domenica 25 febbraio 2018

Anti fascismi immaginari

Ascoltavo, ieri mattina, una trasmissione radiofonica su radio3, la ridotta pellerossa dell’informazione partigiana preferita dai centri sociali. Parlavano del preteso ritorno del fascismo e vi si ospitavano ‘esperti’ e professori che discettavano da par loro sulle differenze tra il fascismo di ieri e di oggi. E’ sempre interessante ascoltare un diverso parere e le tesi, sia pure vistosamente claudicanti, di chi si dice e si fregia ‘antifascista’ – una parola onnicomprensiva, un ‘passi’ politico che sembra uno sciroppo per la tosse buono per tutti i bronchi infiammati e gli stanchi polmoni di chi troppo ha gridato vanamente ‘Al lupo!’; e buono per tutte le stagioni del nostro scontento politico e sociale.
Il fascismo preteso e redivivo usato quale binario-scambiatore dell’odierno scontro politico-elettorale per far deragliare o far finire su un binario morto il treno degli avversari.
Della serie: ‘Chi non pronuncia ogni minuto-secondo la parola magica in coro e con la mano sul cuore e l’espressione religiosa stampata in viso è un maledetto fascista e non ha diritto di rappresentanza e presenza politica e sociale’.
Aiuto!!! Fatemi uscire da questa stanza fitta di pazzi furiosi!
Che, se vogliamo usare bene e in modo appropriato le parole, dovremmo attenerci all’etimo e alla storia : fascismo viene da ‘fasci di combattimento’ e le modalità della sua nascita e del suo imporsi quale movimento politico e partito di governo nella storia italiana, benedetto dal re travicello Vittorio Emanuele terzo, davvero non ha nulla a che fare con i fatti e gli eventi di oggi.
E Casa Pound e Forza Nuova, ad onta del loro richiamarsi ad alcuni fatti e personaggi del Ventennio con la cautela dovuta alle severissime leggi sulla ‘ricostituzione del partito fascista’, visti in piazza osteggiati con violenza degna di miglior causa dagli scalmanati dei centri sociali, appaiono ai più gente pacifica a cui viene impedito di manifestare e di dire la loro.
La Costituzione, che riconosce il diritto a manifestare il proprio pensiero politico, può attendere, in questi casi.
E sono stupefacenti sui ‘social forum’ i commenti di coloro che si pretendono ‘antifascisti’ e hanno gli occhi e la tastiera iniettati di sangue, a leggere le dichiarazioni intrise di un odio viscerale mai spento nel corso dei decenni e malgrado l’annuncio di pacificazione nazionale voluta da Togliatti qualche anno dopo la fine della guerra.
E il risultato di tutta quella violenza estremistica dei centri sociali potrebbe essere, paradossalmente, quello di favorire l’ascesa elettorale delle destre e, se accadesse, constateremmo che ‘chi è causa del suo mal pianga se stesso’. E, se, dopo il 4 di marzo, vedremo Salvini agli Interni, dovremo ringraziare quegli scalmanati e violenti della peggior risma e buonanotte al secchio.
L’amnistia Togliatti fu un provvedimento di condono delle pene proposto dall’allora Ministro di grazia e giustizia Palmiro Togliatti, approvato dal governo italiano, promulgata con decreto presidenziale 22 giugno 1946, n.4.[1]
IT.WIKIPEDIA.ORG

sabato 17 febbraio 2018

Tutti al mare (o ai monti). Il 4 di marzo si cambia

Il 4 di marzo si avvicina implacabile e la situazione, a scrutare gli ultimi sondaggi, pare cristallizzata: il centrodestra a un passo dal conquistare il bastone di comando in parlamento e il m5s primo partito. Il pd, invece, giù a precipizio nella Genna del 20 per cento o, forse, sotto, - speriamo che sia vero e che l'ignominia dei tre anni di s-governo venga pagata per intero dal Superbone imbonitore fiorentino che invoca risolutivi confronti in tivù, ma nessuno se lo fila perchè è un'anatra zoppa già condannata dagli esodati sinistri del suo stesso partito.
Ne va della vivibilità nelle nostre città e paesi, il 4 di marzo, ne va di un futuro meno gramo di quello degli sbarchi a centinaia di migliaia ogni semestre e nessuna possibilità di integrazione e risoluzione del dramma da parte dell'Europa – anatra più zoppa dello stesso Renzi - ma, naturalmente, se vorrete 'andare al mare' o ai monti, come invitava il Craxi Bettino, siete liberi di farlo.

