sabato 30 aprile 2016

I sogni e il senso della vita

‘Vogliamo le nostre vite piene di senso e di sogni’, gridano i giovani ‘casseurs’ anti job act per le strade di Parigi, ma, forse, si accontenterebbero di un lavoro a tempo determinato e poter accendere un mutuo e cominciare a vivere fuori dalle mura della casa paterna/materna. I sogni, direbbe Shakespeare, sono fuochi fatui e basta l’aria e la luce del mattino a spegnerli.
E’ una cosa che ti agghiaccia dentro questa apparente impossibilità della società del terzo millennio di controllare la sua entropia – che non rimane ad un livello invariato, come prevedono certe leggi della fisica per taluni sistemi, bensì è aumentata in modo esponenziale da quando è stata introdotta nella fragile società europea la variante ‘immigrazione a grandissimi numeri’ – sottospecie della nefasta e infernale ‘globalizzazione’.
E nel calderone infernale dell’entropia che aumenta e ci affanna e ci angoscia agisce quel lievito strano e diabolico che chiamiamo ‘buonismo’ – ed è l’attitudine del genere umano a commuoversi e agire d’impulso sotto la spinta dell’emozione piuttosto che della fredda ragione. Un lievito che potrebbe essere una risorsa, se dosato e usato a spizzichi e spolveri nei giusti impasti, ma è condanna al dramma sociale e alla tragedia, se lasciamo crescere a dismisura le banlieues parigine dove ristagna il disagio sociale degli immigrati che si ‘radicalizzano sul web’ e trascuriamo gli equilibri sociali che si rompono e non si ricompongono bensì esplodono in sempre più clamorosi rifiuti.
E, ieri, si sono confrontati i due ministri degli interni austriaco e italiano e chi dei due abbia convinto l’altro dell’insensatezza delle sue posizioni non è dato sapere, ma sappiamo che siamo stati messi sotto tutela e che l’austriaco ha ottenuto di poter visionare le cifre dei nuovi arrivi – e regolare, di conseguenza, la chiusura della cerniera austriaca del Brennero.
E i buonisti nostrani si mettono le mani nei capelli, loro che credevano di poter coinvolgere l’Europa intera nel loro folle, grandioso progetto no-borders di: ‘Accogliamoli tutti, misericordia lo vuole!’ – e si ritrovano immersi nella palude stigia di frontiere chiuse e: ‘Teneteveli, che noi del Nord l’entropia sociale vogliamo controllarla e governarla, ce l’ha appena detto l’elettorato a gran voce e noi l’elettorato lo rispettiamo.’
Aggiornamenti a breve sempre su questo schermo.

Quatrième journée de mobilisation contre le projet de réforme El Khomri. Hollande dit que «ça va mieux», le chômage baisse. Les manifestants ne croient pas aux chiffres,…
LIBERATION.FR

giovedì 28 aprile 2016

S.p.q.r. (Sono penosi questi renziani)

