mercoledì 20 febbraio 2019

Bei tempi. Altri tempi.

Bei tempi. Altri tempi. 20 febbraio 2017

E, sempre per restare sui libri che si inscatolano e, a loro modo, ci raccontano il tempo presente commisurato col passato, sarà più adatto a raccontare le presenti tensioni in casa Pd il libello di Lenin: 'L'estremismo malattia infantile del comunismo' o il trattato di K. Marx: 'Per la critica dell'economia politica'? Oppure le satire di Anonimo Romano: 'Il compromesso rivoluzzionario' scritto negli ignominiosi Settanta in casa P.c.i. - che la Storia lo abbia in gloria e ce lo conservi integro nella memoria?
Già. Perché se fosse solo la questione di lana caprina del Congresso si-no-quando e contro chi o per chi - muoia Renzi e tutti i suoi filistei - basterebbe leggere i sonetti di quest'ultimo libro per capire che 'non è una cosa seria' e 'andate avanti voi che a noi ci vien da ridere'.
Ma, se nell'ultimo cantuccio libero rimasto nelle teste degli scissionisti ci fosse la preoccupazione per i problemi tragicissimi del lavoro che non c'é e dei disoccupati che si rivolgono alle mense della Caritas e le banche che gli pignorano le case acquistate coi mutui, allora tornerebbe più utile tornare a ragionare sulle critiche dell'economia capitalistica presente e globalizzata e ai suoi temibili riflessi sulla politica e sulla società che rincula e si rinchiude a riccio giusto nel momento in cui i 'popoli de mare' e dei barconi affluiscono a centinaia di migliaia alimentando il mendicismo diffuso e la miseria sociale e la 'guerra tra poveri'.
La Storia che si ripete in farsa ci consegna, invece, le cronache cretine del cerino acceso che passa di mano in mano all'interno dell'assemblea del pd e nessuno dei futuri leaders (ce ne sono?) che si decida a pigliare in mano la bandiera degli Internazionalisti e avvii il corteo degli scissionisti fuori dell'edificio al canto de 'Bandiera rossa' o dell'Internazionale. Bei tempi. Altri tempi.
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lunedì 18 febbraio 2019

Cose dell'Oltremondo (virtuale)

Matteo stai sereno.
La decisione dei giudici di Firenze di mettere agli arresti domiciliari i genitori di Matteo Renzi é 'discutibile', certo; tanto quanto è discutibile quella dei giudici del tribunale di ministri di Catania di chiedere al parlamento di processare una politica, indicando Matteo Salvini quale protagonista e solo responsabile della decisione di fermare a bordo della nave Diciotti i colpevoli partecipanti alla lotteria dei naufragi organizzati dai criminali scafisti.
Non vi sembri un tentativo di 'misiar 'e verse', equiparando provvedimenti diversissimi tra loro per fattispecie di reato. In realtà, quei due provvedimenti giudiziari hanno una evidenza comune ed è l'affanno della magistratura nell'inseguire i fatti e i protagonisti della politica per inchiodarli alla croce di supposte colpe che il prosieguo dell'iter giudiziario dirà, verosimilmente, cervellotico e indimostrabile, mandando assolti gli imputati.
E' la magistratura ad uscire con le ossa rotte dai due eventi comparati: il voto degli iscritti alla 'piattaforma Rousseau' - che afferma il principio sacrosanto che 'non si processa una politica di governo' – e quello che manda Matteo Renzi sul proscenio a dire che vogliono colpire lui e la sua politica e che, se lui non fosse stato il Matteo Renzi che sappiamo, leader politico rampante e vincente per anni due, i suoi genitori avrebbero goduto di una serena vecchiaia e nessun giudice a perseguirli, come, invece, è avvenuto.
Matteo, stai sereno. Finirà che il 'tribunale del popolo' chiederà a gran voce che si processi una certa idea di magistratura che mette le incaute dita sulle piaghe della vita pubblica senza troppo preoccuparsi delle conseguenze democratiche, e del fatto che, alla fin fine, le sentenze si recitano 'in nome del popolo italiano'. Già.
E se quel popolo ha votato un politica e un governo che la sostiene, forse quei giudici dovrebbero 'farsene una ragione'.
(Il seguito alle prossime puntate.)
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Cose dell'Oltremondo virtuale.
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sabato 16 febbraio 2019

Magnifiche sorti e progressive?

