledì 29 settembre 2021

Animali intelligenti

30 settembre 2014

In una pubblicità della Rai, 'da novant'anni in onda', Cochi e Renato ci informano che 'La gallina non è un animale intelligente. / Lo si capisce da come guarda la gente'. E, per la verità, mi capita di incocciare per strada persone (molti 'giovani') che nulla hanno da invidiare a questo straordinario animale - al quale dobbiamo riconoscenza massima non foss'altro che per il dono divino che ci ha fatto nei millenni delle sue uova. Immaginate cosa sarebbe la nostra vita senza lo zabaglione, le frittate di ogni genere e tipo, le impanature e tutto quanto della nostra fantasiosissima gastronomia comporti l'uso delle uova. E trovatemi, di contro, uguale utilità sociale e relazionale per certi nostri 'giovani' della movida notturna, il cui sguardo ci riporta indubitabilmente alla gallina. Per tacere di quelli che si affiliano all'Isis per provare l'emozione intensissima del tagliare gole e teste di gente indifesa attribuendone il merito all'ineffabile allah e al suo mitico profeta.E, con una piccola digressione, sull'articolo 18, viene fatto di chiedersi se 'è nato prima l'uovo o la gallina'. Ovvero se questo diritto elementare di non venire licenziati perché 'stiamo sulle palle' a un padrone caratteriale e un filo stronxo sia cosa buona e giusta in sé e da estendere a tutti o, invece, è solo una palla al piede delle nostre mitiche 'imprese' che, senza, assumerebbero lavoratori a mucchi e dozzine - tanto, poi, li mando a casa quando mi pare e piace, che bel divertimento. Chiedere lumi a Renzi, una volta spenti i riflettori sul teatrino insulso della sua Direzione. E chiediamogli conto, poi, di tutte le altre promesse che dispensa a piene mani sui disoccupati e i mitici 'corsi di formazione' che dovrebbero restituire il lavoro perduto ai cinquantenni con l'ansia atroce di una pensione che non arriverà. Ma chiedeteglielo davvero, cari i miei concittadini, - coi toni duri e ultimativi di elettori incazzati e indignati - e rendeteglielo bollente quest'autunno che incede col passo del gambero: uno avanti e due indietro.E ho nelle orecchie i resoconti di amici e conoscenti che mi parlano di condizioni di lavoro talmente degradanti da venire voglia di cambiare pianeta per mai incontrare quei tali che offrono un tale tipo di 'lavoro' - e si dicono 'imprenditori' e colonne portanti di una società di infami e ignorano e non si curano delle più elementari regole di rispetto della dignità delle persone.

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domenica 26 settembre 2021

Motti ambigui e beffardi.

 


Motti ambigui e beffardi.
Che cosa può significare lo strano abbinamento di un famosissimo motto latino che tuttora campeggia sulla testata dell'Osservatore romano, ma trova(va) il suo misterioso equivalente nel campo di concentramento di Buchenwald – scritto a rovescio perché a leggerlo, beffardamente, fossero i morituri ivi rinchiusi?
Unicuique suum. 'A ciascuno il suo'. Che mai vorrà davvero significare, se una tale ambigua definizione si presta anche allo spaventoso rovesciamento di senso di 'Jedem das Seine' del campo di morte di cui sopra?
Ci spetta davvero qualcosa, in questo nostro mondo caotico e crudele e nel corso delle nostre vite delle più varie e diverse? Siamo creditori di qualcosa, che so: la fruizione libera e gratuita e impunita del pianeta, come ci rimprovera Greta, - che, quando non sorride, il guardarla è penitenza di molto maggiore delle 'tre pateravegloria' che recitavamo con sincera compunzione genuflessi di fronte al ligneo crocefisso e ne uscivamo bellamente assolti?
E chi più ha è tenuto a devolvere le proprie eccedenze a chi meno ha (o proprio non ha) – perché esiste un 'suo' dei ciascuno nascosti o poco visibili, un 'suo' del nostro prossimo globale poco o nulla tenente a cui Marx, Engels e Lenin predicavano il doversi liberare con forza 'dalle proprie catene' – ma, dopo tante rivoluzioni, ci siamo ridotti, agli inizi del terzo millennio, all'otto per mille della chiesa cattolica, che chissà come amministra il suo bel gruzzolo, data l'elefantiasi istituzionale di cui soffre?
E, certo, i prigionieri di Buchenwald distoglievano lo sguardo dalla beffarda scritta sovrastante il cancello di ingresso perché mai hanno accettato che il 'Seine' - il 'loro' dovuto a ciascuno dei reclusi e morituri stancamente deambulanti tra le baracche - dovesse essere quella condanna incomprensibile ed atroce, quella riduzione del loro stato di esseri umani a carne da macello e grasso da sapone in virtù della vittoria militare dei loro malvagi oppressori.
E, nel mio piccolo, anch'io spesso mi interrogo su cosa effettivamente sia il mio dovuto, quella piccola parte di riconoscimento ad personam di uno stato di diritto niente affatto certo e tutto e sempre da rivendicare per ottenerne una ragionevole, bastevole porzione (vedi le lotte operaie nelle fabbriche che chiudono) – ed è triste dover convenire che 'niente è per sempre' e che, se sono in troppi a chiedere e premere ai confini ben difesi dal filo spinato, qualcuno presto apparirà di là del muro con i cani e il taser e i manganelli a ricordarci che 'a ciascuno il suo' è un motto tutto e sempre da interpretare e, in certi contesti, pure un filo beffardo, ahinoi.