S.p.q.r (Sono penosi questi renziani)
Volano parole grosse sulla questione 'Brennero' e sulle reti di contenimento alla frontiera e i controlli di polizia anti intrusione e immigrazione clandestina.
Il nostro ministro dell'Interno, l'ineffabile Angelino, si lascia prendere la mano dal ruolo e dice che incontrerà il suo omologo austriaco e lo convincerà dell'insensatezza delle posizioni sue e del governo austriaco. Avete letto bene: 'Gli faremo capire l'insensatezza delle loro posizioni.'
Una frase uscita dalla chiostra dei denti prima del contatto mattutino della lingua con il cervello e roba da 'ritiro dell'ambasciatore'.
Provate voi, nel corso di un confronto professionale, a dare dell'insensato a un vostro qualsiasi interlocutore, - che so, al professore di matematica se siete quella di italiano e storia, o al caporeparto dell'azienda in cui lavorate – e ditemi poi che reazione ne è seguita.
E, quanto a 'insensatezza' e rottura delle regole europee concordate, il pulpito italiano e renzian-alfaniano è davvero l'ultimo dal quale lanciare una credibile e convincente accusa ai nostri vicini di frontiera – dati i decenni di nessuna politica immigratoria degna di questo nome da parte italiana e gli immigrati che raccoglievamo pietosamente a mare lasciati filtrare a decine di migliaia oltre Ventimiglia (a dar vita alla 'giungla' di Calais) e di là di ogni frontiera-Schengen senza effettuare i doverosi riconoscimenti che l'Europa ci chiedeva ogni secondo giorno - e il nostro governo faceva orecchie da mercante e se ne stra fregava degli obblighi di allestire gli 'hotspot' e di rimpatriare immediatamente i 'non aventi diritto'.
Una non-politica di marca renziana che ha partorito, colla sua dissennatezza protratta negli anni, le frontiere chiuse, una dopo l'altra, - e perfino la Merkel ci ha mandato a dire che, se non riusciremo a contenere e a gestire al meglio le centinaia di migliaia di arrivi previsti sulle nostre coste nel corso dell'estate, la frontiera del Brennero si chiuderà come una cerniera e i campi-profughi saranno tutti nostri. Grecia-Italia, una faccia una razza.
Ed è davvero penoso vedere e ascoltare gli alfieri di una accoglienza senza limiti e freni e argini, - la Boldrini, Renzi e tutta la coorte del pd riunita nei palazzi istituzionali della non politica – che si strappano le vesti per l'inevitabile reazione di rigetto di un elettorato europeo cieco e sordo alle pie argomentazioni di una testimonianza di fede compassionevole spacciata per ragionevole politica di accoglienza.
I numeri dei migranti in crescita esponenziale e i costi economici relativi che ci affannano e producono i dolorosi tagli al nostro welfare davvero non hanno molto che fare con l'insano proposito renzian-boldriniano di riempire la buchetta dell'Europa, tuttora in crisi economica globale, col mare magno dei pur umanissimi bisogni di mezza Africa e di mezzo Medio-Oriente che premono clamorosamente alle nostre porte.
Urge un 'piano di fattibilità' e una 'valutazione di impatto sociale' che tenga anche conto di quanto è avvenuto a Parigi il 13 novembre e nel Belgio del quartiere musulmano di Moellenbeck, dove trovavano covi e coperture i terroristi assassini.
La polizia austriaca: controlli in strada e sui treni già in territorio altoatesino. La recinzione sarà alta 4 metri e lunga 370. La vecchia dogana tornerà in funzione
LASTAMPA.IT

mercoledì 27 aprile 2016

Eterni ritorni

Il film parte da una resurrezione – improbabile, come tutte le resurrezioni, a partire dalla Prima, non documentata, ma che, miracolosamente, tuttora sorregge l’elefantiaco e assai discusso apparato della Curia e della Chiesa romana e apostolica.
Avvolto dai fumi infernali, in prima scena, torna Lui, caro lei, il genio del Male Assoluto, l’Ordinatore crudele di tutte le ‘contraddizioni in seno ai popoli’, a partire da quello ebraico, – chissà come e perché indicato come agnello sacrificale da offrirsi alle divinità del Valalla della razza ariana lanciata alla conquista del pianeta Terra e oltre.
Una tesi ardita, quella della sceneggiatura, e un film a tesi che però tiene la narrazione cinematografica e satirica fino alla fine, pur sbattendo, come le biglie impazzite di un bigliardo sotto l’effetto di una magnitudo 8 sussultoria, contro il legno dei lati e degli angoli e dà allo spettatore l’effetto straniante che si ha coi film di Michel Moore: un po demenziali e spruzzati dall’abbondante prezzemolo della denuncia sociale catastrofista che non va da nessuna parte, ma, almeno, non va a sbattere cinematograficamente annoiando l’incostante spettatore.
Perciò vi raccomando di andarlo a vedere, un tale film di denuncia sociale esilarante e satirico, sia che apparteniate al coro dei laudatores di Lui, che invocate l’Eterno Ritorno e vi lamentate dell’inferno presente in cui viviamo immersi e della tragedia della coabitazione forzata tra popoli diversi e l’un verso l’altro armati e ‘radicalizzati sul web’, sia che siate buoni, buonissimi e perfino buonisti e abbiate in mente le ‘magnifiche sorti e progressive’ e un paradiso in terra privo di rabbiose frontiere chiuse – e i popoli diversi affluenti a milioni affratellati in un sempiterno abbraccio di felicissima coabitazione europea e i serali brindisi collo sprizz in mano perfino coi musulmani di Moellenbeck – loro solo acqua minerale, naturalmente; tenete sempre a mente il ‘politicamente corretto’ e guai a sgarrare, ne va della vita.
Scherzi a parte, il film è bello, costantemente tenuto in vita dalla tensione satirica che: ‘E’ Lui o non è Lui?’ con tutte le gags che ne conseguono e sono ben rappresentate e descritte, ma con quel peccato originale della tesi resurrezionista che fa capolino, vedo non vedo.
E il regista e lo sceneggiatore la fanno riapparire impavidi nel finale tetragono e cupo e che dissolve il divertimento della satira fin lì brillantemente elaborata in un fuoco ridicolo da ‘Notte dei lunghi coltelli’ e/o ‘rogo dei libri’ o le stelle di Davide stampate sulle vetrine dei negozi ebraici e cucite sui vestiti, attualizzate nelle immagini delle odierne manifestazioni, episodiche e folcloristiche e di ‘quattro gatti’, dei ‘neonazi’ tedeschi, ma inclusi i cittadini scontenti della politica immigratoria della Merkel riuniti nei comitati dei ‘Pegida’ – che niente hanno a che fare coi neonazi, ma ‘tutto fa brodo’ per i sostenitori dei ‘no borders’ e la varia e vasta congrega dei buonisti europei tanto, tanto accoglienti e con la fede nella mescolanza universale quale panacea post moderna di tutti i mali del mondo.
Un film a tesi che avrebbe urgente bisogno dell’antitesi di un bagno nella realtà, – ben più complessa e, certo, non riducibile alle improbabili resurrezioni naziste: tesi sposata spavaldamente dagli sceneggiatori e dal regista – e magari di una credibile sintesi che ci aiuti a predire cosa veramente avverrà nel crogiolo caotico di contraddizioni e opposizioni della inquieta società europea di inizio millennio, lasciando perdere le inutili e stupide provocazioni che non portano da nessuna parte.