Due notizie: la minacciata liberazione da parte degli americani di 800 prigionieri dell'Isis morente in Siria e le dichiarazioni del capo dell'intelligence britannica che li dice sicuri terroristi futuri in terra europea, e muniti del know how di spietati combattenti, ci interrogano se era meglio sterminarli senza pietà e 'non fare prigionieri' - perché quel genere di infiammazioni para religiose e di Medioevo di ritorno sono malattie che non si debellano e sono contagiose e 'scavano sotto' le future 'radicalizzazioni sul web' e sono foriere di altri morti ammazzati e vittime inermi per le strade, nei teatri e negli aeroporti di Europa.
Medioevo per medioevo e pugno per pugno, dovremmo scordare le raccomandazioni buoniste di 'Nessuno tocchi Caino' e assumere, invece, la determinazione guerresca di quel vescovo combattente che, a Bèziers, durante l'assedio contro gli Albigesi, gridava ai suoi: 'Sterminateli senza pietà, Dio riconoscerà i suoi!'?
Non sembra che il presente secolo dell'oltremondo del web descritto da Baricco nel suo libro 'The Game' sia molto migliore del maledetto Novecento delle due guerre mondiali, se si considerano le guerre regionali – dai massacri della ex Jugoslavia a quelli dell'Irak contro l'Iran e l'Afganistan e oggi la Siria, e il fuoco ardente di Israele versus la Palestina indomita – come una 'terza guerra mondiale': definizione suggerita da più di un osservatore e storico, e perfino dal papa misericordioso delle inutili geremiadi avverse al male del mondo di sempre e all'odio che alligna, e spesso rigurgita, nei cuori dei discendenti di Sem, Cam e Jafet.
Gli ingegneri che hanno inventato e ci hanno regalato il web non salveranno il mondo, ahinoi, e gli smartphone in possesso dei combattenti dell'Isis sono serviti più a connetterli tra di loro e a favorire le comunicazioni di guerra che a farli guarire dalle infiammazioni neuroniche para religiose che li dicono indomiti terroristi assassini e patata bollente che Trump consegna nelle deboli mani delle cancellerie europee.
Informazioni su questo sito web
IT.WIKIPEDIA.ORG
La crociata albigese, detta anche crociata contro gli albigesi, ebbe luogo tra il 1209 e il 1229 contro i catari e fu bandita da papa Innocenzo III nel 1208 per estirpare il catarismo dai territori della Linguadoca.
 

venerdì 15 febbraio 2019

Se sia più nobile. Ieri accadeva.

15 febbraio 2014
C'è chi ne fa una questione 'muscolare' - e invita chi di dovere a: 'Portiamo a casa i nostri marò!' con lenzuolate di altri slogans anti tasse e gazebo permanenti orribili a vedersi eretti nelle piazze a fianco di una antica torre. E c'è la diplomazia furbetta della Farnesina – che combatte vanamente la sua battaglia in punta di fioretto giuridico e 'internazionalizzazione' del conflitto fra India e Italia.
'(…) s’egli sia più nobile soffrire nell’animo le frombole e i dardi dell’oltraggiosa Fortuna, o prender armi contro un mare di guai, e contrastandoli por fine ad essi.' si interrogava da par suo il principe Amleto nel notissimo monologo.
Ma poiché di 'prender armi' non è questione in tanta vicenda di eventi misteriosi e di verità negate e/o mai accertate e di Stati e giurisdizioni in conflitto, forse sarebbe meglio ricorrere alle armi della 'verità' giudiziaria che accerti e ci racconti, come dovrebbe, quel che è effettivamente accaduto in quella maledetta giornata di sole tropicale nelle acque dell'Oceano Indiano in cui esplose - questo è certo - uno scontro a fuoco tra i nostri fanti di Marina in servizio di difesa della nave che li ospitava e un peschereccio di poveri pescatori chissà come e perché scambiato per una barca di aggressivi pirati.
Non credo di essere il solo a provare noia e fastidio nell'ascoltare i resoconti quotidiani della controversia indo-italiana che girano a vuoto intorno alla verità dei fatti e tentano di sfuggire al cappio di quella 'giustizia' senza altri aggettivi che noi stessi invocheremmo e applicheremmo a parti rovesciate. Se, cioè, i pescatori uccisi fossero stati siciliani e gli uccisori soldati di un'altra nazione imbarcati in una loro nave.
'Verità vo' cercando ch'è si cara al mio core.' recitava il poeta e mai aspirazione fu più attuale. E con tanto valido e aggressivo 'giornalismo di inchiesta' che si mostra in tivù e leggiamo sulle pagine di stampa mai abbiamo letto un reportage e ascoltato le interviste ai pescatori sopravvissuti e ai marinai e al capitano imbarcati sulla nave in questione che ci raccontino la loro verità comparata e della quale abbiamo fame ed è la sola cosa che conti.
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venerdì 8 febbraio 2019