Ci penseremo noi, in vostra vece, e saremo assennati e consapevoli di 'fare la cosa giusta'. Divertitevi, cari.

giovedì 15 febbraio 2018

Segnali forti. Per Maastricht si cambia

Non ho aspettative miracolistiche per le elezioni del 4 di marzo. Teorizzo il ‘voto di segnale’. Un segnale forte mandato a chi ha s-governato il paese a partire dalla folle politica di immigrazione massiva vergognosamente coperta dall’imbonitore fiorentino con lo slogan atroce de: ‘ Salviamo vite’. E più si alzavano i numeri degli sbarchi più aumentavano, in parallelo, i numeri dei morti affogati – per la legge statistica dei grandi numeri e dei rischi correlati alla traversata nei diversi periodi dell’anno.
E troppo tardi si è cambiata quella politica e si è cominciato a lavorare coi governi africani per costringerli ad assumersi le responsabilità che loro competono di governare il loro territorio e i flussi di clandestini in transito e provare a fermare l’immondo e tragico commercio di schiavi e di morituri annunciati, come dovrebbe essere per ogni stato degno di questo nome.
E tardiva e ipocrita, ahi quanto! è stata la decisione di ordinare alle navi di ogni nazionalità che raccolgono i migranti in mare di sbarcarli nel porto più vicino – con l’esenzione incomprensibile e infingarda delle navi delle o.n.g. (che ne raccolgono oltre il 40 per cento) che continueranno a sbarcarli nei porti italiani, chissà perché.
E il cono d’ombra che inghiotte l’azione dei professionisti della misericordia, – per finire con le denunce recenti e atroci di abusi sessuali all’interno della Oxfam e di Save the children e di Medecins sans frontieres – ci mostra come la bontà e la misericordia assunta come mestiere con fondi illimitati e opachi non siano la giusta risposta agli immensi drammi del mondo – e bisognerà far ripartire gli ‘aiuti allo sviluppo’, prima o poi, ben mirati e affidati a una commissione di esperti senza macchia; e la cooperazione internazionale rilanciata come un post moderno ‘piano Marshall’ rivolto a quei paesi africani dai quali partono/iranno i milioni di migranti del nostro occidentale spavento.
Ma oggi è tempo di ‘segnali forti’ da consegnare nelle urne rabbiose. E il 5 di marzo, se quel segnale arriverà, costringerà l’Europa tutta a una riflessione profonda sulla sua identità continentale e sugli orizzonti di futuro che l’attendono, – oggi abbuiati dalle integrazioni mai avviate e da pretesi ‘cittadini’ radicalizzati sul web nelle enclaves nemiche refrattarie e ostili all’imposizione della legalità repubblicana di ogni paese membro. Da Roma per Maastricht il 5 di marzo si cambia.
Diciannove persone sono state licenziate, mentre gli altri membri del personale sono stati sanzionati in altri modi
LASTAMPA.IT

giovedì 8 febbraio 2018

Chi è causa del suo mal pianga se stesso



« Sono molto poco soddisfatto del trattamento mediatico riservato al mio libro in Francia…il punto centrale non è l’Islam, il mio è un attacco feroce all’Occidente…non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio, di un progetto di equilibrio, è di per sé invivibile. L’idea del cambiamento perenne rende la vita impossibile.»
https://it.wikipedia.org/wiki/Sottomissione_(romanzo)