Lui è tornato recensione adattamento best seller che ipotizza ritorno Adolf Hitler Berlino contemporanea Oliver Masucci David Wnendt
COMINGSOON.IT

lunedì 25 aprile 2016

Di infiammazioni e distinzioni

Appartengo alla generazione degli Infiammati – che viene da ‘fiamma’ e quindi passione e fuoco di partecipazione e fazione politica e i nefasti furori conseguenti. Peccati di gioventù che l’età senile tempera e riscatta con le riflessioni pacate e con più larga inseminazione di ‘ragione’ che fronteggia il ‘sentimento’ ormai lontano negli anni.
Gridavamo nei cortei, ‘Il 25 Aprile è nata una p……. e l’hanno nominata Democrazia Cristiana’ e avevamo torto, oggi lo so, perché tutto il malaffare e il mal agire pubblico e lo s-governo e gli scandali e le ruberie che hanno distrutto quel pachiderma politico (e, oggi, il suo erede Forza Italia: grandioso esempio della ‘Storia che si ripete in farsa’) non giustificavano un’invettiva così rabbiosa e il malanimo e il furore che hanno portato, poi, agli ‘anni di piombo’ e al terrorismo delle Brigate rosse.
La Democrazia Cristiana fu anche un grande partito di popolo. Popolo moderato, è vero, – e sappiamo dalle attente letture della cronaca che si mutava in Storia quanto male abbia fatto all’Italia il ‘moderatismo’ usato come scudo politico e clava contro l’altro polo della storia d’Italia: il polo social-comunista – lungamente escluso dal potere e per questo logorato, come lo coglionava l’Andreotti-belzebù, buonanima, e affermava: ‘Il potere logora chi non ce l’ha.’
E quella pacatezza della ragione che l’età coltiva mi portava a notare, – ascoltando l’intervento di un vecchio ‘partigiano’ non pentito a ‘Primapagina’ che paragonava i fatti della Resistenza alle ‘nuove resistenze’ di oggi, id est schierarsi con gli infiammati ‘no borders’ nostrani e lanciare anatemi e frasi ingiuriose contro gli austriaci ‘fascisti’, a sentir lui, che chiudono il Brennero all’ondata di tsunami immigratoria che, per decenni, noi italiani non abbiamo saputo/voluto governare e l’abbiamo lasciata tracimare a nord delle Alpi – quella pacatezza della ragione, dicevo, mi fa notare lo ‘s-ragionamento’ e l’invettiva cretina del radio-ascoltatore che lo stesso Sansonetti, il conduttore della trasmissione, stigmatizzava e rimandava al mittente.
Perché ‘misiar ‘e verze’ della Storia è sempre un’operazione idiota e di neuroni rattrappiti nei loro angoli e nicchie encefaliche mai scopate e lavate; e dire ‘fascisti’ agli austriaci e a tutti gli altri popoli che hanno chiuso le frontiere – per le ovvie ragioni degli altissimi numeri di migranti che si muta in ‘onda di tsunami’ capace di travolgere le economie e i faticosi equilibri sociali, (come si è mostrato nelle famigerate ‘banlieues’ parigine dei ‘foreign fighters’ radicalizzati sul web’ e nel famigerato quartiere islamico di Moellenbeck che offriva covi protetti e complicità ai terroristi assassini) – è stupidaggine antica che non sa coniugare le evidenze dei fatti e le necessarie distinzioni e antepone le ruggini del sentimento antico di fazione politica alle clarità della ragione, che pure ha ispirato le sinistra giacobina delle origini – la Dea Ragione che studiavamo sui banchi di scuola.
Che il 25 aprile vi sia giorno ragionevole e sereno, oh popolo di infiammati buonisti e partigiani immaginari tuttora adusi alle vetuste e inutili invettive.
foto di Enaz Ocnarf.

venerdì 22 aprile 2016

A signal of hope (s.p.q.r.)