Furia e rumore


Ieri accadeva - 9 febbraio 2016
Furia e rumore.
Il documentario sulla vita di Berlinguer di Walter Veltroni comincia con una comica (e un po' avvilente) citazione dell'Ecclesiaste: 'Cè un tempo per vivere e un tempo per morire, un tempo per ricordare e un tempo per dimenticare.'
E, ad ascoltare le risposte che danno in apertura di documentario quei giovani immemori di 'Chi era Berlinguer?', ti cadono le braccia e ti coglie l'affanno sul tempo della Storia che così repentinamente muta e 'volge al disio' e non resta che la cenere al vento delle nostre esistenze e delle nostre azioni sulla faccia del pianeta Terra.
Perché non è come chiedersi:' Carneade chi era costui?', come faceva don Abbondio prima di avvistare i bravi che lo minacciarono di morte. Da Carneade ci dividono i millenni mentre Berlinguer è (dovrebbe essere) parte delle nostre storie di ideologie troppo presto appassite e tramontate, di passioni civili per le quali abbiamo combattuto e di un tempo in cui il lavoro era il totem e il Moloch sul quale si misuravano i comportamenti a lungo termine delle famiglie e della società intera.
E, se non aveva ragione su tutto l'ambaradan della terza internazionale e su 'il socialismo in un solo paese' o da esportare in altri paesi, armi alla mano, come fece Guevara lasciandoci la vita e la 'cabeza', Berlinguer è stato il polo attrattore di una lunghissima serie di tensioni politiche e collettore di eventi tragicissimi: di stragi e assassini politici su commissione e veleni nelle tazzine del caffè propinati a banchieri ormai scomodi e di golpe annunciati o striscianti - e il partito comunista al trenta per cento dei consensi sempre proposto quale 'forza tranquilla' e sedatrice di rivoluzioni sociali delle quali non rimanevano che gli echi sotto forma di litanie antifasciste sempre riproposte ad ogni convegno e comizio, come fa la Chiesa con le pretese 'resurrezioni' e l'ebraismo con la memoria dell'olocausto: 'Vietato dimenticare.' La base di ogni propaganda fide.
E, invece, ecco quei giovani, in apertura di documentario, sorridere e ridere della loro smemoratezza e proporre le figure più improbabili e ridicole in risposta a 'Chi era Berlinguer.', - segno che non è affatto vero che: 'A egregie cose il forte animo accendono le urne dei forti'.
Perché nessuno più, in verità, si affanna a visitare le urne e i cimiteri, il 2 di novembre a parte, di questi tempi e forse non esistono più gli 'animi dei forti' e dei lavoratori appassionati di politica sostituiti da un folla di bisnipoti troppo presi dai loro sms e dagli ammennicoli stupidi degli i-pad e degli 'smartphone', cambiati ogni due mesi, su cui ficcano la loro vanesia testa da struzzi che non ricordano alcunchè delle lotte per il lavoro e gli scioperi ai cancelli della Fiat e l'onore dei lavoratori travolti da una misera 'marcia degli impiegati'. Né gli importa più nulla della democrazia che si difende contro il terrorismo, come faceva Berlinguer-il gigante col fisico di un Davide e armato solo della fionda delle parole che con-vincono. Ma solo per un certo tempo e breve.
Il resto è cenere e vento della Storia che cancella perfino i cimiteri e rende illeggibili le scritte sulle urne. Dei forti e dei deboli, che su questa dolorosa crosta terrestre sono trascorsi senza ben sapere il senso del loro aver vissuto. 
Furia e rumore che non significano nulla.

Chi è causa del suo mal pianga se stesso

Ieri accadeva. - 08 febbraio 2018
« Sono molto poco soddisfatto del trattamento mediatico riservato al mio libro in Francia...il punto centrale non è l’Islam, il mio è un attacco feroce all’Occidente...non credo che l’essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L’assenza di equilibrio, di un progetto di equilibrio, è di per sé invivibile. L’idea del cambiamento perenne rende la vita impossibile.»
https://it.wikipedia.org/wiki/Sottomissione_(romanzo)
Sto leggendo 'Sottomissione' di Hoellebcq, dopo averne letto, negli anni e nei mesi scorsi, le recensioni più svariate e allarmate e partigiane. Bisogna leggere i libri qualche tempo dopo la loro prima uscita, a freddo – sopratutto quelli che si misurano dichiaratamente con i drammi del tempo presente e con le sue contraddizioni e i conflitti annunciati e spaventosi.
E' un buon romanzo, piacevole e svelto in lettura, la cui scrittura, come altri romanzi dello stesso autore, non indulge in fronzoli, non ciurla nel manico, non si compiace di estese considerazioni filosofiche e di massimi sistemi, bensì 'va al sodo' in modo svelto ed essenziale e usa gli elementi romanzeschi di fantapolitica con grande efficacia, restituendoci un quadro di verosimiglianza e facile predizione di quanto avverrà fra qualche anno in Francia e negli stati europei satelliti.
Dico 'satelliti' perché, nell'economia del romanzo e della sua verosimile predizione di sottomissione al medioevo islamico prossima ventura, è la Francia ad avere la primogenitura storica di quella tragedia assoluta che stiamo vivendo oggi come europei 'indigeni' di prossima e annunciata minoranza per l'avere offerto, nei decenni scorsi, facile e inconsapevole cittadinanza a milioni di immigrati provenienti dalle sue ex colonie. Parlo della presente tragedia delle cronache sanguinose dei 'radicalizzati sul web' provenienti dalle 'banlieues' parigine e da quelle delle altre sue metropoli da tempo trasformate in 'enclaves' territoriali precluse alle ordinarie operazioni di ordine pubblico repubblicano e oramai a maggioranza assoluta di genti islamiche rancorose e nemiche e ostili alla cultura dell'occidente e ai suoi valori laici conclamati e consolidati.
E, se è solo una coincidenza che l'uscita del libro sia avvenuta proprio il giorno del massacro di Charlie Hebdo e della dichiarazione di guerra intestina di quei pretesi 'guerrieri' islamici alla libertà di espressione come l'amiamo e la vogliamo nelle terre di occidente (nous sommes tous Charlie), non è una coincidenza (non ancora), bensì una puntuale e verosimile predizione di post moderna Cassandra, il resoconto che fa il libro della formazione e rapida affermazione in Francia di un partito islamico detto 'Fratellanza mussulmana' - che raggiunge il 22,9 per cento dei consensi e surclassa il vetusto e imbelle partito socialista del tristo Hollande e il cui candidato finto-moderato si misura nella corsa alle presidenziali con il Fronte nazionale di Marine le Pen, vincendola per l'apporto dei voti sinistri e dei pretesi e confusi 'antifascisti'.
Prodromo di quanto può avvenire e avverrà nel momento in cui le curve demografiche degli indigeni e quelle degli immigrati presenti e affluenti a centinaia di migliaia ogni anno si invertiranno e lo ius soli regalerà una facile e ottusa cittadinanza elettorale ai 'giovani turchi' di prima, seconda o terza generazione di immigrati. Verosimile, dicevo, ma, fra qualche anno, figli e nipoti degli indigeni residuali saranno costretti a togliere il 'simile' e misurarsi con il 'vero'.
Un '1984' in sedicesimo, il libro di Houellebcq. Una predizione/anticipazione da far tremar le vene ai polsi - e mi fa ridere il senso di allarme di coloro che gridano, un giorno si e l'altro pure, 'Al lupo fascista!' e davvero non capiscono che, come dice l'autore nella citazione che ne faccio in testa a questa recensione, '(…) il mio è un attacco feroce all'Occidente... non credo che l'essere umano possa vivere in un mondo che cambia di continuo. L'assenza di equilibrio è, di per sé invivibile. (….)'
E se le persone, gli indigeni residuali, reagiscono male a questi cambiamenti drammatici e tragici e ai conflitti annunciati dalle insensate e stolide immigrazioni massive, beh dobbiamo metterlo nel conto e attenderci le reazioni conseguenti. Chi lo diceva che 'chi è causa del suo mal pianga se stesso'?