sabato 25 settembre 2021

Alfabeti ed altri alfabeti.


26 settembre 2015
Ha chiuso di recente la meravigliosa mostra 'Alefbet – L'alfabeto della memoria' di Grisha Bruskin alla Stampalia che mostrava, stupendamente raffigurati, i temi e i personaggi della Gnosi della religione ebraica: tanto ricca e fantasiosa quanto mirabile e avvincente nel fascino che promana dalle storie di ognuno dei suoi personaggi. Non so se Bruskin sia 'credente', ma di certo è stato 'colpito sulla via di Gerusalemme' dalle avvincenti narrazioni della religione dei suoi avi e le ha tradotte con abilità artistica straordinaria.
Così è stato per me, nei riguardi della sua religione e di tutte le altre che ho conosciuto e approfondito la conoscenza nel corso di molti viaggi iniziatici: in India e nell'estremo Oriente delle moschee frammiste alle pagode e ai templi induisti e le caverne buddiste.
Religione e storia dell'uomo procedono tuttora affiancate: sogno e leggenda l'una dell'altro e tormento di una evoluzione che non riesce ad affrancarsi dal peggio della cultura religiosa fondamentalista e 'unicista' – quella di coloro che pretendono di affermare e interpretare 'l'unico e vero Dio' e il suo Verbo. Verbo detto e scritto nel Libro da un Profeta e/o da un 'figlio di Dio' sceso in terra e partorito da una vergine, nientemeno. Miracolo della Fede. E si fatica a mandare a memoria gli episodi storici in cui si sono affrontati, spade (oggi bombe e mitraglie) alla mano, gli aderenti a questa o quella Fede e dottrina o le sette e gli scismatici e le centinaia di migliaia di morti che hanno lasciato sul terreno.
E altri sette/ottocento sono rimasti a terra - donne e bambini compresi - l'altro ieri alla Mecca, schiacciati dall'ondeggiare pauroso della calca dei 'pellegrini' che volevano bersagliare con le pietre un qualche loro demone – dei molti partoriti dall'insana follia delle varie e diverse fedi nel corso dei secoli.
E mi chiedo perché siamo una ristrettissima minoranza, noi atei (non devoti) che notiamo e additiamo l'incredibilità e la favolistica dei miti e dei riti persi nella notte dei tempi di tutte le religioni e ne denunciamo l'oppio dei popoli – e il veleno, se lo relazioniamo ai morti in battaglia e alle catastrofi ricorrenti dei pellegrini islamici alla Mecca.
E, oggi, importiamo a migliaia, dalle nostre frontiere-colabrodo, il virus di un islam medioevale che è destinato a fare danni e alimentare i conflitti etnico-religiosi a centinaia e migliaia nel cuore di un'Europa che più fragile e indifesa non si può – e si arrabatta con provvedimenti-tampone e sempre in ritardo sui tempi e insufficienti nella titanica impresa di arginare a governare i nuovi barbari.
Integrarli, poi, è parola davvero grossa, dati i moltissimi casi di immigrati di seconda e terza generazione coinvolti in predicazioni fondamentaliste che alimentano l'odio e armano le mani degli assassini di 'Charlie Hedbo' e del museo del Bardo.


Poi venne il covid e non ci fu più storia.