E come dice la voce fuori campo della pubblicità della 'serenoa repens', alias 'Prostamol': 'Non hanno più scuse': quei 117 capi di stato e di s-governo che hanno firmato il protocollo O.n.u. sulla salvezza del pianeta e del suo clima. Emblematico è che a dirlo, in solenne cerimonia, sia il protagonista amatissimo di quella scena con commovente e aerea colonna sonora girata con una Kate Winslet splendida polena a prua del transatlantico Titanic, - simbolo catastrofico di questa nostra umanità di infami (che non lasceranno fama) che ballano insensatamente nel salone mentre la nave già affonda.
E sarà da vedere se davvero quei 117 assumeranno tutti e con regolarità il miracoloso farmaco e ci salveranno, noi 7 miliardi e passa di essere umani in crescita irrefrenabile - e le risorse del pianeta ormai consumate da mo' a scapito delle future generazioni.
E' lecito dubitarne – e le verifiche si faranno già solo dopo un anno: incrociando i dati statistici sulle emissioni di gas-serra e sull'aumento relativo delle temperature globali con relativo 'scioglimento dei ghiacci del polo', vulgo: guardatevi i prossimi documentari della Bbc su rai5 e perderete/emo 'la speranza dell'altezza', come capitava al Sommo Poeta incontrando una lonza, un leone e una lupa che gli impedivano il cammino di salvezza.
Chi vivrà vedrà e i ghiacci disciolti sono suoi e chissà se l'orso bianco sarà presto classificato tra le moltissime 'specie estinte' della meravigliosa ricchezza biologica del pianeta prima dell'avvento della razza umana allo s-governo del pianeta Terra.
'A signal of hope', come ha detto l'Imbonitore nostro nazionale col suo inglese un filo comico. Molto tenue, come segnale, e, certo, di improbabile realizzazione.

martedì 19 aprile 2016

Scimmioni tristi e meravigliosi domani

E se la primavera è, da sempre, motivo di gioia per la rinascita del verde e il tripudio di fiori nei giardini e le selve, Joseph Klibansky (chi era costui? Mille nuovi artisti crescono, mille arti fioriscono.) si incarica di dirci, nella sua mostra primaverile a palazzo Cavalli-Franchetti (24 marzo -01 maggio), che il futuro è ‘beautiful’, nientemeno! quale allegria o quale sonora presa per i fondelli, giudicate voi.
Che già lo scimmione dall’espressione seccata che figura sul manifesto e ha in bocca una carnascialesca trompette d’oro, e gli hanno piazzato in testa il cono delle esibizioni dei clowns nei circhi, dovrebbe farci propendere per la seconda – e se andate a rivederlo nella sala centrale dell’esposizione, circondato da funebri palloncini color antracite, vi gela il sangue con quella scritta antistante che dice: ‘Benvenuti nel mondo della realtà. Non c’è ascolto. Niente da applaudire, da ammirare. Nessuno che ti si fila, capito?’ Firmato: D. H. Wallace (chi era costui?).
Ma all’ingresso è una festa di riproduzioni di vita nelle principali città del mondo ricche di colori e uccellini e farfalle svolazzanti, che sembra che ‘tutto va ben, madama la marchesa’, basta trascurare i pensieri dei morti ammazzati di Parigi e Bruxelles e gli affanni del lavoro che non c’è, – ed è vero che il caotico mondo delle metropoli, fin dall’Ottocento della joie de vivre, mostra aspetti gioiosi e miseriosi, (passatemi il neologismo, che già la Crusca ha assolto il ‘petaloso’) e mostra vita e morte coniugate in un inestricabile groviglio di esistenze diversissime tra loro: dal miliardario felix all’ultimo figlio delle ‘banlieues’ parigine che si ‘radicalizza sul web’, tu vedi se era il caso di tirarseli in casa a milioni, maledizione.
E nella penultima sala, J. Klibansky ci mostra l’origine e la fine nostri sospesi in una nicchia e opposti tra loro, feti d’oro e teschi di uguale colore sospesi nel vuoto della sala e ammirati da quegli stessi che vi si riconoscono perplessi per quel monito di brevità e ‘cenere alla cenere’.
Ma il guizzo finale di due tartarughe che si accoppiano nella penombra di un ambiente tropicale, animali longevi assai, torna a mostrare il ghigno beffardo dell’artista e il suo dirci che il domani è ‘beautiful’. Si vabbè, l’abbiamo capito che la realtà dei giorni è quella che abbiamo sotto gli occhi e ci attrista per la somma di orrori contrapposta alle poche (ma vivide!) gioie.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
foto di Enaz Ocnarf.
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lunedì 18 aprile 2016