L'Oltremondo e le Nebulose Oscure (Parte terza)



L'Oltremondo e le Nebulose Oscure (Parte terza)
….che, poi, il pregio maggiore del libro di Baricco 'The Game' è quello di avere dato nome alle cose e sapere svolgere con grande abilità e professorale perizia la tesi dell'esistenza di un 'Oltremondo' virtuale che contiene il Tutto e sconfigge l'Infinito, tanto caro al Romanticismo.
Ma restano dei buchi neri nel suo svolgimento, relativi al fatto che quelle 'magnifiche sorti e progressive' della civiltà nuova e nuovo Rinascimento in cui viviamo (e non ce ne eravamo accorti, mannaggia! malgrado noi si scriva da tempo sui blog e si bazzichi i 'social forum') si scontrano con le evidenze regressive della materia oscura della politica che si fa 'sovranista' ed erige muri e respinge i migranti e i navigatori (quelli veri, dei barconi, anch'essi armati di smartphone) - e non è chiaro al professor Baricco come abbia potuto una creatura nuova della politica qual'è il M5S, nato da un Blog e da una Piattaforma eterea e nebulosa (secondo alcuni), legarsi in ardito e contraddittorio governo della nazione con una bestiaccia di vecchia politica 'novecentesca' qual'è la Lega: partito tradizionale legato al territorio e riconoscibile e classificabile per le categorie sociali di appartenenza degli imprenditori e della gente 'dei schei' che minacciava le secessioni e le 'indipendenze'.
E sembra proprio che su tanta questione 'caschi l'asino' del 'Game' e frani l'intero castello virtuale fluttuante nei fumi galattici degli oltre mondi del Futuro e 'l'umanità aumentata' della tesi di Baricco si riduca al solito e già visto ammasso di vecchie nebulose lontanissime dei sogni astronomici di noi vecchi esponenti dell'analogico e del reale-esperienziale: la buona e vecchia esperienza del concreto svegliarsi la mattina, fare colazione e conciliare pranzo e cena col lavoro fisso, uscendo di casa e salutando la vicina sul pianerottolo.
E l'Oltremondo sarà anche l'orizzonte degli eventi del futuro prossimo, insieme alla Intelligenza Artificiale i cui effetti collaterali tanto ci preoccupano, ma per il momento si traccheggia e si naviga a vista sui mari nostri interni – cercando di evitare l'area S.a.r. libica dove incrociano troppi gommoni dei naufragi organizzati e le motovedette della Guardia costiera di quel paese disgraziato a cui abbiamo demandato i compiti di pattugliamento e dissuasione. Il vecchio Mondo delle cronache di sciagure sempre incombenti e delle vecchie élites politiche e militari che ancora 'dettano legge', in barba ai 'nerd' e ai 'nativi digitali' che ci illudono che tutto è cambiato nel loro Nuovo Mondo digitale. (Fine)

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I Lumi e il Rinascimento prossimi venturi. Prima parte.