Sto leggendo ‘Sottomissione’ di Hoellebcq, dopo averne letto, negli anni e nei mesi scorsi, le recensioni più svariate e allarmate e partigiane. Bisogna leggere i libri qualche tempo dopo la loro prima uscita, a freddo – sopratutto quelli che si misurano dichiaratamente con i drammi del tempo presente e con le sue contraddizioni e i conflitti annunciati e spaventosi.
E’ un buon romanzo, piacevole e svelto in lettura, la cui scrittura, come altri romanzi dello stesso autore, non indulge in fronzoli, non ciurla nel manico, non si compiace di estese considerazioni filosofiche e di massimi sistemi, bensì ‘va al sodo’ in modo svelto ed essenziale e usa gli elementi romanzeschi di fantapolitica con grande efficacia, restituendoci un quadro di verosimiglianza e facile predizione di quanto avverrà fra qualche anno in Francia e negli stati europei satelliti.
Dico ‘satelliti’ perché, nell’economia del romanzo e della sua verosimile predizione di sottomissione al medioevo islamico prossima ventura, è la Francia ad avere la primogenitura storica di quella tragedia assoluta che stiamo vivendo oggi come europei ‘indigeni’ di prossima e annunciata minoranza per l’avere offerto, nei decenni scorsi, facile e inconsapevole cittadinanza a milioni di immigrati provenienti dalle sue ex colonie. Parlo della presente tragedia delle cronache sanguinose dei ‘radicalizzati sul web’ provenienti dalle ‘banlieues’ parigine e da quelle delle altre sue metropoli da tempo trasformate in ‘enclaves’ territoriali precluse alle ordinarie operazioni di ordine pubblico repubblicano e oramai a maggioranza assoluta di genti islamiche rancorose e nemiche e ostili alla cultura dell’occidente e ai suoi valori laici conclamati e consolidati.
E, se è solo una coincidenza che l’uscita del libro sia avvenuta proprio il giorno del massacro di Charlie Hebdo e della dichiarazione di guerra intestina di quei pretesi ‘guerrieri’ islamici alla libertà di espressione come l’amiamo e la vogliamo nelle terre di occidente (nous sommes tous Charlie), non è una coincidenza (non ancora), bensì una puntuale e verosimile predizione di post moderna Cassandra, il resoconto che fa il libro della formazione e rapida affermazione in Francia di un partito islamico detto ‘Fratellanza mussulmana’ – che raggiunge il 22,9 per cento dei consensi e surclassa il vetusto e imbelle partito socialista del tristo Hollande e il cui candidato finto-moderato si misura nella corsa alle presidenziali con il Fronte nazionale di Marine le Pen, vincendola per l’apporto dei voti sinistri e dei pretesi e confusi ‘antifascisti’.
Prodromo di quanto può avvenire e avverrà nel momento in cui le curve demografiche degli indigeni e quelle degli immigrati presenti e affluenti a centinaia di migliaia ogni anno si invertiranno e lo ius soli regalerà una facile e ottusa cittadinanza elettorale ai ‘giovani turchi’ di prima, seconda o terza generazione di immigrati. Verosimile, dicevo, ma, fra qualche anno, figli e nipoti degli indigeni residuali saranno costretti a togliere il ‘simile’ e misurarsi con il ‘vero’.
Un ‘1984’ in sedicesimo, il libro di Houellebcq. Una predizione/anticipazione da far tremar le vene ai polsi – e mi fa ridere il senso di allarme di coloro che gridano, un giorno si e l’altro pure, ‘Al lupo fascista!’ e davvero non capiscono che, come dice l’autore nella citazione che ne faccio in testa a questa recensione, ‘(…) il mio è un attacco feroce all’Occidente… non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio è, di per sé invivibile. (….)’
E se le persone, gli indigeni residuali, reagiscono male a questi cambiamenti drammatici e tragici e ai conflitti annunciati dalle insensate e stolide immigrazioni massive, beh dobbiamo metterlo nel conto e attenderci le reazioni conseguenti. Chi lo diceva che ‘chi è causa del suo mal pianga se stesso’?