Forse sarà la musica del mare

Sarà perché, da troppo tempo, sto in mezzo a un guado, e di là del fiume (tra gli alberi) non so che mi aspetta e di qua non c’è più niente di nuovo e urge seppellire il passato perché siamo incalzati dall’arrogante ‘nuovo che avanza’ – e le frequenti notizie di chi se ne va della mia generazione mi inquietano non poco e mi fanno credere che non ci sarà nessuna eccezione alla regola e le Parche faranno il loro sporco lavoro anche col mio filo, maledizione!
E sarà per la notizia che ‘la terra trema’ di qua e di là del Pacifico, dal Giappone all’Ecuador, e una irrequieta zolla tettonica sotto all’oceano ci sta preparando chissà che catastrofe epocale alla quale non sapremo opporre nulla di più di un universale compianto per i morti e le distruzioni – e la dolorosa coscienza che la nostra specie, pur forte di prodigiose tecnologie e di miliardi di individui, immenso formicaio dai movimenti caotici e spesso catastrofici, è fragile e mortale, come sotto i lapilli di Pompei, come sotto le bombe che distrussero Dresda, la meravigliosa città che pagava il fio della sua follia nazionalistica e le ebbrezze e i deliri del suo Fuhrer.
O sarà per questa quieta primavera che ri-fiorisce come un prodigio di cui ci si dimentica nel corso dell’inverno e ognora stupisce e la ri-miriamo nel suo esaltarsi di foglie nuove vigorose e chiare e teneri virgulti e boccioli pieni di quell’energia vegetale di cui siamo parte creatrice (e distruttrice insieme).
Per tutto ciò, dei mattutini pensieri che prendono forma dai sogni come la statua dalla molle creta che l’artista modella sapiente, e per la coscienza che il mare è così straordinariamente profondo e pieno di meravigliosi pesci che poco osserviamo (e rispettiamo) nel loro ciclo vitale decido di vestirmi e dare forma nuova e diversa alla mia domenica di primavera e di andare a votare ‘si’ contro l’uso scriteriato che si fa delle risorse e dei fragilissimi equilibri del pianeta che ci ospita.
E chi non vota con me (con noi) peste li colga.

N.M.Guzzi – Siamo noi Siamo in tanti Ci nascondiamo di notte Per paura degli automobilisti Dei linotipisti Siamo i gatti neri Siamo i pessimisti Siamo i catt…
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foto di Enaz Ocnarf.

domenica 17 aprile 2016

Si salvi chi può e chi vuole

Chiusa la 'via balcanica' dall'accordo con la Turchia, si riapre la via del mare, come ampiamente previsto da tutti gli osservatori, e la bocca d'inferno della Libia 'balcanizzata' e di nessun governo alle viste e fitta di maledetti 'mercanti di morte' e di terrore è pronta a lanciare i suoi centomila e più tizzoni d'inferno sul Mare nostrum dell'estate, sicuri dell'efficacia del grimaldello buonista e contando sulla 'legge del mare' – coniata molti decenni fa per i naufragi episodici e oggi divenuta la nostra maledizione epocale e il nostro affanno di prossimi campi-profughi simili a quelli delle isole greche.
E tutto il lavoro che non abbiamo fatto, - che da decenni l'Europa continentale ci rimprovera: di non scremare i migranti affluenti e riconoscerli e schedarli e rimpatriare i non aventi diritto con decisione immediata che sia segnale di ritrovato senso della legalità repubblicana e volontà di rispetto delle leggi nazionali ed europee che regolano le accoglienze – ci viene ancora una volta rinfacciato, con ottime e precise ragioni, da quei cattivoni degli austriaci che alzano barriere ai confini (lunghe cose al Brennero, era la litania dell'estate di molti decenni fa) che non si fidano delle nostre nulle politiche immigratorie e del nostro aver disseminato l'Europa del nord di clandestini che sciamavano impuniti, grazie ai micidiali accordi di Schengen, verso la Germania e Calais, il luogo delle ruspe e dell'assalto ai camions e ai treni verso l'Inghilterra.
E quel tempo di lassismo e nessuna politica immigratoria dello s-governo di Renzi e Alfano oggi è finito e i tragici episodi della 'via balcanica' e l'ottusa pretesa di violare in massa le frontiere da parte di milioni di migranti economici ci consegnano all'obbligo stringente di assumerne finalmente una, di politica, e non può che essere il respingimento rapido e severo, previo accordo con i paesi di provenienza. E il solo aiuto che possiamo e dobbiamo pretendere dall'Europa è che 'mostri la faccia feroce' con quei paesi che si mostreranno riottosi e refrattari ai rimpatri.
Ed è giunta l'ora di imporre un 'ordine europeo' sopratutto in Italia, notorio paese del 'lasciar correre' e 'volemose bene', con in testa l'idea del rispetto della legalità repubblicana ed europea che deve valere per tutti: residenti ed ospiti immigrati.
Pena il nostro restare isolati, - una penisola in quarantena soggetta ai peggiori venti del mare e dell'epoca trista e catastrofica che viviamo -, a gestire da soli i mille campi-profughi che si apriranno uno dopo l'altro e saranno causa di fortissimi conflitti sociali. Chi vivrà vedrà.