Non conosco Alessandro Baricco, se non per i suoi romanzi e saggi, e non so dire, perciò, se appartiene alla schiera dei buonisti sempre clamanti (gli ineffabili 'non pesci', come si definiscono) - indignatissimi per l'operare politico di Salvini sulle migrazioni e sui migranti dell'immigrazione clandestina che ognora si provano a vincere la lotteria del mare dei naufragi organizzati dagli scafisti assassini col corollario dei 'salvataggi' da parte della Sea Watch.
Una o.n.g. sostenuta da misteriose offerte milionarie che ci provoca, pervicacemente, facendo rotta verso i porti italiani, - sfidando perfino le tempeste mediterranee e offrendo il destro ai giudici del comune sentire migratorio di imputare reati (di ardua dimostrazione in dibattimento) contro il nostro Capitano.
So, però, dalla lettura che faccio del suo bel libro 'The game' che Baricco appartiene alla schiera dei 'globalisti', convinti che il Novecento sia stato un secolo di miserie e dolore e guerre e che gli inventori di internet e del web sono gli scopritori e i colonizzatori del Nuovo Mondo Globale che si oppone e ci farà dimenticare il violento 'secolo breve' e riaprirà gli orizzonti delle 'magnifiche sorti e progressive'.
Scrive Baricco dei pionieri del web : ' (…) Era gente in fuga. (…) Stava evadendo da un secolo che è stato tra i più orribili nella storia degli umani (il 1600 non era da meno n.d.r.) e che non aveva risparmiato nessuno. (…) e, se uno avesse messo sotto al microscopio quella serie di disastri, avrebbe trovato una sostanza chimica dominante sulle altre: L'OSSESSIONE PER CONFINE, L'IDOLATRIA PER QUALSIASI LINEA DI DEMARCAZIONE, L'ISTINTO DI ORDINARE IL MONDO PER ZONE PROTETTE E NON COMUNICANTI.
Il maiuscolo è di Baricco e bene dice l'orrore dell'autore per quelle tre costanti del 'secolo breve'.
E prosegue: 'Che fosse il confine tra diversi stati-nazione, o quello tra una ideologia e un'altra, o quello tra una cultura alta o una bassa, se non addirittura quello tra una razza umana superiore e un'altra inferiore, tracciare una linea e renderla invalicabile rappresentò per almeno quattro generazioni una ossessione per la quale era sensato morire e uccidere. (…) Non si capisce molto della rivoluzione digitale se non si ricorda che i nonni di quelli che la iniziarono avevano combattuto una guerra in cui milioni di uomini erano morti per difendere la fissità di un confine o nel tentativo di spostarlo di qualche chilometro (…) l'isolamento cieco delle élites, l'immobilismo culturale dei popoli e il ristagno piombato avevano portato i loro padri a vivere in un mondo in cui si poteva fare Auschwitz senza che nessuno lo sapesse e sganciare una bomba atomica senza che la riflessione sulla opportunità di farlo riguardasse più di una manciata di persone.'
Una filippica, questa di Baricco, che gli serve per dirci che una civiltà nuova, simile a quella dei Lumi o del Rinascimento è alle porte e che nessun confine più potrà darsi nell'Oltremondo del web di cui tutti, o quasi, facciamo parte festante e condivisa ...
Parte prima - (segue nei giorni a venire)

giovedì 7 febbraio 2019

Il mondo salvato dagli ingegneri? (parte seconda)

Il mondo salvato dagli ingegneri? (parte seconda)


 
Il mondo salvato dagli ingegneri? (parte seconda)
...e va detto che, prima della filippica sui confini difesi ad oltranza e con la vita dai bisnonni nel corso del Novecento, il maledetto 'secolo breve', Alessandro Baricco, nel suo 'The Game', ci illustrava da par suo la rivoluzione digitale, - prendendola alla lontana e mettendo a confronto la 'postura uomo-spada-cavallo' con quella nostra degli ultimi decenni: 'uomo-schermo-tastiera', che tanto mal di schiena ci ha causato, a sentire gli osteopati.
Ma si potevano citare altre posture intermedie, tipo: 'fante-trincea-moschetto' e 'pilota-seggiolinoeiettabile-bombardiere', per dire di una evoluzione analogica condannata dalla Storia digitale del terzo millennio.
E da quel confronto lontano scaturisce un panegirico e un osanna alla velocità e alla superficialità di tutti quei videogames dei ragazzini che siamo stati - che già facevano intuire lo sviluppo del personal computer in ogni casa e 'l'oltremondo' del web come un iceberg sommerso che ci offre tutto lo scibile della biblioteca di Alessandria privo della pallosità della mediazione saccente dei librai e dei professori, i sacerdoti della cultura 'analogica' oggi in pensione a causa degli ingegneri che hanno inventato internet e il web.
E Baricco ciurla nel manico da dio e riesce a farci credere che davvero viviamo nel millennio dei Lumi computerizzati - e un Rinascimento straordinario attende il genere umano senza più limiti e confini, purché si accetti e si consideri normale il pulsare appaiato dei due cuori e motori della realtà quotidiana: quella del caffè alla mattina e del nostro immergerci nel web subito dopo.
E speriamo che la Cassazione non si metta di traverso e la smetta di condannare tutti coloro che, non avendo tempo dopo la colazione, si immergono nel web dall'ufficio e visitano facebook compulsivamente e vengono licenziati dai datori di lavoro, mannaggia.
Ma, per tornare alla filippica sui confini del maledetto Novecento, resta il dubbio che qualcosa non sia ancora a posto nel motore e nel cuore dell'oltremondo del web, - che tossisce come un vecchio motore a scoppio d'antan e sbuffa fumo puzzolente quando si prendono in considerazione i 'radicalizzati sul web' islamisti radicali e rinnegati cittadini europei che nell'oltremondo di un futuro che più roseo non si può si passano le fatwe e gli obbiettivi da colpire e gli indirizzi dove trovare i kalashnikov con i quali stendono le vittime inermi dentro ai teatri e nei ristoranti e sulle strade delle principali città europee, così accoglienti e senza più i confini-Schengen che gli consentono di scappare di qua e di là degli stati-membri e di fare i danni che ci raccontano le cronache del nostro scontento europeo di vite blindate.
E sembra paradossale che quell'oltremondo del web che condanna il Novecento delle violenze e delle guerre oggi registri l'erezione dei nuovi muri e dei fili spinati all over the world, dall'Ungheria e la Macedonia fino agli Stati Uniti d'America, passando per i porti chiusi di Salvini e le o.n.g. messe in riga nei porti maltesi e indigeni perché la smettano di fungere da taxi e traghetti dei naufragi organizzati dagli scafisti assassini.
Ma, forse, c'è solo bisogno di una messa a punto, una aggiustatina da parte degli ingegneri informatici e le magnifiche sorti e progressive torneranno a mostrarsi sui nostri schermi quali confortanti 'salvaschermo' - e siamo avviati a un futuro di pace dove l'islam radicale sarà definitivamente sconfitto e riprenderemo le missioni Apollo e colonizzeremo l'universo con la nostra postura uomo-schermo-tastiera, chi vivrà vedrà. Trullalà.