Prevenzioni e argini 24 settembre 2014
Il reportage di stamattina di 'Radiotre-scienza' sullo stato delle cose relativo all'espansione dell'epidemia di Ebola nei paesi africani è stato davvero 'impressionante'.
Il ministro della Sanità della Sierra Leone parlava di un paese vuoto: di turisti, di uomini d'affari, di ambasciatori e personale d'ambasciata scappati a gambe levate non appena è stato chiaro che all'espansione del morbo non vi era nessuna difesa e trincea possibile – e le stime vanno da 200000 morti in breve volgere di tempo a un milione.
E l'idea che dall'Africa il morbo passi all'Europa non è idea peregrina – e si salvi chi può dalle reazioni allarmistiche e 'di pancia', se solo sfuggisse di penna o in voce ad un improvvido giornalista che dai nostri 'barconi' quotidiani è sbarcato un malato di quel morbo spaventoso.
Roba da 'dagli all'untore' del Manzoni cronista della peste a Milano o i racconti e i resoconti del dottor Rieux ne 'La peste' di Camus.
Eppure tutto lascia credere che la rete di protezione sanitaria europea e occidentale, prima o poi, sarà violata – e dovremo fare i conti e misurare la nostra valentia di epidemiologi e probabili vittime capaci di resistere sui bastioni della cittadella assediata.
E sarà pur vera quella bella frase 'buonista' che è il messaggio portante de 'La Peste' di Camus: '(…) qu'il ya dans les hommes, front aux catastrophes, plus de choses à admirer que des choses à mépriser.' - e tuttavia non è meno portante quest'altro: che 'prevenire è meglio di curare'.
E fare argine e muro contro la tragedia incessante degli sbarchi e dei 'barconi' è solo questione di tempo perché, prima o poi, si imporrà, di necessità, il 'senso della misura' e della impossibilità e insensatezza di divenire il campo profughi privilegiato e ambìto dell'intero bacino mediterraneo in fiamme.
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giovedì 23 settembre 2021

Le follie della storia. Predizioni a confronto.

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Le follie della Storia
Ogni congiuntura storica ha le sue celebrazioni e gli apologeti che le magnificano e ce le spacciano quali 'il miglior mondo possibile' dove vivere e gioire ad onta delle evidenze di disordine e affanno e facili predizioni nere.
E, stamattina, Francesco Merlo, a 'Prima pagina', magnificava i colori primari: il bianco e il nero, e parlava di Obama e di Francesco, il papa bianco e il papa nero: i due 'migranti' di successo di un mondo che si vuole che vada verso il melting pot globale, - costi quel che ci costa e incuranti, gli attuali s-governanti, del caos che ne consegue in cronaca e delle distruzioni identitarie e 'guerre di civiltà' che provocano/cheranno queste ondate di tsunami di popoli in fuga dalle loro storie e patrie.
E, appassionato di storia come sono, ascoltavo, ieri, i resoconti tragicissimi dei primi due decenni del secolo appena scorso durante i quali, tra gli intellettuali e gli artisti e le 'avanguardie', trionfava il verbo mortifero di: 'Alla guerra! Alla guerra!' - cachinno stolido e insensato che esprimeva il disprezzo di quelli intellettuali un filo suonati (Marinetti, Papini) verso il relativo benessere che connotava gli ultimi decenni dell'Ottocento e l'utopia prossima delle 'magnifiche sorti e progressive' che conseguiva alle invenzioni e scoperte (i lampioni a gas, l'acqua nelle case) che avevano migliorato la vita di (quasi) tutti.
E pare davvero che non via sia argine e freno possibile alla demenza dei popoli e dei loro s-governanti nella Storia quando iniziano gli scatenamenti mortiferi che nessun apprendista stregone (nemmeno Renzi, nemmeno la Merkel) sa come fermare. 'Non sanno come fermare quegli spiriti che essi stessi hanno evocato.' si scrive nel Faust, l'apprendista-stregone per antomasia.
Così tocca osservare, desolati e avviliti per la Storia che non è mai maestra di vita, quest'altra catastrofe annunciata dei milioni di nuovi barbari in marcia verso il centro del fragilissimo impero europeo che, come quello Romano in decadenza, va vistosamente perdendo pezzi - e gli stanchi senatori, ieri come oggi, hanno rinunciato a difendere i confini e nessun Gaio Mario e Cesare è alle viste che sappia condurre le legioni alla vittoria.
E il rischio è che si ricostituisca, invece, l'impero Ottomano defunto agli inizi del Novecento, - che già spedisce le sue orde pacifiche e dolenti (pacifiche?) a centinaia di migliaia verso il cuore dell'Europa e crea le teste di ponte di una futura rivalsa e scardinamento dall'interno: con le azioni mirate dei commandos terroristici 'in franchising' su internet. Mala tempora currunt. Chi vivrà vedrà.