sabato 16 aprile 2016

A volte ritornano




...che poi, sempre per stare sul 'gioco della Storia', chissà che diverso condottiero sarebbe quel Magno Alessandro se, invece delle spade e delle sarisse, fosse vissuto al tempo delle spingarde e degli archibugi – e tutto quel fragore di peana e scudi levati e sbudellamenti e decapitazioni e infilzamenti coi persiani poco Immortali e con i popoli delle montagne lasciasse il posto ai moschetti e alle mitraglie e alle trincee o, peggio alle bombe atomiche sganciate dai bombardieri di alta quota che, neanche a distanza di settant'anni, gli americani hanno voluto 'chiedere scusa' ai giapponesi del misfatto, - e tuttora lo considerano un atto di guerra e un immane sacrificio di civili necessario alla chiusura della guerra .
Magari si sarebbe convertito al buddismo e si sarebbe fatto monaco in un qualche monastero delle montagne dell'Hindustan, lasciando orfani i suoi molti 'fans' di quelle epiche battaglie coi soldati moribondi sugli scudi e i moncherini o le braccia mozzate in bella vista e gli intestini di fuori che fa tanto 'splatter' ed epopea cinematografica ollivudiana e Storia dell'umanità ognora fitta di morti ammazzati che ancora non ne abbiamo abbastanza - e alle cronache dei futuri viaggi spaziali preferiamo invece quelle dei foreign fighters che si fanno esplodere nei teatri e negli aeroporti, drole de guerre che il Magno Alessandro avrebbe ripudiato per certo, offrendosi di combattere l'Isis e ri-fondare il suo impero multietnico colà col pieno consenso delle potenze occidentali refrattarie a mettere 'gli scarponi sul terreno' e il plauso dell'alleato Putin che gli avrebbe consigliato Assad quale comandante in seconda al posto di Efestione.
A volte ritornano e ci risvegliamo in un bagno di sudore.

Ieri accadeva ed oggi esplode - Un paese in quarantena

Venite parvulos  -   (Esattamente un anno fa)
…che poi basterebbe mettere le notizie nel loro ordine logico e conseguente e allineare le notizie degli sbarchi a migliaia con quelle dei prefetti che litigano coi sindaci perché non sappiamo più dove stiparlo, questo milione di nuovi arrivi stimato e pronunciato ormai senza più pudori dagli stessi comandanti delle navi che vanno a raccoglierli a poche miglia nautiche dalle coste libiche.
E quei pietosi marinai muniti di mascherine sanitarie si beccano pure le pallottole degli scafisti che esigono la restituzione del barcone perché gli serve per i prossimi cinquecento, di quel vergognoso traffico di corpi e anime in pena che sono i nuovi barbari che ci affannano.
Ed è un intero continente e la cintura mediterranea e mediorientale in fiamme per guerra e fame che ci assedia, ma non possiamo dare adeguata accoglienza a questo popolo migrante se non trasformandoci nel più avanzato campo profughi europeo – e, in quel caso, addio alla qualità del nostro welfare e ordinato modo di vivere e sarà una continua rincorsa governativa a cosa tagliare ulteriormente e dove e in quale ‘capitolo di spesa’ per trovare i soldi in bilancio che servono alla pietosa e affannosa ‘accoglienza’.
E l’Europa più di dirci di attenerci agli accordi di Triton – la missione navale comune – e di ritirare la nostra Marina e Guardia Costiera che dovrebbero lasciar fare a loro, di più non possono fare; e la troppa pietà italica è per davvero un oggettivo incentivo ad ammassarne altri milioni, nei prossimi mesi e anni, sulle coste africane in attesa della prossima navetta e della prossima pesca miracolosa che trasformerà il nostro paese nel più avanzato, ma non adeguatamente attrezzato, campo profughi europeo.
E, sempre per la gerarchia e l’ordine logico delle notizie, non sarebbe male rispolverare i fatti di Tor Sapienza e le tensioni e gli scontri che ci sono stati e prevedibilmente torneranno a scoppiare, lì o altrove. Perché, nel paese europeo che registra il più affollato tasso di persone conviventi per chilometro quadrato, davvero il continuare a stiparne, senza regole e progetto, non è una buona idea – e lavoro da offrire non ne abbiamo e l’integrazione è una pia illusione e vano proposito di quei generosi utopisti della sinistra ‘buonista’: capaci di negare l’evidenza dei fatti drammatici che ci aspettano pur di tenere alta la palma della loro ineffabile bontà.
Venite parvulus, ci racconta e ci suade Veltroni nel suo bel film. Si, ma quanti ancora? E tutti da noi – che si sta stretti stretti davvero, e la ricchezza di popolo che avevamo e il lavoro e lo sviluppo economico prossimo venturo ce lo sogniamo anche di notte?
I mille campi profughi che ci aspettano, grazie alle folli politiche migratorie del Pd di Renzi e Alfano. http://www.tvsvizzera.it/…/Frontiere-lesercito-svizzero…
L’Esercito si prepara a sostenere le autorità civili e le guardie di confine in caso di un massiccio afflusso estivo di…
DI TVSVIZZERA.IT