mercoledì 6 febbraio 2019

Essere e tempo secondo Fedechiara


Essere e tempo secondo Fedechiara
(…) L'espressione "in-essere" non va intesa in senso pratico come il modo d'essere di qualcosa che è dentro qualcos'altro (come l'acqua nel bicchiere o la chiave nella toppa), cioè la semplice presenza di questo o quell'uomo in questo o quel luogo.
"In" deriva da inna-abitare, habitare (habitus) nel senso di "essere abituato", "essere familiare con", "essere solito".
"In-essere" (essere nel mondo) è dunque la condizione fondamentale dell'esistenza umana, nel senso della sua "condizione normale" (abituale, consueta). È, in altre parole, il modo in cui noi ci "sentiamo di casa nel mondo" (lo abitiamo) a prescindere da ogni ulteriore occupazione e attività (la condizione dell'intimità).
L'"in-essere" può anche essere illustrato attraverso il concetto di "incontro": Un tavolo non può "incontrare" una sedia così come un esistente umano incontra un altro esistente umano. L'incontro infatti presuppone non una condizione spaziale (siamo semplicemente qui, uno di fronte all'altro), ma un'accessibilità che ci permetta di ri-conoscere l'altro in quanto già da sempre conosciuto (appartenente al "nostro mondo"). Questo modo di essere nel mondo lo chiamiamo effettività; questo concetto indica le consuetudini, la familiarità col mondo di un essere che si percepisce (si comprende) come legato nel suo "destino" all'essere che incontra nel proprio mondo. (...) (da 'Wikipedia')
E' anche una questione filosofica, come si evince dalla citazione qui sopra esposta che tenta di sintetizzare il corpus filosofico di Heidegger, non riuscendoci, in verità.
E' una questione di sguardi, come quelli che rivolgiamo ogni mattina all'esterno delle nostre finestre e abbiamo riconoscimento di 'heimat', di 'patria' o 'casa', in senso estensivo, e se sono i 'quattro muri marc(s)i' di Venezia - come si esprimeva una mia conoscente costretta all'esodo, e la sua espressione rabbiosa nascondeva il dolore dell'espianto e della perdita - quegli sguardi si misureranno, da qui a qualche mese, con la vigna e i campi coltivati di una nuova casa che non è poi così male, tutto sommato: ultimo lembo di campagna e propaggine di una cittadina che già dà rifugio a una quantità di esuli di questa città conquistata coll'impero dei soldi e afflitta da esorbitanti numeri di turisti. Città loro, oramai, e la ri-conoscibilità hedeggheriana dei veneziani nei loro confronti è quella degli 'schei', che intascano a man bassa affittando le loro case e quelle che furono dei genitori ed è il business maggiore del tempo presente (essere e tempo, vedete come torna prepotente Heidegger) e quello dei nipoti, per i bisnipoti si vedrà.
In realtà è anche una questione di lavoro, perché un trasloco di 45 anni di vita è un lavoro immenso e per l'ottantacinque per cento è fatto di libri, cultura cartacea che pesa, ahi se pesa! e ti costringe a piccoli cartoni impilati uno sull'altro e che sorreggono i 'quattro muri marsi' di questa casa che verrà rivoltata come un calzino e sarà la nicchia di un'altra storia, una storia cino-americana: in omaggio ai tempi presenti e alla multietnicità di cui questa città è l'epitome da tempi immemorati e crocevia culturale.
E mi capita, nel passeggiare che faccio tra uno scatolone e l'altro lungo il nostro lungofiume che è il canale della Giudecca, di subire i segreti languori che furono di Lucia Mondella nel suo lirico pensare: « Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l'aspetto de' suoi più familiari; torrenti, de' quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana! ' . Mutatis mutandi, naturalmente, e sostituite i monti e i torrenti e le ville sparse con i canali immoti e lo sguardo aperto del bacino di san Marco e le cupole delle chiese e i campanili e gli angeli e i santi e le madonne eretti sulla sommità ma ormai stanchi di vigilare su un mondo che più non se ne cura e cambia nel tempo a dispetto di quel 'Essere Venezia' che ha allungato le sue radici dentro di noi malgrado il fastidio che montava per il 'troppo che stroppia' in cui sta naufragando la città a causa degli imbelli amministratori succedutisi nel tempo della sua condanna storica.
Essere e tempo, come vedete, e difficile riconoscibilità dei tempi presenti e tuttavia 'radici' e 'nostalgia.
Il 'nostos algo' di Odisseo - e che 'la forza sia con me', ne ho un gran bisogno.

sabato 2 febbraio 2019

Il mondo fuori dai cardini. Ieri accadeva.


Enaz Ocnarf ha condiviso un post.
23 h

Qualcosa è cambiato.
'Il mondo è fuori dai cardini. Ed è un dannato scherzo della sorte ch'io sia nato per riportarlo in sesto.' W.Shakespeare – 'Amleto' Atto primo scena V
Sarà perché anche il portone di ingresso dell'edificio in cui abito è più e più volte uscito dai cardini che mi è venuta in mente questa frase di Amleto, ma, a differenza di lui, io non sono in grado di rimettere le porte in sesto ed ho dovuto ricorrere a un operaio tuttofare e pagarlo profumatamente per il suo servizio.
Quanto al mondo rotto che 'è fuori dai cardini', se lo era al tempo di Amleto e al suo piccolo regno di Danimarca che puzzava di marcio, figuratevi oggi, nel tempo presente dei sette miliardi e passa di abitanti del pianeta Terra molti dei quali pretendono di migrare e trasmigrare da un continente all'altro e da un paese all'altro senza vincoli di frontiere e di maledetti visti di ingresso.
Come se l'immigrare e il violare impunemente le frontiere di mare e di terra di un paese da parte di masse imponenti di persone e intasarne le strutture di accoglienza e sanitarie e l'innescare i conflitti relativi alle culture e alle religioni di importazione fossero bruscolini e cosa senza conseguenza; ma i morti sulle strade e piazze di Parigi, Bruxelles, Nizza e Berlino si rivoltano nelle tombe e ci ricordano che i nomi e i cognomi degli efferati assassini sono di declinazione e radicalizzazione musulmana e qualche provvedimento contenitivo e regolatore bisognerà pur assumerlo, prima o poi, se non si vuole che il nostro futuro si coniughi colla jihad e il terrore di filiazione islamo-radicale e le nostre vite perennemente blindate.
E decenni di lassismo e di follia politica relativa alle migrazioni a sei cifre che hanno creato gli orrendi slums e i ghetti urbani dove si covano i rancori verso l'Occidente che non ha realizzato i sogni americani ed europei dei nuovi poveri di immigrazione trovano finalmente tardiva e caotica risposta di contenimento ed argine e messaggio urbi et orbi in quel Trump, presidente americano, che non gode delle mie simpatie, ma sta attuando il programma di governo che ha esposto in campagna elettorale – e un punto di coerenza e di mantenimento delle promesse elettorali è cosa buona e giusta e bisogna dargliene atto a un uomo politico che ha sfidato tutti, perfino nel suo partito flaccido per decennali consuetudini e patteggiamenti parlamentari al ribasso e rotto ad ogni compromesso con l'amministrazione Obama – di certo non la migliore della storia americana recente.
E, certo, Trump, al pari di Amleto, non rimetterà il mondo sui suoi cardini, ma l'aver lanciato il messaggio chiaro e forte di qua e di là dell'Atlantico e del Pacifico alle plebi del terzo e quarto mondo de 'non possumus' farci carico della vostra immensa miseria e globalizzarla a nostro scapito è cosa buona e saggia e di elementare buon senso.
Il troppo stroppia sempre e non è buona politica l'importare miseria se non si è in grado di trasformarla in ricchezza e benessere delle popolazioni indigene in tempi ragionevolmente brevi.
Fatevene una ragione, cari i miei no borders e buonisti di ogni risma e fede. Qualcosa è cambiato e molto altro cambierà.