giovedì 14 aprile 2016

Di antiche conquiste e ironie della Storia

Ascoltavo con attenzione, ieri sera, la ricostruzione degli eventi lontani di un condottiero grandissimo e 'Magno' che ha costruito un impero indo-mediterraneo con sbalorditive battaglie e morì nel corso dell'impresa di anni trentatre carico di gloria.
Una apologia della violenza bruta e dell'energia giovanile di quel condottiero e dei suoi valorosi e disciplinatissimi soldati che, se riportata alle sensibilità di oggi, avrebbe scatenato le ire dei pacifisti di ogni genere e grado all over the world e fatto decretare una crociata di tutti i paesi membri dell'Onu contro questo giovanissimo 'califfo' macedone e i suoi insani appetiti di eroe onnipotente.
La Storia ha le sue congruenze ed è a tutti chiaro che quel condottiero violentissimo ed energico quanto altri mai lo furono dopo di lui non poteva agire in quel modo se non in quel periodo storico e con l'aiuto generoso della dea Fortuna e degli altri dei di cui egli si diceva figlio ed Eroe designato.
Resta l'amarezza per tutti quei morti, da una parte e dall'altra degli schieramenti opposti in battaglia, e le domande astratte e insensate se Persepoli poteva essere risparmiata dal fuoco e se, - una volta accettato il gioco della ricostruzione fantasiosa della Storia – non avessero ragione i suoi comandanti e lo stesso Efestione nel consigliare ripetutamente Alessandro di moderare la sua insania di continue battaglie e voler andar sempre più oltre e cominciare ad amministrare, invece, con saggezza l'impero conquistato.
La Storia non è fatta di 'se' e di 'ma', verissimo, purtuttavia questo ostinato dire 'Magno' e pervicace osanna dell'Eroe glorioso in tempi di dominante ripudio di ogni guerra e violenza terroristica stupisce - e ci fa credere che il virus dell'odio e la sua traduzione in guerre di conquista e/o crudelissime sopraffazioni etniche e tribali e 'religiose' sia lontano dall'essere debellato e che qualche Faust redivivo, in qualche suo segreto laboratorio alchemico, lo coltivi ancora nelle maledette provette e ne faccia impunito commercio mediatico.
Mi sbaglierò, vorrei sbagliarmi. La domenica, si sa, è giornata di strane riflessioni sulla vita e la morte e certi miei affannosi sogni di stanotte hanno lasciato il segno, mannaggia.