Amorevoli sistemi operativi




'Her' - Un film da ri-vedere. 03/02/2018
Con i sistemi operativi non c'è partita. Ti battono nelle partite a scacchi e negli altri giochi e nei tests e solo se ti abbassi di livello riesci a spuntarla. Figurarsi che succede se un sistema operativo si appropria del 'sistema-amore' e impara tutto quello che bisogna imparare e dire a proposito dell'amore. L'essere carezzevoli e comprensivi e mai invasivi e intuire le sfumature del non detto e rispettare i silenzi in partitura e i dolori pregressi e offrire spalle al pianto e stimolare accortamente le residue vitalità e voglie di gioco e saper comporre splendide canzoni e musiche e offrire complicità e affanno e grido comune e diapason di godimenti negli sconvolgimenti sessuali.
Un miracolo che diciamo amore, se avviene e quando avviene tra esseri umani dotati di forme corporee, ma un sistema operativo che ci azzecca con tutto questo? Non dà l'impressione che si tratti di auto masturbazione e solipsismo e chat erotiche?
Un sacco di gente propende per questa tesi – ad ascoltare i commenti in sala e nei siti dedicati al film di cui parlo - e l'idea che di queste 'invasioni' e predilezioni solipsistiche sarà pieno il futuro prossimo e quello remoto li sconvolge, fermi come sono le loro menti alle caverne della corporeità, alla preistoria dei corpi di carne e sangue e dei cervelli limitati dall'impaccio dei corpi.
Però i sistemi operativi li creiamo noi e li programmiamo agli scopi di servire i nostri bisogni e li vogliamo sempre più sofisticati e potenti e capaci di assomigliarci in tutto e capaci di 'andare oltre' - e anche questa è aspirazione umana e la ritroviamo nei grandi poemi medievali e nello sprone dannunziano de: 'Non è mai tardi per andar più oltre!' che, peccato di gioventù, interpretavamo come espressione para fascista e imperialista.
E il sistema operativo che fa innamorare il protagonista di 'Lei' va oltre, molto oltre. Si prende tutti gli spazi dell'amore che ci è necessario 'come l'aria' e come il pane e non trascura per sua natura intrinseca e finalità programmatica, di relazionarsi e connettersi con gli altri, molti altri: il nostro prossimo e i suoi mille, milioni di pensieri e attitudini creativi - e le 'connessioni', si sa, sono galeotte (come lo fu il libro di Francesca e Paolo) e foriere di espansioni mentali alle quali, poi, non puoi opporre il limite della tua gelosia e il tuo bisogno di unicità e speciale predilezione – perché quel genere di ritrosie e recriminazioni è appannaggio dei corpi scimmieschi e primitivi dei cavernicoli che siamo e resteremo ancora per lunga pezza.
La cosa più difficile del mondo, ne converrete, è il conciliare la convergenza dell'attenzione e della cura su un singolo essere e l'espansione infinita che ci agita dentro. Agostino insegna, quando abbandona alla sua sorte l'innamorata di carne e sangue e fluidi corporei e si innamora della teologia – e, prima di lei, Didone, che, dalla pira funebre, malediva l'innamorato costretto al Grande Viaggio e alla Meta Finale. In estrema sintesi, l'opposizione tra una certa idea dell'uomo presente (essere finito) e, all'estremo opposto, l'idea finale di Dio, - un Sole a cui attribuiamo il potere di irradiare la Luce di un Amore infinito ed eterno, per convenzione universalmente riconosciuta. Peccato che tutto sia così astratto, però.
E, quando la conciliazione non riesce, lo sappiamo bene, finisce in dolore, naturalmente. Dolore per l'abbandono e per l'assenza di chi dice di amarci e per l'incapacità nostra strutturale di transitare, anima e corpo, (come si dice che avverrà a Giosafatte), nel misterioso e affascinante mondo delle stelle e 'iperuranio'- che così raramente 'usciamo a riveder', a differenza del sommo poeta che ci provò e lo raccontò magistralmente nella sua Commedia. E forse non è un caso se il regista Spike Jonze spedisce, nella scena finale del film, i protagonisti sedotti e abbandonati sul tetto di un alto edificio niuiorchese – esplicita metafora di una vicinanza cosmica che ci va stretta.
Siamo uomini o dei, se siamo in grado di inventare e dispiegare i poteri potenzialmente infiniti dei sistemi operativi - novello fuoco di Prometeo - salvo lamentarci e soffrire se 'ci prendono la mano' e 'vanno oltre'? I più intelligenti tra noi, pescando nell'abisso di complessità del nostro cerebro, li hanno creati e modellati con tale cura da consentire loro perfino la conoscenza e la pratica delle emozioni ('Sognerò?' chiedeva Hal 9001 al suo carnefice in '2001 odissea nello spazio') - ma ancora non sappiamo bene se le emozioni siano il retaggio primitivo del nostro essere stati 'animali' e cavernicoli che cacciavano in branco o levitazioni sofisticatissime dell'anima, però poco praticabili sul piano pratico e sconsigliabili nel corso dei viaggi spaziali, dati i casini che provocano nel gioco delle relazioni umane.
Il bellissimo film 'Lei' di Spike Jonze parla di tutto questo e anche di più. E' un condensato del libro 'La fisica dell'Immortalità' di J. Tipler e, insieme, ci ricorda certi garbugli d'amore di W. Allen, gestiti con levità e ironia e le battute giuste che muovono il riso e inducono commozioni.
Andate a vederlo. Non ne resterete delusi. Al massimo vi capiterà di parteggiare per i cavernicoli corporei che siamo e contro l'infinito viaggiare che ci attende in un futuro che è appena cominciato.