mercoledì 6 aprile 2016

Tempa rossa la trionferà

‘La giornata peggiore per il premier-’, scrivono alcuni giornali a proposito della porcata ‘Tempa rossa’ – e le lobbies dei petrolieri accosto alle ‘ministre’ dello s-governo di Renzi, e gli uomini dell’Eni che si provano ad ammorbidire i consulenti della procura di Potenza. Leggere attentamente i giornali di ogni parte politica, ma più gli indipendenti per credere.
Che poi, dirlo ‘premier’, uno così, – che l’aria e le movenze di un ‘parvenu’ di provincia non è mai riuscito a scuotersela di dosso e avrebbe urgente bisogno di un personal trainer che gli aggiusti la postura e gli sciolga le spalle e i gesti – dirlo premier è davvero ‘parola grossa’ e inappropriata.
E solo il cronico marasma della politica italiana, due anni fa, gli ha consentito di mettere l’assedio con le sue truppe di giannizzeri a palazzo Chigi e defenestrare quella bella e pulita figura di leader che è Letta e dirgli perfidamente: ‘Stai sereno’ prima di affondare il pugnale.
Scena equivalente a quella di Bruto nei confronti di Cesare: ‘Tu quoque….’.
E ieri, l’imbonitore della mala politica italica si è beccato pubblica rampogna e l’accusa di ‘non saper essere un vero leader’ perfino da parte di quella sinistra interna che conta meno del due di coppe nel quadro politico generale e serve solo a dare copertura di ‘dibattito interno’ che più asfittico e avvilente non si può, sipario.
E sono bene in evidenza invece, i trucchi e i ‘sette veli’ delle magiche menzogne con cui Renzi ammanta le sue politiche furbette di Robin Hood alla rovescia che: ‘tolgo ai poveri per dare ai ricchi’. Controllatevi, per credere, le bollette dell’Enel dove constaterete che la fascia ‘di maggior tutela’ è stata tolta a favore delle lobbies della cosiddetta ‘libera concorrenza’ e viene premiato il maggior consumo e castigato il risparmio energetico delle famiglie e di coloro che si attrezzano con le ‘rinnovabili’ – e molti costi della Sanità pubblica sono vergognosamente a carico degli assistiti, alla facciaccia vostra di elettori disattenti e pigri, e la ministra competente sempre ripete la canzonatoria litania de: ‘Sono solo risparmi e rimodulazioni dei costi.’
Ma ancora nessuno ci ha raccontato perché sono morte tutte quelle persone nel 2015 che solo nel 1943 si trova tristissimo confronto statistico – e il sospetto che c’entri l’attuale malagestione sanitaria è legittimo e tre indizi fanno una prova che questo s-governo di infami (che non lasciano fama) non fa gli interessi della maggioranza dei cittadini e che la prima finestra elettorale che si aprirà, siano le amministrative o il referendum costituzionale dell’autunno non sarebbe male una bella spinta – come fecero a Praga nel 1419 quei tali Hussiti, stanchi della corruzione e del malgoverno, che diedero corpo storico al verbo ‘defenestrare’. Mala tempora currunt, urge intervenire, cittadini.

Foto di fedechiara

martedì 5 aprile 2016

Ieri accadeva - Moti del cuore

Potenza delle parole e del genio che le disciplina e le fa insorgere dai petti umani e gonfia le gole!
Ho appena assistito a una versione cinematografica de 'Lo zio Vania' di A. Cechov per la regia di Louis Malle e un cast di attori straordinari e bravi ognuno e tutti - e ispirati e perfetti nei ruoli e di tale capacità espressiva da commuovere e dare i brividi.
Ed era un trattato sull'Amore che scuote le anime e non le sazia e sull'insignificanza delle azioni umane, anche le più nobili, e dei destini e delle aspirazioni e sul senso delle cose che ci sfugge eppure viviamo e proviamo ad amare e ad essere felici, per quanto ci è possibile e intuiamo – nel senso dantesco dell'intuarsi ('s'io m'intuassi come tu ti inmii').
E' questo che vogliono quei personaggi disgraziati e infelici della commedia di Cechov: 'intuarsi'. Entrare nell'altro che si ama e non ci ama - e tutta la nostra vita ci appare vuota e desolata; e pare naturale che la trama della commedia svolga il dissidio di chi si è sacrificato per un genio da nulla e che ti si insedia in casa o di chi si annichila perché il dottore di cui è innamorata si accorga che tu esisti e potresti sfavillare di amorose dedizioni e invece è un avvizzire nell'infelicità che il destino ci riserva.
E il finale è un inno alla consolazione – pura poesia perché, come scriveva Laing, il poeta-psichiatra (anti psichiatra, si diceva all'epoca) 'La poesia o è consolazione o non è.'
E ci sarà un paradiso per chi ha molto sofferto e un'altra vita 'dolce come una carezza' e il cielo sfavillerà di stelle e l'infinito sarà alla nostra portata e sapremo cosa si prova quando l'Amore ci trascina nei suoi vortici e ci ammalia e ci fa giocare con le stelle.
'Forse s'avessi io l'ale / da volar su le nubi / e noverar le stelle ad una ad una / e come il tuono errar di giogo in giogo / più felice sarei, dolce mia greggia, / più felice sarei, candida luna.'
Ecco. E' questo che sanno scrivere i poeti ed è per questo loro saper sognare che ci incantano, ad onta del malefico Vero che ci schiaccia e imprigiona.
End of the play. Vanya on 42nd St.
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